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Evangelii Gaudium. Intervista a don Marco Campedelli

A margine della serata di giovedì 17 novembre, seconda tappa diocesana di approfondimento della "Evangelii Gaudium", abbiamo posto a don Marco Campedelli tre domande.

Evangelii Gaudium. Intervista a don Marco Campedelli

A margine della serata di giovedì 17 novembre, seconda tappa diocesana di approfondimento della "Evangelii Gaudium", abbiamo posto a don Marco Campedelli tre domande.

Che cosa aggiunge la poesia al ministero di un prete? Per il teologo Karl Rahner ogni prete dovrebbe essere poeta, nel senso che la poetica è una visione del mondo. Il poeta rintraccia le “orme degli dei fuggiti” e si accorge di una farfalla che muore… Per Alda Merini, anche Gesù era un poeta perché sapeva cogliere da un particolare il tutto del mondo. Per il poeta infatti il frammento diventa l’alfabeto per leggere il mondo intero. Turoldo diceva che per sapere in quale tempo vivi devi andare a interrogare i poeti, perché sono loro che hanno le antenne sul mondo e sono attenti ai sentimenti, ai cambiamenti, ai processi della vita... La poesia allora è una dimensione della vita e del mondo. Ancora per citare Turoldo, “la poesia è creare il mondo dopo la parola devastatrice del mercadante”. La poesia vera fa rima con profezia ed è prendersi cura del mondo… La vera poesia è una parola e un’azione trasformatrice del mondo.

E papa Francesco è un poeta? Il papa è piuttosto un grande narratore. Però ha una sua forza poetica, non solo nel suo modo di comunicare, che è impressionante! Il suo corpo è un corpo narrante. Attraverso le sue parole e i suoi gesti, egli ha fatto riscoprire la poesia del vangelo ed ha messo un po’ in crisi la parte più istituzionale della chiesa, quella più legata al linguaggio della misura, della diplomazia, della prudenza… Francesco ha un linguaggio profetico-poetico che è straordinario ed ha uno sguardo allo stesso tempo molto gioioso e molto esigente per la sua chiesa.

Cosa manca alla chiesa di oggi rispetto alla chiesa della EG? Forse abbiamo paura della gioia e di lasciarci andare a questo vento dello Spirito. Forse questa resistenza è frutto di una tradizione e di una cultura che ci hanno formati “a stare attenti”. Però, alla fine, chi dà credito a questa speranza si trova ricompensato del centuplo nelle relazioni… I grandi visionari – come Francesco – hanno la capacità di guardare al futuro e quindi noi dovremmo aprire gli occhi e vedere. Vedere anche da dove guardare la realtà: cioè a partire dal vangelo e dagli ultimi. Quello che viviamo è un grande momento di speranza. In un tempo in cui si costruiscono muri, Francesco fa davvero il pontefice perché crea ponti con le persone, le chiese, le religioni… Impressiona il fatto che le principali resistenze siano all’interno.

Qui sotto, il video della serata del 17 novembre all'Auditorium Toniolo di Conegliano.

Video a cura de La Tenda Tv.

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