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Così non è più accoglienza

Caritas di Vittorio e Treviso non parteciperanno al nuovo bando statale

Così non è più accoglienza

E' stata certamente una decisione difficile, quella che hanno comunicato nei giorni scorsi le Caritas della diocesi di Vittorio e di Treviso insieme ad alcune cooperative trevigiane (La Esse, Una casa per l’uomo, Gea, Alternativa ambiente): non partecipare ai nuovi bandi della Prefettura di Treviso – l’attuale scade martedì 30 aprile – per l’accoglienza di persone richiedenti asilo.
È una scelta che probabilmente in pochi si aspettavano, considerato che da decenni Terzo settore ed organismi della Chiesa si sono fatti carico, in chiave sussidiaria, di un ruolo decisivo per affrontare il fenomeno migratorio che è di competenza dello Stato. La valutazione che sta alla base di questa decisione – che potrà portare a disagi e problematiche di vario genere per i richiedenti asilo e i profughi come per i nostri paesi e città – è che la misura sia colma e la situazione non sia più accettabile.
«Non è una questione di soldi, è una questione di persone» spiega l’inizio del comunicato diffuso dalla Caritas di Vittorio Veneto per motivare questa scelta.
«Non partecipa – prosegue il comunicato –, perché i nuovi bandi riducono il contributo per l’accoglienza di queste persone. Non partecipa, perché i nuovi bandi non mettono al centro le persone».
Sono state numerose le attività svolte finora nella complessa gestione dell’accoglienza – d’intesa con le istituzioni pubbliche – che andavano oltre la “custodia” e permettevano di offrire una prospettiva agli ospiti come anche alla realtà sociale circostante: insegnare l’italiano ai richiedenti asilo; prendersi cura dei loro eventuali problemi di salute; prendersi cura delle loro eventuali fragilità psicologiche («se hai visto uccidere i tuoi cari o sei stato torturato, non è che quando arrivi in Italia dimentichi tutto...»); valorizzare le loro competenze; aiutarli a trovare lavoro; supportarli nell’iter legale di riconoscimento del proprio status.
«Per tutte queste attività che Caritas Vittorio Veneto finora svolgeva, e che sono fondamentali per ottenere integrazione e inclusione, i nuovi bandi annullano o riducono le risorse».
«Caritas, in coscienza, a lavorare così non ci sta – ribadisce l’organismo della diocesi di Vittorio Veneto –. Verso i richiedenti asilo, Caritas Vittorio Veneto ha sempre lavorato con l’obbiettivo dell’accoglienza diffusa. Cinque persone sono state accolte in un paese, cinque in un altro, dieci in un altro, in tutto il territorio diocesano: Conegliano, Cison, Colle Umberto, Francenigo, Piavon, Revine, Vittorio Veneto, Motta di Livenza…
Un percorso di inclusione, in cui i richiedenti asilo sono stati accompagnati nella gestione della propria quotidianità, ma anche nell’affrontare questa fase di profondo cambiamento delle loro vite; e in cui si è mantenuta un’attenzione particolare sul benessere dei cittadini del territorio ospitante.
Un percorso realizzato grazie al lavoro di professionisti, che per il loro lavoro hanno diritto ad essere pagati.
I nuovi bandi, diretta conseguenza del Decreto Immigrazione dell’ottobre 2018, invece guardano solo alla prospettiva dell’emergenza. Sono adatti alle grandi strutture con decine e decine di migranti tutti assieme, e non alla rete di piccoli appartamenti di accoglienza diffusa che le Caritas e le coop avevano realizzato.
Cosa succede ora alle circa 60 persone richiedenti asilo accolte da Caritas?
Non si sa. L’attuale accordo con la Prefettura scade il 30 aprile, e al momento della stesura di questo articolo Caritas ancora non ha ricevuto comunicazioni.
Cosa succede ora alle 6 persone che Caritas ha regolarmente assunto per dedicarsi professionalmente ai richiedenti asilo?
Non si sa, ma una cosa la sappiamo: Caritas non le lascerà soli. Se il lavoro con i migranti terminerà, le supporterà nella riqualificazione professionale. Ad esempio, pagando loro, se loro vorranno, il corso per operatore socio-sanitario, una professione richiesta sul mercato.
Caritas comunque cercherà nuove strade per proseguire il suo impegno per e con le persone più fragili del territorio diocesano, quale che sia la loro nazionalità, per non disperdere il capitale umano e professionale accumulato dal 2014 a oggi nel lavoro con i richiedenti asilo.
Caritas conferma comunque la disponibilità a collaborare con la Prefettura per particolari situazioni di grave fragilità in particolare donne incinte o con bambini, forte dell’esperienza accumulata in anni. Inoltre continuerà a collaborare con Caritas Italiana per i corridoi umanitari».

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