LAVORO: fuga dal pubblico impiego
Per la Cisl Fp le cause sono salari bassi, carriere bloccate, assenza di welfare, chiusura su flessibilità e smart working
Concorsi senza candidati, bandi che vanno deserti, pensionamenti e dimissioni. Il pubblico impiego ha perso attrattività e gli enti locali da mesi devono fronteggiare da un lato il continuo esodo del personale, dall’altro la quasi impossibilità di trovarne di nuovo, soprattutto giovane. “È una dinamica che ci preoccupa già da tempo - commenta Silvia Carraretto della segreteria Cisl Fp Belluno Treviso - ma che purtroppo non ci sorprende: abbiamo sollevato il problema della fuga dal pubblico più di un anno fa, avanzando anche diverse proposte per arginare il problema, ma non siamo stati ascoltati. E questi sono i risultati: Comuni talmente sguarniti che fanno fatica ad affrontare la normale amministrazione e quindi a garantire i servizi”. La preoccupazione è forte: sono a rischio le risorse messe a disposizione dal PNRR, un’occasione straordinaria per far ripartire il sistema-Paese.
Alla radice della questione, molteplici cause: “la mancanza di percorsi di crescita professionale e salariale - sottolinea Carraretto - l’assenza di un welfare contrattuale al passo con i tempi e con le nuove esigenze dei giovani lavoratori e delle lavoratrici, l’arretratezza sul fronte della digitalizzazione, lo screditamento della figura del dipendente pubblico perpetrata per anni dalla classe politica, il blocco delle assunzioni che è stato in vigore per molti anni, frutto della spending review, ma anche di una politica miope e incapace di fare un’adeguata programmazione”. Basti pensare che il contratto del pubblico impiego scaduto nel 2018 è stato rinnovato lo scorso agosto per il triennio 2019-2021, quindi di fatto è già scaduto nuovamente e non tiene conto di uno scenario socio-economico cambiato, a partire dall’inflazione.
I dipendenti dei Comuni e della Provincia sono sempre meno, a causa dei tanti pensionamenti, e i concorsi vengono disertati dai giovani. Dal 2018 ad oggi sono stati persi 150 posti di lavoro nella Marca e il fabbisogno reale è più del doppio. Alcuni dati sono paradossali, perché in provincia di Treviso alcuni Comuni virtuosi e con i conti sani hanno meno personale di quanto previsto dal Ministero dell’Interno per le Amministrazioni in dissesto finanziario, che rappresenta il minimo indispensabile per far andare avanti la macchina amministrativa. È il caso di Zero Branco, che ha 34 dipendenti in servizio, metà del numero previsto per un Comune in dissesto di pari dimensioni. Il Comune di Valdobbiadene, con i suoi poco più di 10 mila abitanti, se fosse in squilibrio finanziario dovrebbe avere 60 dipendenti: ne ha solo 47. Ad Arcade, i dipendenti comunali sono 11: il decreto del Ministero dell’Interno per i Comuni di piccole dimensioni in difficoltà finanziarie ne prevede 28.
“È sempre più difficile - commenta Carraretto- trovare manodopera specializzata, ma anche personale per gli uffici tecnici dei Comuni, in particolare in quelli più piccoli. Gli enti locali faticano ad attrarre e trattenere i lavoratori, soprattutto quelli giovani, ma non si tratta solo di una mancanza di sintonia sul fronte formativo e professionale. A pesare sono anche altri fattori: la mancanza di adeguati percorsi di crescita professionale e salariale e l’assenza di sensibilità da parte del pubblico sui temi della conciliazione fra i tempi di lavoro e di vita familiare”.
Riguardo al salario, è evidente che provvedimenti come la flat tax (tassazione al 15% fino a 85 mila euro di reddito) spinga i professionisti di cui i Comuni hanno bisogno a preferire l’attività autonoma. “Chi - sostiene Carraretto - tra i giovani sa di aver delle skill da poter mettere in gioco, le spende nella libera professione o nelle aziende private, perchè la possibilità di contrattare condizioni economiche migliori è molto più semplice: nella pubblica amministrazione la dinamica retributiva non è al passo con l’aumentare delle competenze acquisite”.
Nel pubblico, inoltre, non ci sono prospettive di carriera né di crescita professionale: “entri a un livello e rimani per sempre a quel livello e con quello stipendio - fa notare la segretaria Fp -. I salari, inoltre, sono bassi e le responsabilità tante: chi entra in un livello intermedio guadagna mediamente 1.400 euro al mese, oltre a dover stipulare delle polizze assicurative per i rischi connessi al ruolo ricoperto”.
Un altro motivo alla base della disaffezione dal pubblico impiego è la mancanza pressoché totale di welfare contrattuale e di politiche per la conciliazione dei tempi di vita lavoro e la flessibilità. “Questo pesa molto - sostiene Carraretto - soprattutto perché le aziende private in questi anni hanno dimostrato grande sensibilità rispetto a questi temi, con contratti integrativi che prevedono premi di produzione e attenzione alla conciliazione vita-lavoro, al benessere dei dipendenti, con importanti aperture sullo smart working, cosa che nelle pubbliche amministrazioni è avvenuta raramente e con difficoltà. Va ricordato che di questi tempi flessibilità e lavoro agile sono aspetti imprescindibili per i giovani lavoratori, soprattutto perché la maggior parte di loro ha figli piccoli o anziani da accudire”.
“La pubblica amministrazione si deve rinnovare e lo deve fare velocemente - conclude la segretaria Fp –; adesso si aprirà la stagione del rinnovo dei contratti decentrati, un’opportunità per le Amministrazioni per riqualificare il personale, prevedere percorsi di carriera e rivedere le indennità: mi auguro che ogni Comune faccia il massimo sforzo per dare risposte concrete e che ci sia una rivisitazione dei modelli organizzativi. In questo senso tutti i Comuni dovrebbero prendere in seria considerazione la possibilità di fusione tra loro in modo da ottimizzare le risorse a disposizione in termini economici, di organizzazione e di gestione delle risorse umane. Infine un grande stimolo potrebbe esser quello di aumentare le retribuzioni e prevedere percorsi trasparenti e realmente meritocratici per l’accesso ai ruoli apicali”.
(comunicato stampa)
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