
“A me piace fare tutti gli anni quello che ha fatto Gesù il Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, in carcere. Quest’anno non posso farlo, ma posso e voglio essere vicino a voi. Prego per voi e per le vostre famiglie”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco, che nel pomeriggio di ieri - giovedì 17 aprile - si è recato in visita alla Casa Circondariale di Regina Coeli. La visita è durata circa 30 minuti. Accolto dal direttore del Carcere, Claudia Clementi, e dal personale, il Santo Padre ha raggiunto la rotonda principale, dove ha incontrato circa 70 detenuti, di varie nazionalità, che partecipano regolarmente alle attività e alle catechesi organizzate dal cappellano dell’Istituto.
Dopo un breve saluto da parte del direttore, il Papa si è rivolto ai presenti con le parole citate sopra. Al termine di un momento di preghiera, ha poi salutato individualmente ciascuno dei detenuti nella rotonda. Infine, ha rivolto nuovamente la parola ai presenti per pregare insieme il Padre Nostro e impartire loro la sua benedizione. Il Papa era già stato nel penitenziario romano nel 2018, per la Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi. Alla mattina, la Messa del crisma è stata presieduta nella basilica di San Pietro dal card. Domenico Calcagno, presidente emerito dell’Apsa, che ha letto il testo dell’omelia preparato dal Santo Padre. Nel pomeriggio il card. Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, ha presieduto nella basilica di San Pietro la Messa In Coena Domini.
La messa crismale. “L’anno giubilare rappresenta, per noi sacerdoti, una specifica chiamata a ricominciare nel segno della conversione. Pellegrini di speranza, per uscire dal clericalismo e diventare annunciatori di speranza”. Lo scrive il Papa, nel testo dell’omelia della messa crismale. “Il pastore che ama il suo popolo non vive alla ricerca di consenso e approvazione a ogni costo”, il monito nel giorno in cui si rinnovano le promesse sacerdotali. “Mai scoraggiarsi, cedere, sì! Credere che Dio non fallisce con me! Dio non fallisce mai”, l’indicazione di rotta. “Bando alla disperazione! Restituzione, invece, e remissione dei debiti; ridistribuzione di responsabilità e di risorse: il popolo di Dio si attende questo. Vuole partecipare e, in forza del battesimo, è un grande popolo sacerdotale”, il legame tra la vocazione sacerdotale e l’Anno giubilare: “Il campo è il mondo. La nostra casa comune, tanto ferita, e la fraternità umana, così negata, ma incancellabile, ci chiamano a scelte di campo. Molte paure ci abitano e tremende ingiustizie ci circondano, ma un mondo nuovo è già sorto. Dio ha tanto amato il mondo da dare noi il suo Figlio, Gesù. Egli unge le nostre ferite e asciuga le nostre lacrime”.
La messa “In Coena Domini”. “Anche noi oggi stiamo attraversando una dura prova, e anche tra noi c’è quel Giuda che prendeva quello che era rimasto in cassa e che venderà il Maestro per trarne profitto economico e potere”. Così il card. Gambetti, nell’omelia della messa “In coena Domini”, ha attualizzato l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. “Il mondo ci sta portando via quello che avevamo in cassa, i nostri valori”, ha proseguito il cardinale: “l’intelligenza, la coscienza, l’amore umano. Siamo tutti in vendita, sulla base del rapporto tra costi e benefici, per un qualche profitto economico o di potere. Non vi è più cura delle relazioni, familiari, amicali o professionali che siano, e non vi è compassione per gli emarginati, i migranti, l’ambiente. Il mondo ci tradisce, ci consegna, ci vende per ricavarne qualcosa, come fa Giuda con Gesù o anche noi, quando mediante la religione perseguiamo qualche forma di gloria, quando per qualche bene materiale o per potere vendiamo la nostra fede”. Anche oggi, però, “Gesù ci ama: non vuole vincere, essere applaudito o arricchirsi, la sola cosa che gli interessa è l’amore. Questo è l’unico sacerdozio”.
M. Michela Nicolais