LUTRANO: funerale di mons. Battistin, l'omelia del Vescovo
"Prete cercato e molto apprezzato sia per la sua predicazione, sia per il suo servizio di guida spirituale e di confessore"
Questo pomeriggio, 13 gennaio, nella chiesa di Lutrano il vescovo Corrado ha presieduto la liturgia eucaristica di commiato a mons. Roberto Battistin. Ecco l'omelia del Vescovo.
"Don Roberto è stato uno dei primi preti di Vittorio Veneto che ho conosciuto.
A parte d. Giacinto Padoin e d. Michele Ossi che avevo avuto come docenti in quinta teologia, non avevo conosciuto nessun altro né seminarista né prete di Vittorio.
D. Roberto Battistin e d. Gabriele Secco furono invece miei compagni di corso nel 1974-75 durante l’anno di sesta teologia che frequentammo all’Oasi di Santa Chiara a Conegliano.
Eravamo un gruppetto di sette, tra preti e diaconi: tre di Treviso, due di Vittorio Veneto, due di Pordenone. A differenza di noi di Treviso che eravamo ancora diaconi - come pure d. Gabriele - d. Roberto era già prete, ordinato nel giugno del ’74 da mons. Antonio Cunial ed era cappellano a Cordignano.
Ebbene, io ricordo che l’impressione che ho avuto di lui durante quell’anno fu quella di una persona solida come una fortezza, nel corpo e nello spirito.
L’ho rincontrato molti anni dopo, e mi sono reso conto che la sua tempra fisica e anche la sua forza psicologica erano state messe a dura prova dagli eventi della vita.
Egli tuttavia continuava ad essere un prete cercato e molto apprezzato (oltre che disponibile) sia per la sua predicazione, sia per il suo servizio di guida spirituale e di confessore.
Al punto che nel 2010 gli ho affidato il ministero di Penitenziere della Cattedrale (svolgendo però – nei giorni di mercato - il servizio di confessore anche a Conegliano, Pieve di Soligo e Oderzo). Cosa che, in questi anni, fece puntualmente e in modo valutato assai positivamente dalla gente e dai preti. Successivamente, venuto a mancare Mons. Bruno Fava, l’ho incaricato anche di svolgere il servizio di esorcista diocesano.
In questi giorni mi sono arrivate molte attestazioni di condivisione e di ringraziamento da parte di persone e di gruppi che avevano potuto beneficiare del suo servizio in questi due ambiti: la proposta formativa e l’opera di riconciliazione e di guarigione svolta nel sacramento della penitenza.
Preparandomi a questa celebrazione e leggendo le letture di questa giornata non ha potuto non colpirmi la frase conclusiva della prima lettura.
Si parla di Gesù, che ha voluto diventare partecipe del sangue e della carne di noi uomini per liberarci dalla morte. E l’autore della lettera agli Ebrei conclude:
“Proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”.
Per molti aspetti è anche il ritratto di don Roberto. Le prove fisiche e, inevitabilmente, anche psichiche e spirituali legate alle vicende della sua salute, non l’hanno portato a chiudersi in sé stesso e a rifiutare l’incontro e l’aiuto alle altre persone, ma l’hanno spinto a condividere con tanti fratelli e sorelle l’esperienza purificante e maturante della prova: “Proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è venuto in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Mi è venuto alla mente un libro di Henry Nouwen uscito negli anni ’70, che parlava del ministero del prete, il cui titolo era: “Il guaritore ferito”. In questi ultimi anni ho sempre pensato a d. Roberto attraverso questa bella immagine.
Questo servizio d. Roberto l’ha attuato anzitutto – come ricordavo - attraverso il ministero della riconciliazione e della penitenza, e anche incontrando tante persone che chiedevano un aiuto per superare prove nelle quali ritenevano di essere vittima del maligno. Era un servizio non facile, anzi molto impegnativo e spesso logorante a motivo della fatica di compiere il discernimento su situazioni che non si presentavano assolutamente facili e tante volte erano legate a difficoltà personali di quanti ricorrevano a lui.
Ma il servizio di venire in aiuto ad altri fratelli e sorelle, egli l’ha svolto anche attraverso il ministero della predicazione. Era uno che leggeva molto, che meditava e ruminava ciò che leggeva e offriva tutto questo alle persone. Sia a quelle delle parrocchie che fu chiamato a guidare, sia - in particolare - a gruppi di persone consacrate che frequentemente lo chiamavano per ritiri o corsi di esercizi.
“Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche la; per questo infatti sono venuto”, abbiamo sentito dire da Gesù nel Vangelo.
Penso che si possa certamente dire che l’ansia missionaria e di servizio alla Parola che ha animato tutto il ministero pubblico di Gesù, sia davvero passata nel cuore e nel ministero di don Roberto.
Ringraziamo il Signore per il dono di luce e di grazia di cui d. Roberto è stato prezioso tramite.
Affidiamolo con fede e comunione di carità alla misericordia fedele del Signore Gesù. “Sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio”, l’ha definito la lettera agli Ebrei. Egli lo purifichi da tutte le sue debolezze umane e lo accolga in Paradiso, rendendolo partecipe per sempre della sua vita risorta".
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