DIOCESI: Come comunicano le parrocchie
Un approfondimento nell’Azione del 16 maggio
“Vieni e vedi”: inizia con questa citazione del vangelo di Giovanni il messaggio per la 55ª giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ricorre domenica 16 maggio, in cui il Papa invita gli operatori del settore a “comunicare incontrando le persone come e dove sono”. L’approssimarsi di questa scadenza ha motivato la pubblicazione dei risultati dell’indagine realizzata nelle scorse settimane dall’Ufficio comunicazioni sociali. La precedente indagine, su iniziativa dell’allora direttore don Giovanni Dan, risaliva al 1996: da essa emergeva l’ampia diffusione del foglietto degli avvisi (quasi tutte le parrocchie – come adesso – ne erano dotate) e dei bollettini parrocchiali (qui si nota una flessione: dalle circa 75 testate di allora si è passati alle 50 attuali). Molte cose sono mutate in questi 25 anni: nell’indagine del ’96 non esistevano, ad esempio, i siti web e social, che invece ora sono utilizzati piuttosto ampiamente in diocesi. L’indagine attuale si è focalizzata essenzialmente sulle parrocchie. Non si è tenuto conto né delle pagine social dei preti, né di quelle dei gruppi o associazioni, né di quelle degli uffici pastorali diocesani (quasi tutti dotati di una pagina Facebook). Non si è tenuto conto nemmeno di esperienze significative come il profilo Instagram della Pastorale giovanile “Godvibes” o il sito e i relativi profili social del Seminario diocesano. Né si è investigato su strumenti di comunicazione diocesana come Radio Palazzo Carli, La Tenda Tv e L’Azione stessa, con i suoi vari canali. Attenzione particolare meriterebbero poi il giornalino del Seminario “MondoS” e, tra le pubblicazioni parrocchiali, “Il Dialogo” di Oderzo, difficilmente configurabile come un semplice “bollettino”. Nella nostra diocesi, pertanto, la comunicazione del “mondo cattolico” è più ampia e articolata di quella intercettata dalla presente indagine, dalla quale tuttavia emerge una fotografia, per quanto sgranata, della diocesi. Si riceve l’impressione che le parrocchie in cui c’è qualcuno che “ci crede” (il parroco, ma non necessariamente solo lui), insieme ad un gruppo affiatato di collaboratori, la qualità e l’efficacia di questi mezzi raggiungono buoni livelli. Si scorge, inoltre, l’appello urgente ad una maggiore formazione circa l’uso e la padronanza degli attuali strumenti di comunicazione: dal foglietto, al bollettino, sino ai siti parrocchiali ed all’uso dei social. AM
Sul tema un ampio approfondimento nell’Azione di domenica 16 maggio.
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