CHIESA: Giornata del dialogo tra ebrei e cattolici
Mons. Spreafico (Cei): “Come disse Pio XI, siamo tutti spiritualmente semiti”
Redazione Online
15/01/2020

“Gesù era ebreo, come lo erano Maria, Giuseppe e gli apostoli. Siamo tutti – come disse Pio XI in tempi molto tragici – spiritualmente semiti”. A spiegare in questi termini il significato della “Giornata di approfondimento del dialogo tra ebrei e cristiani cattolici”, che si celebra oggi nelle diocesi italiane, è mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo.

“Vogliamo invitare le comunità a vivere e capire il mondo ebraico come una realtà di uomini e donne che sono in mezzo a noi e che vivono una lunga tradizione di fede che è all’origine della nostra fede cristiana”, dice il presule in un’intervista al Sir. Nella presentazione della Giornata, il vescovo riferisce dati allarmanti. Nel 2016 sono stati postati on line 382mila post antisemiti, 43,6 post all’ora, uno ogni 83 secondi. Di questi, 2.700 sono comparsi sui social network italiani. Si è anche calcolato che nel periodo di tempo 1-24 gennaio 2018, ci sono stati 23 post all’ora per un totale di 550 post al giorno che contenevano espressioni antisemite e neonaziste, 4.5 post all’ora e 108 post al giorno che negavano la Shoah.

Mons. Spreafico commenta: “Spero che l’Europa abbia imparato la lezione del dramma della guerra: 70 milioni di morti, 6 milioni di ebrei sterminati, senza dimenticare che con loro furono uccisi anche 500mila zingari, oltre agli oppositori politici, preti e tanti altri. Spero davvero che questa memoria sia viva ancora oggi ma averla viva oggi vuol dire anche preservarci dal ritornare ad una mentalità di esclusione dell’altro. L’antisemitismo non è altro che l’espressione più tragica di una forma di esclusione che diventa nella nostra società odio per lo straniero, insofferenza per l’immigrato, razzismo, scarto di chi è più debole, più povero, di chi è anziano. Ce ne sono tante di esclusioni nel nostro mondo. Troppe”. Per combattere queste derive, il vescovo indica due vie: l’incontro e l’amicizia. “La prima – spiega – è la via maestra: dobbiamo incontrarci per conoscerci e ascoltarci. La via dell’amicizia è via di dialogo e nel dialogo provare a costruire una cultura in cui nella differenza proviamo a capirci e aiutarci insieme a costruire una cultura pacifica nel mondo in cui siamo”.