Si parlerà di giustizia riparativa nell’aula magna del Seminario di Vittorio Veneto il pomeriggio di venerdì 1º marzo (inizio alle 14.30). È un percorso abbastanza nuovo, almeno per il nostro Paese. Un percorso che ha l’obiettivo di rendere il reo pienamente consapevole del danno arrecato con il proprio agire nei confronti delle vittime. Le Nazioni Unite definiscono la giustizia riparativa “qualunque procedimento in cui la vittima e il reo partecipano attivamente insieme alla risoluzione di questioni emerse dall’illecito, generalmente con l’aiuto di un facilitatore”.Quindi è un superamento della concezione del reato come illecito commesso contro la società che richiede una pena da espiare, a favore del reato inteso come condotta intrensicamente dannosa e offensiva che richiede da parte del reo l’attivazione di forme di riparazione del danno provocato. Riparazione che non è mero risarcimento ma complesso di azioni consapevoli e responsabili verso l’altro che possano ridare significato alle relazioni tra le persone, conseguendo così una riconciliazione del reo con le vittime, con la società ma anche con se stesso. Così da avere davvero, al termine della detenzione, un uomo “nuovo”, in grado di reinserirsi positivamente nel tessuto sociale. Si realizza così l’augurio più volte espresso da papa Francesco: [i carcerati] “stanno scontando una pena, una pena per un errore commesso. Ma non dimentichiamo che, affinché la pena sia feconda, deve avere un orizzonte di speranza, altrimenti resta rinchiusa in se stessa ed è soltanto strumento di tortura. Pena con speranza, allora è feconda. Speranza di reinserimento sociale”. Quindi, come scrivono Lucia Castellano e Donatella Stasio “un carcere che produce libertà individuale e sicurezza collettiva”.Il convegno, dal titolo “Carcere e umanità - Uscire dagli schemi di una giustizia retributiva per aprirsi a modelli di giustizia riparativa”, è organizzato dal Coordinamento interregionale Veneto e Trentino della Società San Vincenzo de’ Paoli in collaborazione con il settimanale diocesano L’Azione.Tra i relatori Giovanni Maria Pavarin, presidente del Tribunale di sorveglianza di Venezia, Claudio Messina, delegato nazionale del settore carcere della San Vincenzo, Andrea Zema, comandante della casa circondariale di Treviso, don Piero Zardo, cappellano del carcere di Treviso. Varie figure professionali porteranno la loro esperienza concreta in questo campo: psicologo, mediatore, avvocato, assistente sociale, educatore. Seguirà una testimonianza. Infine la voce di associazioni e cooperative impegnate nella realtà del carcere. Modera il giornalista dell’Azione Federico Citron.