IL RESPIRO DELLA COMUNITA'
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Redazione Online
19/06/2024

Mi sorprende ogni volta il clima di comunità che si respira nei momenti di preghiera nei borghi delle nostre parrocchie. Mi riferisco ai luoghi della recita del rosario nel mese di maggio ma anche ai momenti di preghiera in occasione della benedizione delle famiglie che raccolgono in un unico posto più nuclei familiari. Talvolta in queste occasioni si celebra anche l’eucaristia, in un contesto diverso dal consueto, che può essere quello di una piccola chiesa campestre, in prossimità di un capitello dedicato a qualche Santo particolarmente venerato oppure in uno spazio comunitario vicino alle abitazioni o ai luoghi di lavoro...

Certo, c’è sempre qualcuno che si lamenta del fatto che il prete “non passa più casa per casa” come si faceva una volta. Anche se, per la verità, qualche parroco solerte riesce anche oggi ad incontrare tutte le famiglie, magari accettando il fatto che, per fare il “giro” di tutta la parrocchia, i tempi siano alquanto dilatati. In molti altri casi – credo ormai la maggioranza – si propone una forma di benedizione comunitaria che convoglia in un unico luogo più famiglie del borgo o delle vie più vicine. Ciò è dettato dalla diminuzione del numero dei preti, certamente, ma non solo.

Oggi – come ho già avuto modo di dire – questa modalità di incontro che coinvolge più nuclei familiari in una sola volta mi pare abbia una sua particolare attualità ed anche una sua urgenza. Lo testimonia il fatto che, finito il momento della celebrazione, a differenza di quanto accade generalmente dopo la messa domenicale, qui la gente si ferma e “resta”. Dopo il momento celebrativo, c’è sempre un piccolo convivio e la preghiera si trasforma in dialogo, racconto, condivisione: proprio come doveva essere nelle eucaristie delle prime comunità cristiane, che si celebravano nelle case grazie all’ospitalità di qualche persona generosa.

Senza voler togliere nulla alla benedizione “casa per casa”, che conserva il valore dell’incontro del pastore con ogni singola famiglia della sua parrocchia, tuttavia anche quest’altra modalità ha un suo senso perché – in un tempo segnato dall’individualismo, dalla solitudine e dalla chiusura in sé stessi – offre l’opportunità di ritrovarci come comunità e di ricordarci, non solo a parole ma concretamente, che tutti abbiamo bisogno di questo “respiro comunitario”. Certo, non sarà questa la “punta avanzata” della pastorale, né l’unica carta da giocare nel futuro delle nostre parrocchie, ma sicuramente è una forma concreta e possibile per uscire dal “tempio” ed incontrare, lì dove vivono, le persone e le famiglie delle nostre comunità.

Alessio Magoga