COVID 19. Benazzi: "Ci siamo scoperti meno egoisti e più solidali"
L'intervista al direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi
“In 32, quasi 33 anni non mi è mai capitata una cosa del genere. Mai avrei pensato di trovarmi in mezzo a una pandemia. E’ difficile da capire, certo ti fa molto riflettere sul senso della vita”. Il direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi accetta di rispondere a qualche nostra domanda, tra una conferenza stampa su facebook e una videoconferenza con gli altri direttori generali delle Ulss venete. Anche dal punto di vista umano, è una situazione che ha messo tutti alla prova. “Ci ha insegnato a non essere egoisti, a pensare prima a tutta quella gente che sta soffrendo a causa del Covid-19. Ci siamo scoperti più solidali, più uniti. Con il desiderio che ci sia qualcuno più in Alto che ci sostenga. Ecco, siamo meno concentrati su noi stessi. Questa terribile bestia, io la chiamo così, ci sta portando via un’intera generazione di nonni e di genitori”.
Lei a inizio settimana ha visitato alcuni reparti covid del Ca’ Foncello per incontrare personalmente medici, infermieri e oss e per consegnare degli Ipad regalati all’azienda dal Rotaract Club di Treviso. Come ha trovato il personale medico?
Il personale delle terapie intensive da sempre deve essere in possesso di una forza d’animo interiore straordinaria. Sono in contatto quotidiano con quel filo sottile che divide la vita dalla morte. Certo in questo periodo il carico che devono sopportare è notevole e il rischio di burn-out (stress lavorativo, esaurimento emotivo, ndr) c’è. Per questo tutti i nostri psicologi, una squadra di 12/13 persone, sono a disposizione del personale, vanno nei reparti Covid a incontrarli e sono a disposizione per colloqui personali. Nella visita che ho fatto li ho trovati, carichi, motivati, con il solo desiderio di tornare al più presto alla normalità, a respirare.
Tra le dimostrazioni di vicinanza nei confronti dei sanitari, e di sostegno al loro lavoro, sono da annoverare tutte le donazioni che vengono fatte per gli ospedali...
Devo ringraziare tutti, dal grande imprenditore che devolve una cifra considerevole ai più piccoli che mandano un disegno o un mazzo di fiori. Sono tutti segni importanti che ci legano, che sono dimostrazioni del carattere della nostra gente. Un segnale per i nostri operatori che dice: ci sono e sono con voi. Ma penso anche ai sacrifici chiesti per stare in casa, agli anziani e ai giovani, soprattutto. Come cristiano pesa a me non andare in chiesa in questo periodo e posso immaginare quando può esserlo per i nostri anziani. Seguire queste direttive ci consentirà di uscirne prima. E ringrazio chi lo sta facendo.
Dove saranno indirizzati i soldi raccolti per gli ospedali?
A chi mi chiedeva cosa servisse, ho risposto che sarebbero stati utili degli ipad per poter far dialogare i pazienti con le loro famiglie. Anche questo è una “cura” e noi non possiamo come azienda comprarli perché non sono tecnologia sanitaria. Nel caso specifico abbiamo messo a disposizione questi ipad dei reparti di Malattie infettive 1, Malattie infettive 2, Pneumologia, Udie reparto a gestione infermieristica, Medicina d’urgenza e Riabilitazione. Poi acquisteremo caschi Cpap per la ventilazione assistita. Chi è colpito da questo virus infido si sente mancare l’aria, non respira. E poi ecografi”.
In questa emergenza, dolorosa ed estenuante, lei ha ribadito che ognuno sta facendo la propria parte, in prima linea, senza mai tirarsi indietro. Resta il fatto che c’è carenza di personale. L’Ulss 2 ha assunto, recentemente, tra tempi indeterminati, determinati e altri contratti, 79 figure professionali: 7 medici, 18 infermieri, 52 oss, 2 altri ruolo. Di queste, 28 sono le assunzioni a tempo indeterminato. Sarà possibile che in seguito vengano tutti assunti con contratto a tempo indeterminato?
Assolutamente sì, perché i posti ci sono e ne abbiamo bisogno. Il tempo determinato è dovuto al fatto che avevamo bisogno di fare in fretta e non avevamo certo il tempo di indire un concorso. Verrà fatto e si assumeranno a tempo indeterminato.
Nella tragedia che stiamo vivendo, può questa pandemia insegnare qualcosa anche per l’organizzazione della futura Cittadella o per non trovarsi impreparati o a corto di dispositivi di protezione?
Tutte le cose nuove possono certamente insegnarci qualcosa. Ma, non per toglierci dalle responsabilità, il Servizio sanitario regionale del Veneto aveva acquistato dispositivi di protezione per 6 milioni di euro che sono stati inspiegabilmente bloccati dalla Protezione civile. Adesso stanno arrivando. In ogni caso i dispositivi non sono mai stati negati agli operatori. Ad esempio cinque mesi fa abbiamo gestito un focolaio di Tbc a Oderzo, proprio perché eravamo preparati, abbiamo una cultura su come procedere nelle malattie infettive. Questo virus, però, è subdolo, cambia, si insinua. Per quanto riguarda la Cittadella, posso dire che avevamo già capito che il reparto delle malattie infettive andava separato dal resto della struttura. Siamo andati contro le indicazioni dei nostri tecnici, e le malattie infettive rimarranno dove sono, esterne alla Cittadella. La speranza è, però, di non trovarci più di fronte a un’altra pandemia.
Lucia Gottardello
(Nella foto il direttore dell'Ulss 2 Benazzi durante la sua visita ai reparti COVID-19 dell'ospedale di Treviso)
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