ALTAMARCA: Manifesto del Comitato Conegliano Valdobbiadene Docg
Per la difesa e la valorizzazione della zona geografica storica di Conegliano e Valdobbiadene
Redazione Online
13/08/2025

Il Comitato Conegliano e Valdobbiadene, nato un anno fa, dopo il successo di partecipazione e consenso raccolto nella sua prima uscita pubblica con il convegno tecnico di Farra di Soligo, che si è interrogato sul futuro della Denominazione Conegliano Valdobbiadene DOCG, ha deciso di fare un passo avanti, stilando il suo Manifesto.

Una vera e propria dichiarazione di intenti per la difesa e la valorizzazione della zona geografica storica di Conegliano e Valdobbiadene: “Non abbiamo scritto questo Manifesto per aggiungere un’altra voce al rumore. Lo abbiamo scritto - afferma Maurizio Favrel, coordinatore del Comitato Conegliano Valdobbiadene - perché oggi è necessario tracciare un confine netto tra chi crede che il territorio sia solo uno sfondo e chi sa che è sostanza, storia, carattere, non solo un nome da proteggere, ma un’identità da riconoscere. Un’identità che si è formata nel tempo, sulle colline, nei libri, nel lavoro, nei nomi delle persone e delle famiglie. Questo Manifesto è il nostro punto fermo, non per chiudere, ma per aprire un dialogo chiaro, libero da ambiguità e scorciatoie. Chi parla di questo territorio d’ora in poi dovrà farlo con la stessa precisione con cui è stato costruito. Chi lo rappresenta, lo deve conoscere. E chi lo consuma, ha il diritto di sapere esattamente da dove viene ciò che beve”.

Un territorio che parla di sé

Il Manifesto racconta un paesaggio che ha plasmato la cultura e l’economia di un’intera comunità: “Siamo la terra dei ciglioni e dei terrazzamenti inerbiti, dei suoli nati dal mare, dei boschi e dei corsi d’acqua, dei sentieri e delle colline scolpite dal tempo e dal lavoro dei viticoltori - aggiunge Stefano Pola, vice-coordinatore del comitato. Qui è nata la prima Strada del Vino nel 1966, la prima Confraternita non religiosa nel 1946 ed il primo Istituto enologico d’Italia nel 1876, il ‘Cerletti’, tuttora punto di riferimento nella formazione enologica e nella ricerca”.

Un’identità radicata che oggi rischia di essere diluita, o confusa, da narrazioni imprecise: “Non possiamo accettare - continua Favrel - che si usino espressioni generiche come ‘Le Colline del Prosecco’ per indicare un territorio che ha un nome preciso e riconosciuto. Né possiamo tollerare che immagini e simboli del Conegliano Valdobbiadene vengano associati a prodotti diversi, generando confusione nei consumatori. Non possiamo accettare che vi siano commistioni di interessi, magari anche in conflitto fra loro, quando devono essere prese decisioni che riguardano la Denominazione. È un territorio che abbiamo ereditato. Lo abbiamo reso sostanza. E oggi lo rivendichiamo”.

Gli impegni del Comitato

Il Comitato si impegna a giungere ad un unico nome riconducibile e spendibile per contraddistinguere il prodotto che dall’area geografica prende il suo nome, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco. Intende inoltre partecipare attivamente al dialogo tra i Consorzi che condividono nel nome della Denominazione d’Origine la parola “Prosecco”, per valorizzare le differenze reciproche e rafforzare la comunicazione delle singole identità.

Tra le priorità figura anche la tutela dell’autenticità del prodotto, contrastando ogni uso improprio o fuorviante della Denominazione, anche attraverso segnalazioni agli organi competenti. Infine, il Comitato aiuterà a sostenere studi e progetti di ricerca, collaborando con la Scuola Enologica ‘Cerletti’ e con il polo universitario di Conegliano per approfondire e raccontare le specificità geologiche, agrarie e culturali dell’area, e per trasmettere alle nuove generazioni l’amore per la propria terra, affinché diventino i custodi consapevoli di un futuro capace di unire tradizione e innovazione.

Guardare avanti con radici profonde

Il Manifesto è una chiamata collettiva a custodire e valorizzare l’eredità di un territorio che non è solo paesaggio, ma anche cultura, sapere, identità. A ribadire il senso di urgenza e concretezza interviene anche Francesco Drusian, vice-coordinatore del Comitato: “Per qualcuno saranno le solite frasi sulla salvaguardia dell’identità, sulla tutela delle nostre colline. Ma se siamo qui a ribadirle è perché, ancor oggi, ci sono persone, anche con ruoli decisionali, che sembrano dimenticare che la priorità va alla Denominazione, non agli interessi personali o a logiche di comodo”.

“Ci auguriamo che questo Manifesto diventi una traccia chiara, una serie di paletti condivisi, da cui non si potrà prescindere nelle future decisioni che riguardano la Denominazione” conclude Maurizio Favrel.