A PROPOSITO DI APPARIZIONI E DISCERNIMENTO
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Redazione Online
22/05/2024

Sta facendo discutere (almeno in alcuni ambienti ecclesiali e non) il recente documento del Dicastero per la dottrina della fede sulle “Norme nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali”, reso pubblico lo scorso 17 maggio. Bisogna subito dire che non c’entra con le cosiddette “apparizioni di Trevignano”, come qualche giornale ha incautamente titolato. La nota vaticana è il frutto di una revisione delle precedenti “Norme” risalenti a Paolo VI: un percorso avviato nel 2019 e durato cinque anni. La nota non intende rispondere ad un caso specifico ma fare chiarezza su una questione – quella della procedura da seguire nel discernimento dei fenomeni soprannaturali – che ha una lunga tradizione e che riguarda tutta la Chiesa.

Altrove si è detto che il documento vuole essere una “stretta in materia di apparizioni” e che addirittura, attraverso di esso il Vaticano voglia “impedire alla Madonna di apparire”. Niente di più falso e di fuorviante! Il documento in oggetto, in realtà, dichiara apertamente che “se, da una parte, tutto ciò che Dio ha voluto rivelare lo ha fatto mediante il suo Figlio e nella Chiesa di Cristo vengono messi a disposizione di ogni battezzato i mezzi ordinari di santità; dall’altra, lo Spirito Santo può concedere ad alcune persone esperienze di fede del tutto particolari” (n. 4). Come a dire che lo Spirito è assolutamente libero e – senza intaccare la pienezza della rivelazione che si è già compiuta in Cristo – la sua azione “include la possibilità di arrivare ai nostri cuori attraverso alcuni eventi soprannaturali, come ad esempio le apparizioni o visioni di Cristo o della Vergine Santa e altri fenomeni”. Nessuna stretta, quindi, né alcun limite alla libertà dello Spirito Santo!

È stato anche fatto intendere che il documento del Dicastero consegni ogni decisione su questa materia così delicata solo al Papa, concentrando in lui tutto il potere di discernimento sulla “soprannaturalità” – e conseguentemente sulla bontà – di un’apparizione. Anche questa affermazione non corrisponde al vero. Il documento intende evitare le contraddizioni e i fraintendimenti che si sono verificati in passato e scoraggiare lungaggini nel trattare fenomeni che richiedono degli interventi pronti e illuminati da parte dell’autorità ecclesiastica. Da qui, la delineazione – “nero su bianco” – della procedura: l’intervento del vescovo locale, che in alcuni casi può essere coadiuvato anche da una commissione, ed il coinvolgimento del Dicastero per la dottrina della fede. La novità del documento sta proprio nel maggiore risalto assegnato al Dicastero per la dottrina della fede nell’intero processo di discernimento, che nella più favorevole delle ipotesi potrà portare al “nihil obstat” (il “nullaosta” alla devozione popolare) senza pronunciarsi però sulla “soprannaturalità”: tale riconoscimento è, sì, una possibilità concessa solo al Papa ma “in via del tutto eccezionale”.

La nota vaticana, in definitiva, non ha l’obiettivo di “spegnere lo Spirito” e la sua libertà di azione, ma di precisare le condizioni per un autentico discernimento dei “presunti fenomeni soprannaturali”, nella chiarissima consapevolezza – come testimoniano i numerosi santuari cari al popolo di Dio – che “tante volte queste manifestazioni hanno provocato una grande ricchezza di frutti spirituali, di crescita nella fede, di devozione e di fraternità e servizio”.

Alessio Magoga