Il nuovo anno porta con sé molte speranze e attese ma anche altrettanti timori e preoccupazioni.
Per la Chiesa cattolica, il 2025 sarà l’anno del Giubileo, anno di speranza e di grazia. Per la nostra diocesi sarà l’anno del saluto, ricco di gratitudine, al vescovo Corrado e l’anno di attesa del nuovo Pastore.
Per l’Italia sarà un anno impegnativo per la congiuntura economica complicata che metterà a dura prova il governo Meloni (e l’intera Nazione). Sarà l’anno in cui si attenderanno novità decisive per il conflitto in Ucraina e per quello in Palestina (ma anche in Siria, in Medioriente e in molti altri luoghi del mondo).
Il 2025 sarà l’anno della Presidenza di Trump negli USA, con la presenza (ingombrante) di Elon Musk; l’anno del nuovo (e incerto) governo francese a guida Bayrou, nominato da Macron in un contesto conflittuale; sarà l’anno delle elezioni anticipate (a febbraio) in una Germania che appare sempre meno la locomotiva d’Europa... Solo per citare alcune situazioni che ci interpellano. Un anno di grandi attese e speranze ma anche di grandi interrogativi ed incertezze.
Il nuovo anno, però, avrà almeno un punto fermo che si staglia nitido all’orizzonte: è l’intelligenza artificiale. Si vanno configurando con maggiore evidenza, gli ambiti in cui questa nuova tecnologia si va imponendo. Sarà necessario imparare ad utilizzarla, consapevoli delle opportunità (e dei limiti) che essa porta con sé. Bisognerà essere capaci di sviluppare, noi umani, quei talenti come creatività, fantasia, originalità che una macchina non sarà mai in grado di replicare. L’intelligenza artificiale ci chiederà (chiede già oggi) di specializzarci in “umanità”. Tutto il resto potrà farlo lei (o quasi).