Dal 9 al 15 febbraio la Giornata di Raccolta del Farmaco
Proposta dal Banco Farmaceutico febbraio. Anche in un'ottantina di farmacie trevigiane
Anche quest’anno, la Giornata di Raccolta del Farmaco, dura una settimana, da martedì 9 a lunedì 15 febbraio.
Nelle oltre 5 mila farmacie che aderiscono in tutta Italia, un’ottantina delle quali in provincia di Treviso (riconoscibili perché espongono la locandina dell’iniziativa e il cui elenco è consultabile su www.bancofaramceutico.org) viene chiesto ai cittadini di donare uno o più medicinali da banco per i bisognosi.
I farmaci raccolti (541.175 nel 2020, pari a 4.072.346 euro) saranno consegnati a oltre 1.800 realtà assistenziali che si prendono cura delle persone indigenti, offrendo loro, gratuitamente, cure e medicinali. Si invitano i cittadini ad andare appositamente in farmacia per donare un farmaco.
La Giornata di Raccolta del Farmaco, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio di Aifa è possibile grazie al sostegno di oltre 17 mila farmacisti, titolari e non che, oltre ad ospitare la Giornata di raccolta del farmaco, la sostengono con erogazioni liberali. Anche quest’anno, l’iniziativa sarà supportata da oltre 20 mila volontari. Se l’evoluzione della pandemia e le norme in vigore lo consentiranno, staranno fuori dalle farmacie (un solo volontario per farmacia, condizioni climatiche permettendo) per invitare i cittadini a donare un farmaco. Se le condizioni non lo consentiranno, forniranno un supporto attraverso attività di call center.
Quest’anno, la Giornata si farà non solo nonostante la pandemia, ma a motivo della pandemia: a causa della crisi economica innescata da quella sanitaria, tante persone hanno perso il lavoro, chiuso la propria attività o subito una riduzione del proprio reddito. Chi, poi, era già povero è stato spinto in una condizione di ulteriore marginalità.
Nel 2020, 434 mila persone indigenti hanno avuto bisogno di medicinali, ma non hanno potuto acquistarli per ragioni economiche. 173 mila di essi hanno rinunciato a curarsi perché - impauriti dal Covid - non hanno chiesto aiuto agli enti assistenziali. Oppure, hanno chiesto aiuto ma, in molti casi, gli enti che fornivano loro sostegno, avevano subito l’impatto della pandemia: il 40,6% ha sospeso alcuni servizi. Il 5,9% ha chiuso e non ha ancora riaperto. Gli indigenti, quindi, sono stati ulteriormente deprivati della necessaria protezione sociale. Non bisogna dimenticare che, chi è povero, può spendere, per le medicine, circa ¼ rispetto al resto della popolazione: solo 6,38 euro al mese, contro 28,18 euro.
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