Evangelii gaudium: intervista a don Marco Campedelli
Stasera il suo spettacolo a Motta di Livenza.
Uno spettacolo di burattini per spiegare la Evangelii Gaudium. Lunedì 20 marzo alle 20.30, al patronato don Bosco di Motta di Livenza, torna don Marco Campedelli, con il suo spettacolo – originale e stimolante – sulla Evangelii Gaudium. Co-parroco della chiesa di San Nicolò all’Arena, don Marco è insegnante ma anche maestro burattinaio e poeta. Gli abbiamo rivolto alcune domande.
Don Marco, nei tuoi pezzi teatrali racconti episodi del Vangelo. Perché?
Esiste una particolare familiarità tra i contenuti del Vangelo e il modo di annunciarlo. Il Vangelo è come lo si annuncia: come lo si annuncia è il vero contenuto. Il narrarlo è tornare alla fedeltà al Vangelo. Gesù racconta. Anche la comunità dell’inizio racconta. Tutta la Bibbia è un grande racconto. E raccontando si crea una comunità, perché la narrazione crea dei legami e un’architettura di rapporti. Quindi ogni volta si racconta, il Vangelo torna ad essere un bene di prima necessità da condividere.
Raccontare il Vangelo significa far rientrare il Vangelo dentro la vita.
Se il Vangelo è narrazione, si può dire che Papa Francesco è un narratore?
Papa Francesco cerca di tornare alle fonti e arriva al Vangelo della gioia. Questa sintonia tra il Vangelo e il racconto trova espressione particolare in lui, perché il Papa è un uomo che narra attraverso gesti e parole.Francesco ha un linguaggio performativo, cioè dice la parola e compie l’azione. Sembra uscito dal Vangelo. Lo stile di Gesù e la pedagogia di Gesù gli sono proprio familiari.Nei gesti che fa, nelle parole che dice, egli mette in scena anche il corpo. Se dovessimo pensare a Papa Francesco, più che pensare a quello che dice dovremmo pensare a quello che fa e a tutte le situazioni che ce lo hanno reso familiare… Tutto questo è molto simile alla prassi di Gesù: dice le cose e le fa accadere.
Lo spettacolo di lunedì 20 marzo è dedicato alla “Evangelii Gaudium”. Quali sono – secondo te – le sue principali caratteristiche?
La Evangelii Gaudium è un po’ il programma del ministero pastorale di Papa Francesco ed esprime soprattutto questa dimensione: un Vangelo della gioia, che mette la grazia prima del peccato e afferma un primato dell’umano. Cioè, non c’è nulla dell’umano che non sia degno dello sguardo di Dio. C’è una antropologia positiva e un’antropologia della grazia, non quella che insiste solo sul peccato e sull’errore.
Quali le caratteristiche della Chiesa di Papa Francesco?
Dall’esortazione apostolica viene fuori una Chiesa che si rinnova e una Chiesa che ritorna alla festa. Ma anche una Chiesa povera e dei poveri. C’è anche l’idea di una Chiesa – come dice anche il Concilio – che guarda il mondo con simpatia e speranza; una Chiesa aperta che va incontro al mondo e lo abbraccia. Inoltre, Papa Francesco ha sempre molto a cuore il sentirsi parte di un popolo. Non vuole appartenere ad una casta.Il suo trono non è il trono di Costantino ma la barca del pescatore di Galilea.
Molti vedono delle somiglianze con papa Giovanni XXIII. Che ne pensi?
Francesco è molto vicino allo stile di Giovanni XXIII.Ho avuto la fortuna di frequentare il card. Capovilla, il quale mi diceva spesso che in Francesco vedeva dei tratti di Papa Giovanni. Papa Francesco – come Giovanni XXIII – crede nell’ecumenismo e fa dei gesti ecumenici. Pensiamo alla visita a Lesbo con il Patriarca Bartolomeno e con l’arcivescovo greco. Adesso ha annunciato la sua visita in Sud Sudan con il primate anglicano. Tutto questo è molto interessante. Vanno insieme: Papa Francesco parte insieme agli altri.
Un Papa che apre nuovi percorsi?
Ci sono dei temi su cui Papa Francesco ha aperto la via per un ripensamento. Penso alla riflessione sulla possibilità del diaconato per le donne o alla questione dei “viri probati”. Francesco è un uomo che pensa e si chiede “perché no?”.Dopo il tempo dell’enfasi sulle chiavi di Pietro, Francesco ha capito che quelle chiavi non sono per chiudere ma per aprire. A lungo queste chiavi hanno chiuso. Ora Papa Francesco le usa per aprire le porte delle coscienze e del cuore delle persone.
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