Povera croce?
Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Alcuni anni fa sono stato invitato a celebrare la messa nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, patrona di un’omonima comunità ecclesiale di base in Brasile. Come segno di riconoscenza mi hanno offerto in una confezione accurata una bella croce da tavolo, che ho aperto e, commosso, ringraziato all’istante. In casa poi guardando bene ho visto il marchio: Made in China. Ho pensato: quelli che l’hanno fabbricata e commercializzata si rendevano conto di cosa significava? Immaginavano il grande valore simbolico che la croce rappresenta per i cristiani e per l’umanità intera? Forse molti dei poveri cristi che l’hanno fabbricata sono in A sintonia con il Crocifisso più di molti di noi che ci diciamo cristiani.
A questo proposito mi viene in mente la nota provocazione del grande pensatore Soren Kierkegaard: “Chi è un professore di teologia?”. E rispondeva: “È uno che insegna perché un altro è stato crocifisso!”. La risposta provocatoria fa pensare a me e, suppongo, a tutti i preti e vescovi, catechisti e operatori pastorali e, in certo modo, a tutti i cristiani. Quante volte riduciamo la croce ad un oggetto: moltiplicata innumerevolmente, venduta spesso a sovraprezzo per presunte capacità magiche, esibita in tutte le forme, inflazionata, banalizzata e perfino disprezzata e bestemmiata. È, a volte, amuleto e portafortuna. Il pericolo più grave lo corriamo se diventiamo burocrati del sacro, come spesso denuncia papa Francesco. Simile rischio è sempre in agguato e può deformarci in parassiti della Croce di Cristo.
Già l’apostolo Paolo allertava i predicatori e gli evangelizzatori su questa deriva: Cristo mi ha mandato ad annunciare il Vangelo ma non con sapienza di parola, perché non venga resa vana (lett. svuotata) la croce di Cristo (1Cor 1, 17). L’incoerenza tra parole e vita genera un poco alla volta la fatale indifferenza, già ravvisata da Paolo tra i cristiani della pur prediletta comunità di Filippi (3, 18): Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. Simone di Cirene, che ha aiutato Gesù a portare la croce, anche se per forza, ci offre l’esempio. Sempre Paolo ci esorta a seguirlo, ma per amore: Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2). È un programma completo di vita cristiana, tanto necessario e ancor più luminoso nel sistema individualista e menefreghista in cui siamo tentati di scivolare. Vedendo la sofferenza anche i bambini piangono, ma non capiscono. Capire non basta, piangere è poco. Capire e piangere è molto. Capire, piangere e aiutare a portare la croce è tutto.
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