BELLUNESE: nel parco è tornata la puzzola ma sono scomparse libellule e narcisi
Le notizie sul nuovo numero della rivista "Frammenti"
Soltanto se si conosce è anche possibile tutelare. Questa la consapevolezza che anima “Frammenti”, la rivista annuale di taglio scientifico nata nel 2009. La novità del numero appena uscito e in distribuzione, che è l’ottavo, sta nel cambio dell’editore, che è diventato l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, in convenzione con la Provincia di Belluno, il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e il Parco Naturale delle Regole d’Ampezzo.
Nelle 112 pagine del numero 8 balzano all’occhio alcuni dati. Come quello relativo alla ricomparsa della puzzola europea nel territorio della provincia di Belluno. Il contributo è curato da Gabriele De Nadai, che sul tema ha condotto uno studio approfondito.
Fauna e diodiversità
«La puzzola era una specie molto comune negli anni Settanta», ha spiegato De Nadai. «Era poi andata scomparendo e ora assistiamo a un ripopolamento. L’indagine condotta tra luglio e settembre dello scorso anno, con l’utilizzo del fototrappolaggio, ci ha permesso di individuare un esemplare adulto di sesso maschile a Lorenzago, rinvenuto a seguito di un investimento stradale; un esemplare femmina in comune di Mel; un altro di sesso indeterminato a San Gregorio nelle Alpi». «L’ultimo avvistamento della puzzola europea nel nostro territorio risaliva al 1987-88, in Cansiglio», ha evidenziato Franco De Bon, consigliere provinciale e membro del comitato di redazione di “Frammenti”. «Oltre al ritorno di questo mustelide, in questi anni abbiamo assistito anche alla ricomparsa della lontra, del gatto selvatico, della martora e della faina». Tutti aspetti che confermano la buona qualità ambientale all’interno del Parco. «In altri casi ci troviamo invece davanti alla perdita di biodiversità, questo a causa dei cambiamenti climatici e ambientali», ha precisato Enrico Vettorazzo del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
«Prendiamo l’esempio della libellula, al centro del contributo di Lorenzo Bonometto, che ha indagato in particolare il declino dei popolamenti in Cadore. Le aree umide degli ambienti montani sono compromesse e questo porta alla perdita delle peculiarità floristiche, degli anfibi e degli invertebrati».
Sempre parlando di fauna, in particolare di entomologia, nel numero 8 di frammenti il lavoro di Vettorazzo, Ramanzin, Marta Villa e Marina Berto prende in considerazione lo status e l’evoluzione delle popolazioni di camoscio, muflone, cervo e capriolo nel territorio del Parco, dal 1995 al 2018. Non manca poi uno studio di Francesco Mezzavilla sulle formiche nella riserva naturale del Vincheto di Celarda e un contributo di Michele Cassol e altri autori sui risultati preliminari di un’indagine sulla distribuzione del gambero di fiume in provincia.
La flora
La componente floristica è al centro del contributo che porta la firma di Cesare Lasen, Marcello Tomaselli, Alberto Scariot, Adriano Garlato e Michele Carbognani. «I prati a narcisi sono una risorsa in pericolo», ha fatto presente Lasen, coordinatore del comitato di redazione di “Frammenti”. «L’obiettivo è individuare la strategia per una corretta gestione. Purtroppo le problematiche sono diverse e tra le operazioni da mette in campo con adeguati programmi vi è la necessità di recuperare aree potenzialmente molto adatte alla fioritura del narciso in cui la diffusione dell’infestante veratro ha assunto livelli che compromettono sia il quadro paesaggistico che quello funzionale. C’è poi da considerare l’abbandono del territorio e la mancanza di sfalci, oltre alla presenza del cinghiale e di altri animali selvatici. Per i progetti di salvaguardia del narciso abbiamo avuto la disponibilità di alcuni privati. Come Unifarco, che ci aiuterà a organizzare serate informative, eventi e programmi di incentivo nei confronti degli agricoltori a un corretto metodo di gestione».
Geologia e paleontologia
In campo geologico il contributo di Giorgia Lucianetti, Roberto Mazza e Lucio D’Alberto descrive gli aspetti idrogeologici della Valle di San Lucano com’erano prima dei catastrofici eventi della tempesta “Vaia”. «Tutto il gruppo montuoso è un’idrostruttura senza fine», ha detto la Lucianetti. «La valle di San Lucano, sotto l’aspetto idrogeologico, presenta aspetti di interesse a livello internazionale. Si tratta di un’area di pregio, che andrebbe tutelata.
Sempre in ambito geologico, Andrea Tintori descrive le enormi potenzialità del sito paleontologico della Casera di Pelsa, sulle Dolomiti Agordino, dove sono stati scoperti antichi pesci fossili. «In quanto a eccezionalità delle scoperte, anche i contributi archeologici non sono da meno», ha affermato Cristina Busatta, del comitato di redazione. «Due gruppi di ricerca universitari descrivono lo stato dell’arte delle indagini condotte a Pian di Landro in Cansiglio e a Casera Staulanza in Val Fiorentina, siti dai quali stanno emergendo importanti dati sulla frequentazione delle terre alte da parte di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico superiore».
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