SOLIGHETTO: il ricordo di Francesco Fabbri e della sorella Teresa
Nella messa di oggi, 15 agosto, anniversario della nascita dello statista
Nella messa della Festa dell’Assunta di oggi 15 agosto, nella chiesa parrocchiale alle 11, la comunità cristiana di Solighetto ha ricordato due figure, particolarmente significative, native del paese: il ministro Francesco Fabbri, nel giorno anniversario della sua nascita, il 15 agosto 1921, e la sorella Teresa, scomparsa il 12 agosto 2017, insegnante elementare per molti anni, stretta collaboratrice del fratello Francesco, prima presidente del Consorzio Bim Piave Treviso e poi alla guida della Fondazione Francesco Fabbri, assumendo quindi il ruolo di presidente emerito fino alla sua morte, sempre sensibile, attenta e generosa benefattrice in varie forme della parrocchia di Solighetto. Di seguito una riflessione di Marco Zabotti sull’illustre statista.
Sono passati 46 anni dalla morte di Francesco Fabbri, scomparso prematuramente cinquantacinquenne per malattia il 20 gennaio 1977, quando era Ministro in carica della Marina Mercantile nel terzo governo Andreotti. Che dire, oggi, di Fabbri, che possa essere memoria feconda e insieme riferimento importante per il presente e il futuro della nostra comunità civile? Innanzitutto, serve proprio l’impegno a ricordare.
Francesco Fabbri, per parte sua, non è mai stato dimenticato e continua ad essere compianto ma, soprattutto, rimpianto. Proprio di recente lo hanno dimostrato il favore e i consensi registrati per l’intitolazione all’insigne parlamentare e uomo di governo del nuovo palazzetto dello sport pievigino, che ora si chiama PalaFabbri dopo un percorso avviato con una petizione e concluso con la felice sinergia tra associazioni e istituzioni locali.
Anche gli attestati, le reazioni e i sentimenti espressi nell’occasione di questa cerimonia ufficiale del 27 maggio scorso confermano che il ricordo è vivissimo in tante generazioni della Marca Trevigiana, e non solo, sempre alimentato del resto in tutti gli anni seguiti al 1977, e che la profonda riconoscenza per la figura e l’opera esemplare di Francesco Fabbri si è come tramutata in un sentimento di nostalgia e di ammirazione senza tempo per uno statista che ha manifestato in concreto il senso autentico del servizio disinteressato a lungimirante alla società e alle istituzioni.
“Una vista spesa per la politica, un esempio per i giovani, un uomo da ricordare per la saldezza dei suoi valori e per la rettitudine dimostrata in tutto il suo percorso”: così scriveva il presidente emerito del Senato della Repubblica, Franco Marini, all’inizio del più recente volume biografico di cui è autore Ivano Sartor, pubblicato nel 2018 per iniziativa della Fondazione Francesco Fabbri.
Animato da profonda fede cristiana, egli aveva maturato proprio nei campi di concentramento nazisti la scelta definitiva e totale di impegnarsi per la libertà e la democrazia e di dedicarsi totalmente, senza riserve, alla politica come “forma esigente di carità” verso tutti, e in particolare verso i più bisognosi. Nel pensiero e nell'azione competente, concreta e di amore alle persone e al territorio fu un vero leader democratico cristiano, allievo di fatto del grande economista e sociologo cattolico conterraneo, Giuseppe Toniolo, come lui “riformatore sociale che prima di tutto è riformatore di sé stesso”, ispirandosi ai più alti valori umani e cristiani. Svolse tutti i ruoli istituzionali a partire da sindaco di Pieve di Soligo, vicepresidente della Provincia di Treviso e fino a deputato, senatore, sottosegretario di Stato e ministro della Repubblica.
Allo stesso tempo, fu impegnato in tantissime realtà culturali, cooperative, economiche e sociali che da lui furono ideate, promosse, avviate e guidate - una per tutte, il Consorzio Bim Piave Treviso, da lui fondato con una intuizione formidabile e anticipatrice - in una sintesi completa e vitale dei principi della sussidiarietà, del protagonismo dei corpi intermedi, della buona amministrazione, del rigoroso rispetto delle istituzioni.
Oggi si avverte profonda nostalgia per la personalità del ministro Fabbri, si diceva, e per il suo sguardo lungo di statista che è artefice di sviluppo e pensa e agisce per le nuove generazioni, proprio come il giovane militare nella sofferenza dei lager tedeschi provava nostalgia per la libertà e per le immagini, i pensieri e i sentimenti del luogo natio, della famiglia, delle feste e delle tradizioni della casa ancora lontana. “Ho sempre sognato e tanto sperato che il giorno della fine delle nostre sofferenze di prigionia, dovesse essere un radioso mattino di primavera. E difatti è così: il sole splende a festa oggi, il cielo è chiaro e luminoso, i nostri animi leggeri. Il reticolato nudo e spinoso s’è destato al sole d’aprile e ha germogliato il fiore della libertà”: così Francesco Fabbri il 13 aprile 1945 nel suo diario di guerra.
Oggi, a 102 anni esatti dalla sua nascita, la sua lezione è intatta, i suoi insegnamenti di straordinaria attualità, la sua fede nella libertà aiuta tutti e ciascuno a rinnovare l’impegno per il bene comune, a cercare di vincere l’assedio del reticolato delle difficoltà del nostro tempo. Ecco Francesco Fabbri, un bene autentico che appartiene all’intera comunità, un simbolo vero di rinascita morale e civile per tutto il Paese.
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