LA PESCA DELLA CONCORDIA
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
La pubblicità di una nota catena di supermercati, che ha come protagonista una bambina figlia di una coppia di genitori separati, è stata al centro di una vivace quanto inopinata polemica, che ha colto di sorpresa anche gli stessi autori. Come oramai è noto, nello spot si vede una mamma con la figlia al supermercato e la bambina cerca una pesca da portare via con sé. In un secondo momento, la bambina è a casa con la madre quando suona il citofono: è il papà che è venuto a prendere la figlia. Saliti in auto, la bambina regala la pesca al papà, dicendo – anche se non è vero – che è un regalo della madre. Il papà sorride, guarda verso la finestra della casa della madre e risponde alla figlia dicendole che chiamerà la mamma per ringraziarla.
Non è nostra intenzione dare conto di tutte le osservazioni – alcune critiche e anche molto critiche, altre invece a favore – che sono state sollevate nei confronti dello spot pubblicitario. Ci limitiamo a richiamare un aspetto che ha trovato, a nostro avviso, inaspettate convergenze, vale a dire l’aver messo al centro “il punto di vista dei figli” nel caso della separazione di una coppia. “Questo spot – ha commentato, dalle pagine di Avvenire, Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari – ha il merito di portare un fatto nuovo nel panorama dei media: il punto di vista dei figli che, talvolta, nelle separazioni si fanno carico (non dovuto) del dolore dei genitori; ha anche il merito di raccontare una famiglia dove i legami sono intensi e il desiderio di bene è potente malgrado le complessità”.
Anche Massimo Recalcati, che certo non può essere considerato un pensatore “conservatore”, dalle colonne de La Stampa si è espresso in termini sostanzialmente positivi. Nel racconto dello spot, “la bambina rivela di amare profondamente i propri genitori nonostante la separazione”; per questa ragione “non sceglie un frutto della discordia, come la mela, ma un frutto simbolo (...) di immortalità come la pesca”: simbolo di “un legame che non può essere spezzato, un riferimento solido, una base sicura”. “Personalmente – afferma ancora il noto psichiatra – non vedo alcuna celebrazione della famiglia tradizionale antidivorzista; vedo piuttosto lo sguardo di una bambina che vuole assicurarsi che tra i suoi genitori sussista ancora un legame e vedo due genitori in grado di sopportare il lutto del loro fallimento di coppia senza coinvolgere come un ostaggio la propria figlia”. Proprio questo legame solido è necessario che i genitori che decidono di separarsi sappiano assicurare, comunque e in ogni caso, ai propri figli, perché “la funzione genitoriale – conclude Recalcati – non può coincidere con la loro libertà personale”: detto altrimenti, si resta genitori per sempre e si è chiamati ad amare i propri figli anche se ci si separa. Per quanto riguarda le polemiche che sono sorte attorno allo spot, per Recalcati si tratta di immaturità: un “esempio limpido di come talvolta gli adulti non sappiano guardare il mondo con gli occhi di una bambina facendo prevalere al suo dolore la loro aggressività”.
Forse, è vero, non spetta alla pubblicità ricordare che la separazione non è un fatto che riguarda solo i due genitori, ma coinvolge inevitabilmente anche il vissuto dei figli; né ribadire che la funzione genitoriale rimane per sempre e che, nonostante la separazione, i genitori sono chiamati a offrire ai propri figli una base sicura di affetto e di amore incondizionato. Ma se uno spot pubblicitario, in qualche modo, ci aiuta a guardare a tutto ciò “con gli occhi di una bambina”, perché chiudere gli occhi o guardare da un’altra parte?
Alessio Magoga
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