
Cresce l’attesa per l’elezione del nuovo papa. Venerdì scorso - 2 maggio - come avviene di prassi in prossimità dell’inizio del Conclave, è stato montato il comignolo sul tetto della Cappella Sistina. Si tratta di uno dei momenti più iconici che ci accompagneranno nel periodo del Conclave, fino all’elezione del nuovo papa, il 267° successore di Pietro. E’ proprio da quel comignolo, infatti, che il mondo apprenderà dell’elezione avvenuta, e l’attesa comincia già da ora, visto che il Conclave è ormai prossimo e comincerà mercoledì 7 maggio
Alle 10 ci sarà la messa “Pro eligendo Pontifice”, seguita dall’ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina in processione, alle 16.30. Poi il giuramento e l’”extra omnes” (fuori tutti) pronunciato dal Maestro delle cerimonie, mons. Diego Ravelli.
La fumata bianca sarà il segno che la cristianità ha un nuovo leader. Tra le curiosità dello scorso Conclave, la presenza di un gabbiano che ha stazionato proprio sul comignolo più famoso al mondo, subito prima la fumata nera che di fatto ha inaugurato il pontificato di Jorge Mario Bergoglio, per la gioia dei fotografi. Chissà se la scena si ripeterà ancora, fra pochi giorni. Dal comignolo issato oggi sul tetto della Sistina il mondo – attraverso le fumate – saprà quando sarà eletto il nuovo Papa.
I cardinali. Alla scomparsa del Pontefice, il Collegio Cardinalizio durante le Congregazioni generali, decide la data del Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice, da tenersi tra i quindici e i venti giorni in Vaticano, nella Cappella Sistina. Il termine Conclave deriva dal latino “cum clavis”, cioè un luogo chiuso a chiave, dove si riuniscono i cardinali per eleggere il nuovo papa, in segretezza e senza alcuna possibilità di contattare l’esterno. Gli alloggi sono allestiti a Casa Santa Marta, scelta come residenza di Papa Francesco per i suoi dodici anni di pontificato.
Le votazioni. Con la Costituzione entrata in vigore nel 1996, la Universi Dominici Gregis, Giovanni Paolo II ha abolito due dei tre metodi tradizionali di voto. Non è più possibile la nomina per acclamazione unanime da parte del collegio dei cardinali e l’elezione per compromesso, ovvero il sacro Collegio non può più delegare la decisione a un gruppo di grandi Elettori (composto da 9 a 15 cardinali). Oggi per eleggere il Papa è necessaria la maggioranza qualificata (due terzi) dei voti espressi da tutti i cardinali. Con la Lettera apostolica De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis, dell’11 giugno 2007, Benedetto XVI ha infatti ristabilito la norma, sancita dalla tradizione, secondo la quale per la valida elezione del Romano Pontefice “è sempre richiesta la maggioranza dei due terzi di voti dei Cardinali elettori presenti”, per tutti gli scrutini e indipendentemente dalla durata del Conclave. Attualmente sono 133 i cardinali candidabili al soglio pontificio, dopo dieci Concistori convocati da Papa Francesco in dodici anni di pontificato. Servono quindi 89 voti tra i porporati per essere eletti a successore di Pietro. Due i cardinali che hanno segnalato la loro assenza dal conclave per motivi si salute: i cardinali Cantonio Cañizares Llovera e John Njue. Quattro, al momento i cardinali elettori che devono ancora raggiungere Roma. Il cardinale Vinko Puljic ha comunicato invece che sarebbe giunto nella Capitale.
Le fumate. Al momento del primo scrutinio, i cardinali scrivono il nome del loro candidato su una scheda, la piegano e la depositano in un calice. Le schede vengono poi scrutinate e i risultati vengono annunciati. Se nessuno ottiene la maggioranza richiesta (due terzi dei voti), le schede vengono bruciate, producendo una fumata nera che segnala al mondo che l’elezione non è ancora avvenuta, e si passa dunque ad una nuova votazione. Nelle votazioni dalle quali emerge il nome del nuovo Papa, le schede vengono bruciate con paglia secca, la cui combustione dà luogo alla classica fumata bianca.
L’elezione e l’accettazione. Una volta raggiunto il quorum per l’elezione canonicamente valida del nuovo Papa, il cardinale decano – in questo caso il presidente dell’assemblea, che è il cardinale Re – si rivolge a lui con la domanda: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?” E, dopo la risposta, l’altra domanda: “Con quale nome vuoi essere chiamato?”. Dopo questa breve cerimonia nella Sistina, avviene la bruciatura delle schede e la fumata, che è bianca se l’accettazione è avvenuta viene accompagnata dal suono delle campane. A quel punto, il Pontefice nuovo va nella cosiddetta “Stanza delle lacrime”, per indossare le vesti papali e torna nella Sistina, dove c’è un’altra piccola cerimonia con una preghiera, la lettura di un passo del Vangelo tipicamente legato al ministero petrino, e una preghiera in cui entrano come attori il primo dell’Ordine dei diaconi, il primo dell’Ordine del presbiteri, il primo dell’Ordine dei vescovi. Segue l’atto di ossequio e di obbedienza dei cardinali al nuovo successore di Pietro, sempre nella Sistina.
L’affaccio e il primo “Urbi et orbi”. Il nuovo Papa, appena eletto, mentre esce dalla Cappella Sistina dopo l’atto di omaggio dei cardinali, per andare alla Loggia passa attraverso la Cappella Paolina e fa una breve preghiera personale, silenziosa davanti al Santissimo Sacramento. Poi riprende il cammino e si affaccia alla Loggia delle Benedizioni per dare alla folla in Piazza san Pietro il suo saluto e impartire la prima benedizione “Urbi et Orbi”. In quest’occasione il protodiacono, attualmente Dominique Mamberti, ha il compito di annunciare al mondo, dalla loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro, la celeberrima frase “Habemus Papam”, seguita dal nome del nuovo Pontefice. In quell’occasione, il protodiacono annuncia anche l’indulgenza, come si fa a Pasqua e a Natale. All’annuncio segue il primo incontro tra il nuovo vescovo di Roma e il suo popolo che dall’elezione di Giovanni Paolo II ha ormai un cerimoniale tutto suo legato al momento. Ciò che non cambia è che il nuovo Papa si affaccia dalla loggia e impartisce la sua prima benedizione “Urbi et Orbi”.
M. Michela Nicolais