TREVISO: in due mesi oltre 200 morti nelle case di riposo
Il numero corrisponde al 5% degli anziani ospitati delle strutture trevigiane
“Se, da novembre a gennaio, nella Rsa della provincia di Treviso, i decessi sono stati oltre 200, che corrisponde a quasi il 5% degli anziani ospitati delle strutture trevigiane bisogna forse porsi delle questioni. Qualcosa è sfuggito di mano nella gestione dell’emergenza sanitaria? Non vuole puntare il dito contro nessuno il segretario generale dello SPI CGIL di Treviso, Vigilio Biscaro, ma capire cosa potrebbe non aver funzionato per ricorrere presto ai ripari, non solo in termini di tutela della salute bensì della stessa tenuta del sistema di residenzialità, oggi più che mai in crisi”.
“Sono 54 le strutture residenziali per anziani nella Marca, praticamente nessuna è stata immune dall’epidemia da Covid 19 e oggi l’ULSS 2 conferma che le persone decedute solo negli ultimi due mesi, al massimo del picco della cosiddetta seconda ondata, sono circa il 5% dei 4.605 ospiti. Un numero che fa rabbrividire – commenta il segretario generale dello SPI CGIL di Treviso – e sul quale è bene aprire delle riflessioni con tutti i soggetti coinvolti. Ritardi nel monitoraggio con tampone, e forse una percentuale di errore proprio dei tamponi rapidi, strutture non preparate a gestire numeri considerevoli di contagiati, scarsità di personale. Tutti elementi che hanno portato a dove siamo oggi. Consideriamo solo che l’ultimo piano nazionale per fronteggiare una pandemia risale al 2006”.
“Il pensiero va alle loro famiglie delle persone che sono venute a mancare – dice il segretario dei Pensionati della CGIL trevigiana –. Con loro abbiamo perso un pezzo importante della nostra vita, della nostra memoria. Una perdita che non possiamo ignorare e che deve trovare risposta nelle nostre azioni del prossimo futuro per il bene di tutti. Abbiamo tutti il dovere di trarre una lezione dall’accaduto e agire subito di conseguenza – afferma Vigilio Biscaro – per andare verso un sistema di assistenza agli anziani maggiormente integrato tra ULSS e Rsa, non nel senso del controllo ma della funzionalità, e tra Rsa e territorio, attraverso una diretta gestione dei servizi domiciliari in accordo con i Comuni e ULSS. Siamo a un punto di svolta del sistema, innanzitutto servono investimenti duraturi, sia in termini di personale, più professionalizzato e meglio pagato, sia di infrastrutture, più grandi e più moderne per garantire servizi e qualità della vita”.
“È necessario allora che la Regione del Veneto sostenga le nostre residenze per anziani, da subito con forme di ristoro per la totalità delle impegnative non erogate in questi mesi. Per le case di riposo, infatti – sottolinea Biscaro –, le perdite economiche rappresentano una grandissima difficoltà che potrebbe presto impattare su servizi e tagli all’organico. Successivamente serve altresì un grande piano di sistema che agganci investimenti a nuova organizzazione dei servizi, a valorizzazione di quel grande patrimonio che le Rsa, in particolare proprio le IPAB, rappresentano per la nostra società”.
“Faccio appello – conclude Biscaro – al personale delle strutture per anziani perché non si sottraggano alla somministrazione del vaccino, che rappresenta per gli ospiti e per noi tutti la luce in fondo al tunnel”.
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