Oggi Domenica
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In fila con i peccatori

La riflessione sul Vangelo della domenica.

In fila con i peccatori

Domenica 8 gennaio - Battesimo del Signore - anno A - salmi propri - colore liturgico bianco Is 42, 1-4. 6-7; Sal 28; At 10, 34- 38; Mt 3, 13-17

Il Signore benedirà il suo popolo con la pace ono passati 30 anni dalla visita dei magi d’Oriente e il piccolo Gesù è cresciuto ed è diventato un uomo. Dopo anni di nascondimento e di normalità, Gesù decide di uscire allo scoperto, di iniziare la sua missione, di rivelare il vero volto di Dio. E da dove inizia? Dopo millenni di attesa qual è la sua prima mossa? Qual è la scelta programmatica? Si mette in fila con i peccatori! Sconcertante! La fantasia di Dio è davvero infinita! Dopo trent’anni di silenzio, Gesù figlio di Maria e di Giuseppe esce allo scoperto e sceglie come primo pulpito della sua manifestazione il fiume Giordano, dove il cugino asceta ha iniziato il ministero profetico di battezzatore. Gesù inizia da qui. È una scelta precisa. In silenzio si mette in fila con i peccatori e persino Giovanni rimane stupito: “Ma S come? Tu vieni da me? Tu ti metti in fila con i peccatori?”.

Il battesimo di Gesù parve a Giovanni stesso un controsenso. È come se un papa, al momento dell’elezione, anziché benedire la gente chiedesse alla folla di benedirlo, o meglio, chiedesse una preghiera di benedizione su di lui. Uno scacco alle gerarchie o un gesto di “giustizia” e di “umanità”? E Dio confermò il suo compiacimento su Gesù al Giordano con i segni biblici della sua presenza: fra questi la colomba. È come se all’elezione di quel papa stazionasse una colomba sul comignolo prima della fumata bianca. Forse è capitato qualche anno fa… Ad ogni modo mi piace questa uscita del Battista, perché svela uno stupore di cui noi, purtroppo, non siamo più capaci! Giovanni probabilmente si aspettava da Gesù una prima mossa diversa, attendeva che il Messia si rivelasse a Gerusalemme annunciando con un grande e solenne discorso il Regno di Dio e il suo imminente giudizio; si aspettava una rivelazione potente, guarigioni di massa e miracoli a ripetizione per togliere ogni dubbio sull’identità messianica del figlio del falegname. E invece no.

Gesù sceglie una via diversa a cui rimarrà fedele per tutta la sua vita e che lo porterà sulla croce. In fila con i peccatori al fiume Giordano, crocefisso in mezzo ai peccatori sul calvario. È meravigliosa questa solidarietà di Gesù con il suo popolo, con gli ultimi, con gli scartati. La voce del Padre, quella dal cielo, conferma che lui si riconosce in quello stile messianico, che il figlio è la trascrizione storica del suo Volto. E il Figlio, da parte sua, dichiara che il progetto della sua esistenza è “compiere ogni giustizia”, cioè realizzare il piano di salvezza del Padre. Se Dio si è manifestato in Gesù, nelle sue scelte esistenziali e nel suo insegnamento, soprattutto nella sua fedeltà incrollabile fino alla croce, non c’è altro itinerario che possa riempire con successo l’esistenza.

Nel segno del nostro battesimo Dio ci ha comunicato il suo Dna, ha piantato dentro di noi la sua divinità e ad ognuno di noi Dio dice: “Tu ora sei mio figlio nel quale io mi trovo a mio agio perché sei il mio amore”. Di solito, quando si entra in chiesa, prendiamo un po’ di acqua benedetta e ci facciamo un segno di croce. Con quel gesto noi mettiamo in evidenza la nostra identità di Figli di Dio, bisognosi della sua misericordia e dell’amore dei fratelli, memori che, attraverso l’acqua del Battesimo siamo entrati tra le braccia della madre Chiesa, impegnandoci, come Gesù, a seminare il bene.

Don Piergiorgio Sanson

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