COP 26: i cattolici di fronte alle sfide climatiche
Le proposte contro l’ambientalismo di facciata della COP26. Intervista a Cecile De Mauleon del Movimento Laudato Si
Fino al 12 novembre è in corso a Glasgow l’annuale Conferenza delle Parti (COP) per verificare l’attuazione degli obiettivi ambiziosi contenuti all’interno della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici aperta alle firme a Rio de Janeiro nel 1992. Dalla prima COP tenutasi a Berlino nel 1995 ad oggi la diplomazia climatica non è riuscita a limitare significativamente i danni di un clima che sta cambiando a tutte le latitudini. Di fronte ad un continuo susseguirsi di dichiarazioni pubbliche con propositi virtuosi e alle continue meste verifiche fatte dalla società civile sugli effetti degli obiettivi mancati, gli attivisti per il clima stanno animando con proteste pacifiche la città scozzese per sollecitare misure globali urgenti contro il riscaldamento globale.
A questa conferenza ha portato il contributo di Papa Francesco il cardinale Parolin nel suo discorso di martedì scorso 2 novembre in cui ha chiesto a tutti gli Stati di agire in modo coordinato e responsabile per “passare dalla cultura dello scarto, prevalente nella nostra società, a una cultura della cura della nostra casa comune e dei suoi abitanti, ora e nel futuro”.
Per rispondere agli appelli per la cura del creato di Papa Francesco è stato creato negli ultimi anni un network internazionale di organizzazioni cattoliche che ha assunto il nome di Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, diventato “Movimento Laudato Si'”. Fondato nel 2015 in Argentina, poco prima della pubblicazione dell’enciclica Laudato Sì (LS), il movimento si è via esteso in tutto il mondo promuovendo un percorso per animatori on-line; chi li segue diventa Animatore Laudato Si' e si impegna a promuoverne i valori e azioni e iniziative concrete sul proprio territorio e all'interno della propria comunità di riferimento.
Per conoscere meglio questo percorso abbiamo intervistato Cecile de Mauleon, esperta di economia circolare e cooperazione allo sviluppo e componente del direttivo del Movimento.
Cecile, potrebbe aiutarci a spiegare brevemente cos’è il “Movimento Laudato Sì”?
Il Movimento è nato nel gennaio 2015 come Movimento Cattolico Globale per il Clima, alla luce delle voci nella Chiesa che annunciavano la possibile pubblicazione dell'Enciclica LS. Il 2015 è stato un anno molto speciale per la nascita del Movimento, poiché in quell'anno ha preso vita anche l'Accordo di Parigi sui Cambiamenti Climatici, raggiunto con il consenso di più di 190 Paesi del mondo sviluppato e in via di sviluppo.
Dopo sei anni e dietro un lungo processo di consenso sinodale, nel luglio 2021 si è deciso di assumere il nome di “Movimento Laudato Sì” per meglio rispecchiare l'identità, il carisma e l'operato di questo giovane movimento che conta più di 750 Organizzazioni aderenti e più di 25.000 ‘Animatori Laudato Sì’ in tutto il mondo. Oggi, il Movimento Laudato Sì costituisce la più importante rete di istituzioni cattoliche a livello globale, con la missione di ispirare e mobilitare la comunità cattolica per la cura della nostra casa comune e il raggiungimento della giustizia climatica ed ecologica.
E la rete di animatori Laudato Sì?
La LS insiste sul fatto che la crisi climatica o ambientale e la crisi sociale che stiamo vivendo oggi non sono crisi separate, ma una crisi unica che deriva soprattutto da una crisi morale, di valori, di solidarietà e di coscienza. L’enciclica ci chiama ad ascoltare con compassione il grido della terra e il grido dei poveri perché "l'ambiente umano e l'ambiente naturale si degradano insieme" e il degrado dell'ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale le persone più deboli del pianeta. Per questo, il Programma di Animatori LS fornisce formazione e approfondimento ai leader locali per portare la LS nella propria vita, ispirando e incoraggiando anche gli altri a prendersi cura attiva della casa comune.
Da cosa si differenzia rispetto al progetto delle comunità “Laudato Sì”?
I membri del Movimento camminano insieme in sinodalità e comunione con la Chiesa universale in un percorso di conversione ecologica. Cercando l'unità nella diversità, i membri di base e le organizzazioni membro si riuniscono per pregare, collaborare e mobilitarsi in risposta al "grido della terra e al grido dei poveri". Guidati da uno spirito di sussidiarietà co-creano e si impegnano a promuovere una vasta gamma di iniziative per rendere vita la Laudato Sì.
Quali sono le proposte concrete del Movimento portate alla COP26?
Nell’ambito dei programmi di incidenza profetica, il Movimento promuove la “Petizione Pianeta Sano, persone Sano” che si rivolge a tutti i leader politici partecipanti alla COP26 di Glasgow, con le seguenti richieste concrete:
- Aumentare l’ambizione: aggiornare gli obiettivi nazionali a breve termine dell’azione per il clima e la biodiversità in modo che essi riflettano una giusta quota rispetto all’impegno globale per limitare a 1,5 gradi Celsius il riscaldamento, e un nuovo obiettivo globale del 50% di protezione della natura.
- Mantenere le promesse: garantire il rispetto degli impegni finanziari esistenti (Green Climate Fund), la cancellazione del debito, e concordare nuovi obiettivi per supportare l’adattamento, la mitigazione, le perdite e i danni nei paesi in via di sviluppo. In tal senso ricordiamo anche il raggiungimento dello 0,7% del reddito nazionale lordo per la cooperazione allo sviluppo, che può avere un ruolo essenziale per sostenere l’adattamento e la mitigazione dei paesi impoveriti.
- Catalizzare la trasformazione: fermare tutte le nuove infrastrutture di combustibili fossili e reindirizzare i sussidi distruttivi verso l’energia rinnovabile e approcci di agricoltura agro-ecologica socialmente responsabili, sostenendo una transizione giusta.
- Dare priorità ai diritti: riaffermare e rispettare gli obblighi di protezione e considerare il rispetto dei diritti umani, inclusi, in particolare, i diritti delle popolazioni indigene, delle comunità locali, e dei migranti forzati, nell’azione per il clima e la biodiversità, contrastando in particolare l’accaparramento di terre.
Il Papa ci ha richiamato più volte alla conversione ecologica. Cosa possono in concreto fare le comunità cristiane per prendersi cura della nostra casa comune e realizzare la giustizia tra le persone?
La conversione ecologica propone un cambio di paradigma che non viene da fuori, ma da dentro, dalla propria coscienza, da una chiamata del cuore e dalla propria vocazione a prendersi cura della casa comune, lavorando alle radici del problema. Alla sua radice più profonda, la crisi ecologica è una crisi morale fondata sul peccato dell'egoismo personale. Per affrontare questa crisi è necessario un cambiamento della cultura, dei valori e del modello di sviluppo che ci porti a promuovere “nuovi stili di vita”, ad essere più solidali e ad assumere modi di vivere responsabili, preoccupati per il bene comune e comprensivi che tutta la Vita, umana e diversa dall'umano, ha un valore intrinseco che non dipende dal servizio all’umanità.
Pertanto, in linea con le parole del Papa e lo spirito della LS, le comunità cattoliche possono alzare la voce per stimolare l'adozione di politiche pubbliche coraggiose che affrontino il cambiamento climatico e tutelino la biodiversità, ad esempio, attraverso il disinvestimento dei combustibili fossili e il reinvestimento nel verde e settori sostenibili.
Allo stesso modo i laici possono diventare Animatori LS e partecipare o formare circoli LS. Essi sono piccoli gruppi che si incontrano spesso mensilmente, nelle case, nelle parrocchie, nei gruppi di studio e altro, per promuovere la preghiera, la riflessione sullo stile di vita e l'azione comunitaria.
Questo cambio di rotta riguarda innanzitutto l’educazione e gli stili di vita. Qualche esempio concreto su cui riflettere come cristiani?
Io vedo che l’applicazione dei principi fondanti dell’economia circolare (cioè la condivisione, la solidarietà intergenerazionale e le 3 R – Riutilizzare, Riciclare, Ridurre), sia una grande opportunità per attuare la sostenibilità anche nella nostra vita quotidiana. L’economia circolare è un modello economico di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare basato sull’industria estrattiva, il consumismo e lo scarto esacerbati (“estrarre, produrre, utilizzare e gettare”) che gradualmente hanno inserito queste pratiche dannose anche sulle dinamiche stesse dell’intera società.
L’economia circolare promuove la giustizia sociale poiché mira a superare l’egoismo sociale orizzontale per privilegiare la solidarietà e l’altruismo sia intra generazionale che intergenerazionale; e agisce come strumento di mitigazione del cambiamento climatico perché trasforma i modelli industriali e produttivi e li rende sostenibili, ottimizzando l’uso delle risorse idriche, naturali e materiali, generando nuovi posti di lavoro e riqualificando l’economia. Inoltre, le strategie di circolarità, efficienza energetica e sostenibilità possono contribuire a dotare di energia a comunità rurali ed indigeni marginalizzate, e a ridurre e/o eliminare gli sprechi da attività agroalimentari e di produzione agricola nel settore rurale.
Credo che l’applicazione progressiva di modelli e pratiche di economia circolare sia lo strumento più efficace per promuovere stili di vita sostenibili, e per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e dell’Accordo di Parigi sul Cambiamento Climatico, in modo da transitare verso un’economia ecologica in grado di soddisfare il benessere umano nel rispetto dei limiti del pianeta.
Enrico Vendrame
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