GIOVANNI PAOLO II: vent'anni dopo, quale la sua attualità?
In un mondo e una chiesa profondamente trasformati
Alessio Magoga
06/04/2025
Giovanni Paolo II - Foto Siciliani-Gennari/SIR

A vent'anni dalla scomparsa di San Giovanni Paolo II, facciamo memoria dell'onda emotiva del 2005 e ci interroghiamo sull'eredità del suo Pontificato, tra cambiamenti nel mondo e nella Chiesa

Chi nel 2005 aveva l'età per comprendere ricorda vividamente la sera del 2 aprile, quando la notizia della scomparsa di Giovanni Paolo II scosse il mondo. Un'onda di preghiera e commozione aveva già avvolto il Pontefice nei giorni precedenti, culminando in un afflusso storico a Roma: tre milioni di persone al funerale e milioni in fila davanti alla sua salma. Anche nelle nostre comunità, le messe in suffragio testimoniarono un coinvolgimento emotivo intenso e trasversale. Il coinvolgimento emotivo di quei giorni fu davvero intenso e trasversale, dentro e fuori la Chiesa.

Vent'anni dopo: un impatto ridimensionato?

A vent’anni di distanza sono cambiate tante cose. Il mondo, certo, è cambiato. Ma è cambiata anche la Chiesa. L’impatto del papato di Giovanni Paolo II, canonizzato nel 2014 da Papa Francesco, oggi appare ridimensionato. I suoi documenti magisteriali – solo per fare un esempio – sembrano meno capaci di leggere le istanze della Chiesa e della società di oggi (e sono anche meno frequentemente citati). Qualche storico – ci riferiamo in particolare ad Andrea Riccardi ed al suo volume: “La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo” – si chiede se il pontificato di Woytila, così caratterizzato dal carisma della sua forte personalità, sia stato “un’eccezione oppure un’illusione” all’interno della linea di crisi che dalla Chiesa post-conciliare arriva sino ad oggi.

La "rinascita" degli anni '80 e '90: fermento pastorale e vocazionale

Tanti i segni della “rinascita” della Chiesa cattolica di allora. Dopo la forte decrescita degli anni ’70, negli anni ’80 e ’90 si registrò una significativa ripresa del numero di seminaristi e religiosi proprio nella vecchia Europa. La vivacità della proposta (e della risposta) vocazionale di quegli anni è segnalata anche dalla nascita nella nostra diocesi della Comunità vocazionale di Premaor (1988). Molti ricorderanno il fervore di attività pastorali e di proposte giovanili che animava le comunità parrocchiali di allora: le più grandi, certo, ma anche quelle più piccole, capaci di proporre iniziative attraenti per giovani e adolescenti. Per rendersene conto, basta sfogliare le pagine de L’Azione di quell’operoso e creativo ventennio.

Dopo il Grande giubileo del 2000 e in concomitanza con l’aggravarsi dello stato di salute di Giovanni Paolo II, che lo condusse alla morte nel 2005, la situazione ecclesiale cominciò a mutare o – come suggerisce Andrea Riccardi – a riprendere il “trend” precedente: quello della crisi avviata immediatamente dopo il post Concilio. Ora ci troveremmo dentro ad una fase di “transizione” dalla quale la Chiesa non sembra ancora essere uscita.

L'eredità di Giovanni Paolo II: due aspetti ancora attuali

I 26 anni del pontificato di San Giovanni Paolo II vanno, quindi, archiviati e consegnati alla storia (ed agli studi degli storici)? Ovviamente no. Almeno due aspetti appaiono assolutamente attuali. Il primo è il costante riferimento a Cristo “redentore dell’uomo” (è il titolo della sua enciclica programmatica del 1979): Giovanni Paolo II non ha semplicemente annunciato Cristo, ma lo ha costantemente indicato come risposta alle domande più profonde dell’uomo, valorizzando sia il messaggio cristiano sia le istanze dell’umano. Anche oggi risulta urgente l’attitudine a leggere e interpretare la situazione dell’uomo contemporaneo per annunciargli adeguatamente il Vangelo.

In secondo luogo, Giovanni Paolo II si è impegnato in modo rilevante nel ridare centralità e unità all’Europa, superando (e vincendo) le divisioni tra Est ed Ovest: sia in chiave pastorale (pensiamo alla “Nuova evangelizzazione” da lui promossa) sia in prospettiva politica (il crollo della “cortina di ferro”). In altre forme, anche oggi, questo appello all’unità ed al protagonismo dell’Europa risuona quanto mai urgente da un punto di vista ecclesiale e da un punto di vista geopolitico.

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