VENETO: dati Cig gennaio-maggio 2021, quasi 77 milioni di ore autorizzate
Donazzan: "Quadro da monitorare"
“I dati fotografano un mercato del lavoro congelato ma la realtà è ben diversa. Le misure volute dal Governo a tutela dell’occupazione in epoca pandemica sono andate nella giusta direzione di mettere in protezione i lavoratori e le imprese affinché le imprese non perdessero il capitale umano e non ci trovassimo di fronte ad una massa di disoccupati in cerca di lavoro ma ora serve una seria riforma degli ammortizzatori sociali”.
Così l’Assessore regionale al lavoro Elena Donazzan commenta alcuni dati relativi ai primi cinque mesi 2021 per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione in Veneto.
Dai dati di Veneto Lavoro risulta che nella nostra regione in periodo Covid (aprile 2020- maggio 2021) sono state autorizzate 577.411.177 ore con causale emergenza sanitaria Covid, 126.011.341 delle quali autorizzate da gennaio a maggio di quest’anno tra cassa integrazione ordinaria, in deroga e fondi di solidarietà.
Sempre considerando il periodo gennaio-maggio, in Veneto si è passati dai 6,4 milioni di ore del 2019 di ore CIG ai 166 milioni del 2020 fino ad arrivare ai quasi 77 milioni del 2021. Va tenuto in considerazione che i dati del 2020 sono superiori a quelli del 2021 perché nel primo semestre ci fu il lockdown con la conseguenza che la maggior parte delle aziende è rimasta chiusa.
I dati ISTAT indicano che il Veneto è tra le regioni che nel mese di maggio ha avuto il maggior numero di autorizzazioni per i fondi di solidarietà (13,7 milioni di ore), secondo solo alla Lombardia (20,4 milioni). A livello nazionale, le ore autorizzate nei fondi di solidarietà sono state 35,5 milioni per il settore “alberghi e ristoranti”, delle quali 18,6 milioni per “attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese” e 17 milioni per il “commercio”.
“Non possiamo più permetterci solo politiche passive, il modello veneto lo insegna anche se parliamo di regole nazionali – continua Elena Donazzan -. Il Veneto da solo non può decidere di attivare politiche di formazione del personale quando il lavoratore è sospeso. Credo sia assolutamente necessaria una riforma degli ammortizzatori che deve essere necessariamente nazionale: potrà poggiare in Veneto su una cultura del lavoro, anche del sindacato, che mai ha smesso di chiedere attività di formazione quando i lavoratori erano a rischio di espulsione, tanto che la nostra Regione ha avuto da sempre delle misure di ricollocazione all’esterno attraverso la formazione per tutte le situazioni di crisi. Lo facevamo attraverso accordi regionali”.
“Questo è il modello presentato al ministro Orlando – conclude l’Assessore regionale al lavoro del Veneto –; un modello che il Ministro ha apprezzato e riconosciuto come buona prassi di riferimento a livello nazionale. Adesso è il momento di avere uno strumento di riferimento a livello nazionale”.
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