Beatitudine oceanica
Riflessioni sulla Parola della domenica.
Domenica 22 maggio - Santissima Trinità - anno C - salmi propri - colore liturgico bianco Pr 8, 22-31; Sal 8; Rm 5, 1-5; Gv 16, 12-15 O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
La Creazione nel libro dei Proverbi (prima lettura della liturgia odierna) è cantata come un’attività ludica, come un gioco, come l’opera di un artista che non crea per bisogno, per desiderio di potere o di possesso, ma per la gioia di farlo. Non possiamo non essere colpiti dal tono leggero, giocoso, di questa pagina. Il mondo emerge come una realtà bella, armoniosa, come una trama di meraviglie intessuta dalla mano creativa di un artista. Dalla contemplazione di questa bellezza sorge spontaneo l’invito a seguire il Signore presente nei versetti conclusivi: “beato chi vorrà ascoltarlo ed accoglierlo”.
I cristiani, a partire dall’evangelista Giovanni, hanno visto in questa sapienza di Dio la figura di Gesù, il primogenito di ogni creatura: il figlio che era col Padre fin dalla creazione del mondo. Accostandoci al creato dobbiamo quindi ricuperare lo stupore, la meraviglia, la lode al Signore come ci ha suggerito il salmo responsoriale che glorifica la grandezza del nome di Dio su tutta la terra. Noi non siamo infatti frutto del caso o della necessità, ma di un sapiente disegno di Dio, che è possibile leggere nelle leggi della natura e dell’architettura stessa dell’universo. Nel vangelo poi Gesù ci dice: “Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete portarne il peso”.
Gesù se ne va senza aver detto e risolto tutto. Ha fiducia in noi, ci inserisce in un sistema aperto e non in un sistema chiuso: lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. È bello sapere, dalla bocca di Gesù, che non siamo dei semplici esecutori di ordini, ma – con lo Spirito – inventori di strade, per un lungo corroborante cammino. Che la verità è più grande delle nostre formule. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga. Che nel Vangelo scopri nuovi tesori quanto più lo apri e lo lavori. La verità tutta intera di cui parla Gesù non consiste in formule o concetti più precisi, ma in una sapienza del vivere custodita nella vicenda terrena di Gesù. Una sapienza sulla nascita, la vita, la morte, l’amore, su me e sugli altri, che gli fa dire: “io sono la verità” e, con questo suggeritore meraviglioso, lo Spirito, ci insegna il segreto per una vita autentica: in principio a tutto ciò che esiste c’è un legame d’amore. L’uomo è relazione oppure non è. Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La festa della Trinità è come uno specchio: del mio cuore profondo, e del senso ultimo dell’universo.
Davanti alla Trinità mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero. Abbracciato, come un bambino. Abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato e che si chiama: comunione. Papa Paolo VI ha definito la Santissima Trinità come “Beatitudine oceanica”. Voglio farvi un augurio: per ciascuno di voi e per quanti vi sono cari, auguro e prego perché possiate avere una vita immersa in questa beatitudine oceanica che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La Trinità è veramente la migliore comunità: riusciamo a scoprirne qualche riflesso nelle nostre comunità?
Don Piergiorgio Sanson
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