ACS: "Cristiani più perseguitati che mai"
Le nuove frontiere della persecuzione raccontate da "Aiuto alla Chiesa che Soffre"
Redazione Online
30/10/2019

I cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato e l’asse del fondamentalismo islamista si è ormai spostato dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale ed orientale. È quanto emerge dal nuovo studio sulla persecuzione anticristiana della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS): “Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019” è stato presentato lo scorso 24 ottobre a Roma ed esamina gli sviluppi più significativi nei 20 Paesi che destano maggiore preoccupazione a causa delle violazioni dei diritti umani subite dai cristiani, dal luglio 2017 ad oggi.

«Questo Rapporto che abbiamo tra le mani e che viene presentato oggi, insieme a quello sulla Libertà Religiosa, è uno strumento prezioso», ha affermato il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha lodato il «cammino decennale di ACS che abbatte i confini delle Nazioni e delle confessioni cristiane, aiutando indistintamente cattolici e non, e che unisce la dimensione della conoscenza, della sensibilizzazione e talora della giusta pubblica denuncia, a un cammino di carità operosa che risana, costruisce, progetta, aiuta insomma a far rifiorire».

ACS denuncia come siano quasi 300 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzione. Nel periodo in esame, la situazione è tutt’altro che migliorata e la lista dei Paesi in cui i cristiani soffrono si arricchisce di nazioni quali Camerun, Burkina Faso e Sri Lanka.

Gli ultimi due rappresentano per il direttore di ACS, Alessandro Monteduro, gli esempi più drammatici di questo mutato scenario della persecuzione anticristiana che trova nuove forme e nuove territori anche in virtù dell’inadeguatezza delle strategie finora messe in campo: «Il focus ACS – ha affermato – dimostra purtroppo che la sola risposta militare non è sufficiente. Dal 2017, infatti, dalla sconfitta di Isis nel nord dell’Iraq e in gran parte della Siria, abbiamo assistito alla migrazione del terrorismo in altre aree del mondo, innanzitutto in Africa e in Asia meridionale e orientale. I 20 Paesi che Aiuto alla Chiesa che Soffre evidenzia come territori nei quali le minoranze cristiane soffrono la persecuzione ospitano 4 miliardi di persone. Dunque la difesa della libertà religiosa dovrebbe essere come non mai prioritaria nell'agenda delle grandi potenze nazionali e delle Istituzioni sovranazionali. Così ancora oggi non è!».

Anche le migliorate relazioni diplomatiche tra i capi delle nazioni occidentali e i loro omologhi di regimi come quelli della Corea del Nord o della Cina non devono far pensare a miglioramenti delle condizioni dei cristiani in tali aree, come notato nel suo intervento da Alfredo Mantovano, presidente di ACS-Italia: «Non dobbiamo illuderci che all’eventuale riduzione delle reciproche dotazioni di armamenti, o ai trattati di cooperazione economica corrisponda, all’interno dei confini, un allentamento della persecuzione religiosa. La “via della seta” sarà pure percorsa con più facilità dalle merci e dal denaro, ma mentre Paesi come l’Italia sottoscrivono i relativi accordi, nel sub-continente cinese vi è una ulteriore stretta per le manifestazioni della fede in pubblico (talora anche in privato), che non siano controllate dalle strutture del Partito».

È in Asia meridionale e orientale che, nel periodo in esame, si sono verificati gli attacchi anticristiani più eclatanti, in primis quelli avvenuti in Sri Lanka nel giorno di Pasqua che sono costati la vita a 258 persone.

La ricerca ACS denuncia al tempo stesso la drammatica situazione in Africa, dove negli ultimi anni sempre più formazioni jihadiste hanno colpito i cristiani in sempre più Paesi. Nell’ambito delle violenze anticristiane è alto il prezzo pagato da sacerdoti e religiosi. Infatti, dei 18 sacerdoti e una suora uccisi nel mondo nel 2019, ben 15 sono stati assassinati in Africa, di cui 3 in Burkina Faso.