Cinghiali: "Si a piani di controllo, no alla caccia libera"
Questo l’orientamento dell’assessore regionale all’Agricoltura e alla caccia Giuseppe Pan, sollecitato da associazioni agricole e comunità locali a seguito del dilagare della specie invasiva e dei danni provocati a colture, persone e automezzi.
La caccia al cinghiale non è l’unico mezzo per affrontare l’”emergenza” creata dal proliferare dei dannosi ungulati. Bisogna pensare a interventi diversificati e integrati di controllo, che possono anche prevedere l’intervento selettivo dei cacciatori. Questo l’orientamento dell’assessore regionale all’Agricoltura e alla caccia Giuseppe Pan, sollecitato da associazioni agricole e comunità locali a seguito del dilagare della specie invasiva e dei danni provocati a colture, persone e automezzi.
“Siamo in attesa del parere tecnico-scientifico dell’Ispra (l’istituto nazionale di riferimento per la protezione ambientale) sulla sperimentazione in atto nel parco regionale della Lessinia – dichiara l’assessore Giuseppe Pan – per tirare le fila sulla modalità più efficace e conveniente per gestire l’emergenza cinghiali e impostare una corretta politica di gestione della specie. Ricordo che, allo stato attuale, solo in provincia di Verona è autorizzato il prelievo venatorio della specie cinghiale limitato all’altopiano della Lessinia, secondo quanto disposto dalla Delibera di Giunta regionale n. 1027 del 4 agosto 2015.
“L’Ispra – prosegue Pan - da sempre sconsiglia l’assoggettamento del cinghiale al regime venatorio in quanto soluzione addirittura controproducente al fine del contenimento della specie che, va ricordato, è presente in Veneto a causa di immissione abusive dall’Appennino, dai Balcani e dai Carpazi. Gli esperti dell’Ispra e i tecnici regionali hanno messo in evidenza che estendere a tutto il Veneto la caccia a questa specie particolarmente invasiva, rischierebbe non solo di non far diminuire il numero dei cinghiali, ma al contrario di provocarne un drastico aumento, anche a causa del rilascio abusivo di ulteriori esemplari. Meglio, invece, il controllo effettuato a livello provinciale, con l’ausilio di cacciatori opportunamente formati. La pratica venatoria, opportunamente regolata e delimitata, può essere uno strumento integrativo di un più articolato e mirato piano di contenimento, da adottare soprattutto nelle aree agricole, dove i danni causati sono particolarmente consistenti”.
A sostegno del ‘modello integrato’ di contenimento (cioè controllo più caccia) Pan cita l’esperienza maturata nel parco Colli Euganei dove l’interazione tra ‘guardie’ del parco, polizia provinciale e corpo forestale dello Stato, integrata dall’apporto di cacciatori selezionati e adeguatamente formati, ha consentito di abbattere o catturare 6500 cinghiali negli ultimi 14 anni, di cui 900 nell’ultimo anno. “La pratica combinata di catture con ‘chiusini’, recinzioni elettrificate in prossimità del bosco e abbattimento da parte di controllori abilitati (cosa diversa dall’inserire tout court i cinghiali tra le specie cacciabili) appare allo stato attuale il comportamento migliore per limitare il dilagare incontrollato delle specie selvatiche nocive per gli insediamenti umani e l’attività agricola. La giunta ha proposto, con un proprio disegno di legge attualmente al vaglio della commissione regionale Agricoltura, nuove regole mirate al contenimento dei danni causati dalle specie selvatiche (cinghiali, lupi e orsi). Attendiamo le valutazioni dell’Ispra sulla fase sperimentale di caccia a cinghiale condotta in Lessinia e gli utili apporti che la commissione e i rappresentanti del mondo agricolo e venatorio potranno dare, per formulare l’approccio più corretto. Il nostro obiettivo – conclude Pan - resta quello di rendere compatibili la sicurezza dell’uomo e dell’attività agricola con la tutela dell’ambiente e delle risorse faunistiche”.
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