CHIESA: beatificati sette vescovi greco-cattolici martiri del comunismo
Da papa Francesco nel suo viaggio in Romania
“Queste terre conoscono bene la sofferenza della gente quando il peso dell’ideologia o di un regime è più forte della vita e si antepone come norma alla stessa vita e alla fede delle persone; quando la capacità di decisione, la libertà e lo spazio per la creatività si vede ridotto e perfino cancellato”. Presiedendo ieri la Divina Liturgia al Campo della Libertà di Blaj, pur senza usare la parola “comunismo” il Papa ha fatto riferimento ai 50 anni di dittatura a cui è stata sottoposta la Romania, e lo ha fatto proprio nello stesso luogo dove tanti greco-ortodossi furono perseguitati o uccisi nel 1948 per aver rifiutato di entrare a far parte della Chiesa ortodossa, come intimato dal regime di Ceausescu. Tra di loro, figuravano anche i sette vescovi martiri greco-cattolici che sono stati beatificati ieri dal Santo Padre: Iuliu Hossu, Mons. Vasile Aftenie, Ioan Bălan, Valeriu Traian Frenţiu, Ioan Suciu, Tit Liviu Chinezu e Alexandru Rusu. “Voi avete sofferto i discorsi e le azioni basati sul discredito che arrivano fino all’espulsione e all’annientamento di chi non può difendersi e mettono a tacere le voci dissonanti”, ha detto il Santo Padre nell’omelia della Divina Liturgia: “Pensiamo, in particolare, ai sette vescovi greco-cattolici che ho avuto la gioia di proclamare Beati. Di fronte alla feroce oppressione del regime, essi dimostrarono una fede e un amore esemplari per il loro popolo. Con grande coraggio e fortezza interiore, accettarono di essere sottoposti alla dura carcerazione e ad ogni genere di maltrattamenti, pur di non rinnegare l’appartenenza alla loro amata Chiesa”. “Libertà e misericordia”: con queste due parole il Papa ha sintetizzato la “preziosa eredità” che i sette martiri della fede hanno lasciato al popolo romeno. “Questo luogo significativo – ha sottolineato a proposito della prima parola – richiama l’unità del vostro popolo che si è realizzata nella diversità delle espressioni religiose: ciò costituisce un patrimonio spirituale che arricchisce e caratterizza la cultura e l’identità nazionale rumena. I nuovi beati hanno sofferto e sacrificato la loro vita, opponendosi a un sistema ideologico illiberale e coercitivo dei diritti fondamentali della persona umana”. “In quel triste periodo, la vita della comunità cattolica era messa a dura prova dal regime dittatoriale e ateo”, ha ricordato il Papa: “Tutti i vescovi, e molti fedeli, della Chiesa Greco-Cattolica e della Chiesa Cattolica di rito latino furono perseguitati e incarcerati”. “Alla tenacia nel professare la fedeltà a Cristo, si accompagnava in essi una disposizione al martirio senza parole di odio verso i persecutori, nei confronti dei quali hanno dimostrato una sostanziale mitezza”, ha proseguito a proposito della misericordia, “simbolo e sintesi dell’atteggiamento con il quale questi Beati nel periodo della prova hanno sostenuto il loro popolo nel continuare a confessare la fede senza cedimenti e senza ritorsioni”. “Questo atteggiamento di misericordia nei confronti degli aguzzini è un messaggio profetico, perché si presenta oggi come un invito a tutti a vincere il rancore con la carità e il perdono, vivendo con coerenza e coraggio la fede cristiana”, ha commentato Francesco.
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