EDITORIALE: "Conclave", uno sguardo sulla Chiesa
Un film che fa riflettere sul presente e sul futuro
Alessio Magoga
21/01/2025

“Conclave” è il titolo del film del regista austriaco Edward Berger, che ha trasposto in versione cinematografica l’omonimo romanzo di Robert Harris (2016). Da diverse settimane è proiettato nei vari cinema, anche del nostro territorio, e merita certamente qualche considerazione.

Come è chiaro dal titolo, il film si concentra sui giorni successivi alla morte di un papa che è collocato nel nostro tempo storico, ma di cui non si fa il nome (anche se qualche allusione al suo pontificato non lo rende così dissimile dallo stile di papa Francesco). Si tratta dei giorni in cui viene indetto, organizzato e condotto il conclave che porta all’elezione del successore. Per quasi due ore, grazie soprattutto al punto di vista di uno dei protagonisti (il cardinale decano cui spetta l’incombenza della gestione di tutto il conclave), gli spettatori sono resi partecipi delle dinamiche che, passo dopo passo, condurranno all’elezione del nuovo papa.

Tralasciando il finale, piuttosto improbabile, che strizza l’occhio al “politicamente corretto”, va subito detto che ciò che accade in un conclave non è e non deve essere noto. Conclave significa “chiuso a chiave”, mentre tutto gli altri sono “fuori” (“extra omnes”). Pertanto, le ricostruzioni del film (e del romanzo) non possono che essere puramente ipotetiche (e romanzesche).

E tuttavia qualche suggestione probabilmente coglie nel segno. Ad esempio, i cardinali del conclave risentono molto della cultura di provenienza che crea affinità ma anche divisioni. Possibile – e un po’ esagerata – la smodata ambizione che travolge alcune figure: ambizione che, allargando lo sguardo nella Chiesa, non riguarda solo i cardinali… Realistica – anche se un po’ troppo semplificata – la distinzione tra conservatori e progressisti, che fa da filo rosso a tutto il dibattito per l’individuazione del successore: i cardinali progressisti puntano su una figura che continui lo stile del papa defunto, mentre i conservatori mirano ad un candidato che intenda attuare una forma di restaurazione e di ritorno al passato.

Certo, messa così può apparire banale, ma in realtà coglie quello che è l’interrogativo di molti cattolici d’oggi, presi dal dubbio se la strada intrapresa sia quella giusta oppure non sia il caso di fermarsi e fare un passo indietro (o cercare altre vie). Tensioni del genere non sono così lontane da quanto si respira anche nelle nostre comunità, dove talvolta si assiste al confronto tra chi vorrebbe proseguire con più decisione sulla strada indicata da papa Francesco e chi vorrebbe fermare il processo, se non addirittura tornare indietro. In gioco ci sono diverse visioni di Chiesa. In gioco c’è, soprattutto, il Concilio Vaticano II (anche se nel film non è mai nominato).

Il valore del film, tuttavia, non sta in questa rilettura un po’ sbrigativa della Chiesa di oggi, ricondotta ad una spaccatura tra destra e sinistra. Piuttosto, sta nel mettere al centro lo sguardo del cardinale decano: è lui che, sebbene con fatica, in mezzo alle ambizioni ed alle tensioni tra cardinali, nonostante le sue personali fragilità e i suoi dubbi, mira tenacemente al bene della Chiesa, tende allo stile del Vangelo, cerca la volontà di Dio… Lui, e non solo lui: anche altre figure appaiono animate, pur nella consapevolezza dei propri limiti, dal sincero desiderio di cercare la verità e il bene.

In quest’ottica, “Conclave” non è da annoverare tra i film scandalistici e anticlericali che sono stati prodotti negli ultimi decenni. Piuttosto, è un appello rivolto a ciascuno – dentro la Chiesa, certo, ma anche fuori – perché segua sempre il bene e la luce della propria coscienza, anche in tempi difficili e complicati. Anzi, soprattutto in tempi difficili e complicati come i nostri.