“Andiamo oltre” - Viaggio missionario in Tanzania - 2° parte
Continua il viaggio missionario dei diocesani in Tanzania. Ecco la cronaca dei giorni scorsi.
24 luglio 2017 – Nyumba ali:donare amore
Dopo una mattinata tranquilla in parrocchia, il pomeriggio ci riserva una sorpresa inaspettata. Padre Josè si offre per accompagnarci alla casa-famiglia “Nyumba ali” (casa con le ali)di Lucio e Bruna.
Ci emoziona la scelta forte di due pensionati bolognesi che si innamorano di una bambina abbandonata disabile e decidono, con coraggio, di trasferirsi in Tanzania e aprire un centro di accoglienza per bambini e ragazzi disabili.
Nel centro diurno incontriamo gli sguardi e i sorrisi dei piccoli ospiti, che hanno trovato in questo luogo la speranza di un futuro più sereno.
La disabilità in Africa è motivo di vergogna e segno di maledizione per le madri, che vengono accusate di partorire “taka taka” (spazzatura). Lucio e Bruna con il loro progetto hanno dimostrato che, anche se con fatica e duro lavoro, con l’amore si possono abbattere muri d’ignoranza e si possono riscattare situazioni di difficoltà e sofferenza.
25 luglio 2017 – Consolata sisters
Oggi siamo andati a far visita alle suore missionarie della Consolata. La superiora ci ha accolto, mostrandoci gli ambienti della casa, dove sono presenti anche un dispensario, una scuola materna e una casa di accoglienza per bambine con difficoltà familiari. All’interno della pagoda facciamo conoscenza con un piccolo gruppetto di simpatiche ospiti, che ci cantano una canzoncina di benvenuto. Subito entriamo in sintonia e scattano i primi giochi e bans. Come per magia, in un batter d’occhio, ci raggiungono altre bambine, che si uniscono al resto del gruppo. Trascorriamo insieme due orette di divertimento, condito da tanti gesti e sorrisi...le parole in certi casi non servono nemmeno! Ci colpisce Alice, 13 anni, quando racconta che da grande vorrebbe fare la libraia...perché anche qui come in tutto il resto del mondo “i sogni son desideri di felicità”.
26 luglio 2017 – La realtà del villaggio
Giornata molto impegnativa e di grandi emozioni. Suddivisi in due gruppi viviamo esperienze diverse, ma ugualmente significative, nei villaggi di Nfyombe e Pawaga.
Nel primo dei due andiamo a far visita agli ammalati, ai quali padre Josè porta l’eucarestia e, in ogni casa, preghiamo insieme a loro; nonostante la povertà e le precarie condizioni di vita, ci colpisce come la fede di queste persone sia molto forte. Osserviamo che, nel villaggio, abitano quasi solo anziani e bambini; la catechista ci spiega che la fascia d’età tra i 15 e i 30 anni è pressoché assente a causa dell’AIDS. Nei volti dei bambini tanta malinconia e tristezza, che cerchiamo di alleviare donando loro dei vestiti.
Nel secondo villaggio, dove arriviamo dopo 2 ore di auto in mezzo al nulla, troviamo una realtà altrettanto difficile: la scarsità d’acqua, nonostante vicino scorra un fiume, che però è molto sporco, condizioni igieniche molto precarie, con conseguenti malattie. Nel dispensario, incontriamo due neo-mamme che ci fanno riflettere sul miracolo della vita, presente anche qui, sfidando la precarietà di ogni giorno.
27 luglio – Vita in fattoria
La giornata di giovedì mattina ci propone una “gita fuori porta” nella campagna di Ihemi a circa una cinquantina di kilometri da Iringa. Qui padre Remo gestisce una fattoria che serve, in parte, al sostentamento dei Missionari della Consolata; un posto incantevole con 200 ettari di terreno, una stalla di 200 mucche che producono latte e formaggio e campi coltivati a mais e foraggio.
Vi lavorano una ventina di operai stipendiati; è una realtà che ci mostra un lato “imprenditoriale” non a favore di un interesse proprio ma degli altri, investendo in macchine, creando posti di lavoro e offrendo prodotti nuovi (marmellate,prodotti caseari) sul mercato.
28 luglio – Una scuola per il futuro
Venerdì mattina la nostra metà è Mgongo dove ha sede una scuola superiore di meccanica, cucito e falegnameria.Padre Evaristo ci accompagna nella visita; vi sono una chiesa e una serie di edifici che fungono da laboratori, in cui vengono realizzati oggetti in cuoio, in legno, in stoffa e in ferro.
I ragazzi stanno facendo lezione e al nostro arrivo si radunano in classe per accoglierci e darci il benvenuto; hanno dai dodici ai diciotto anni e qui imparano quello che un domani potrà essere il loro lavoro. In una parte della struttura sono ospitati anche alcuni ragazzi tolti dalla vita di strada o dal carcere; per entrambi, sia studenti che ragazzi ospitati, questa realtà è una bella opportunità per costruirsi un futuro e vedere uno spiraglio di luce in un’esistenza che a volte è solo sopravvivenza fine a se stessa.
29 luglio –Tosamaganga: tra passato e presente
Ore 7.00 siamo già arrivati al secondo sabato mattina di questo campo missionario e la nostra meta è Tosamagangache è stata la sede della prima missione della Consolata nel sud della Tanzania. Al nostro arrivo all’orfanotrofio, una cinquantina di bambini ci viene incontro “assediandoci” con abbracci e sorrisi. Le suore che gestiscono la struttura ci raccontano che alcuni di loro, i più grandini, sono rimasti senza mamma mentre alcuni dei più piccoli si trovano là solo per lo svezzamento e poi ritorneranno ai loro villaggi, dove saranno affidati ai parenti.
Passiamo due ore tra coccole, canti e giochi senza “tante pretese”....una corda, bolle di sapone e un pallone bastano a renderli felici!
Salutati i nostri piccoli amici, ci rechiamo nel centro del villaggio dove ci attende padre Giorda...90 anni sulle spalle ma con una grinta incredibile. Ci racconta della fondazione della prima missione nel 1896 a Tosamaganga da parte dei benedettini, sostituiti, dopo la guerra, da quattro padri consolari italiani, che nel 1919 arrivano dal Kenya a piedi e con il treno. Un’ora e mezza interessante di spiegazione che si conclude con la domanda: “Padre Giorda che cosa vuol dire per te essere missionario?”. La risposta del padre non tarda ad arrivare: “Punda afe, mzigoufike” (l’asino muoia ma il carico giunga a destinazione) poche parole che riassumono il coraggio e la tenacia di spendere la propria vita a servizio degli altri.
Tutaonana (arrivederci)! Alla prossima settimana!
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