TURCHIA: Santa Sofia torna moschea
Il Consiglio di Stato turco ha annullato decreto del 1934
La cattedrale bizantina di Istanbul, patrimonio mondiale dell’Unesco, tornerà ad essere luogo di culto a seguito della sentenza odierna del Consiglio di Stato turco che ha annullato il decreto del 24 novembre 1934 dell’allora presidente Mustafa Kemal Ataturk, finora considerato il padre della Turchia moderna, che l’aveva trasformata in un museo.
La questione ha polarizzato negli ultimi mesi il dibattito nella società turca, con una parte che considera lo status di Santa Sofia come il sigillo della laicità della costituzione turca e dall’altra i conservatori, guidati dal presidente Erdogan, che da tempo chiedono che l’ex basilica torni ad essere una moschea.
La decisione è già stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale turca ed ha attirato numerose critiche dall’estero in particolare dall’Unione europea, dalla Grecia, bulgaria, Romania e Russia. Santa Sofia luogo esclusivo di preghiera musulmana porterebbe tensioni tra le religioni, screditerebbe lo stesso islam, aprirebbe contenzioni con i Paesi vicini a forte presenza ortodossa.
L’edificio, risalente al 532 dopo Cristo, è stato nell’ultimo secolo un simbolo di dialogo interreligioso e interculturale, un museo patrimonio mondiale dell’Unesco. Nella sua forma attuale, Santa Sofia è un monumento globale.
Il presidente turco Erdogan, ritenuto in calo di popolarità, stretto fra crisi economica e guerra in Siria, angustiato dai curdi (fortemente discriminati nel Paese), cerca una sponda nel nazionalismo, al quale vorrebbe piegare l’islam, maggioritario nel Paese. Questa scelta appare oggi più che mai una sfida aperta da parte del nuovo Sultano all’Europa, dopo i ricatti sui migranti, la gestione della guerra siriana e la discesa in campo sul fronte libico.
Enrico Vendrame
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