Dal nostro cuore: “Grazie Tanzania”
Bilancio dell'esperienza di un gruppo diocesano.
Il nostro viaggio missionario in terra africana si è concluso domenica 6 agosto, con il rientro a Venezia, ma ora ci aspetta un nuovo viaggio: quello in cui rielaboreremo tutte le esperienze vissute, quello in cui rievocheremo volti, parole, sensazioni, emozioni, quello in cui porteremo i frutti raccolti a chi ci sta accanto, ma non solo. Perché, sì, questo è un percorso da condividere con più persone possibili, per far conoscere a molti la forza, il coraggio e la fatica quotidiana dei Missionari della Consolata nei contesti di maggiore necessità.
La valigia è molto più carica della partenza: piena di nuove consapevolezze, di un nuovo modo di vedere le cose, di stati d’animo indescrivibili e di “asante sana” (che in swahili significa “grazie”) al nostro grande gruppo, ai padri che ci hanno accolto e a tutte le persone che abbiamo incontrato.
- Da questa esperienza ci portiamo a casa le parole di suor Pascalina, molto vere e più volte riscontrate nella realtà: “A volte nella globalizzazione inciampiamo nelle troppe cose, mentre è importante stare con le persone”. Abbiamo colto più nel profondo l’importanza di dare tempo agli altri e mettersi in ascolto veramente di ciò che hanno bisogno di dirci, per poter “imparare”, per essere fonte d’aiuto o per stare semplicemente in compagnia. Portiamo a casa anche una bella sensazione di felicità e gioia interiore, che si può comprendere solo facendo in prima persona un viaggio di questo tipo…che indubbiamente ti cambia dentro!Come viaggio di nozze, poi, dobbiamo dire che è stato il migliore che potessimo immaginare: condiviso con altre persone, al servizio degli altri, nel fare ciò che serve fare, adattandosi ai ritmi culturali africani, agli imprevisti, alle situazioni nuove, ma soprattutto aprendo la coppia a una dimensione più ampia e più attenta a quello che le succede intorno, nel vicino e nel lontano. Stefania e Giovanni
- L'Africa mi fa riflettere sui contrasti forti: da una parte la velocità della natura, delle albe e dei tramonti, delle nuvole che si spostano, degli animali della savana che cacciano o sono cacciati, dall'altro la lentezza dell'uomo, i ritmi dilatati, la poetica dell'attesa. In me fa riaffiorare la lotta interiore tra l'attivismo ubriacante e la ricerca di spazi interiori di senso. Per questo i viaggi in Africa sono viaggidentro di me, un ritorno all'essenza che attrae e disturba fino a stare male. Gaetano
- Il rientro non è stato semplice e a chi mi chiede della mia esperienza mi sento di dire che ciò che porto a casa dalla Tanzania sono parole in swahili, in particolar modo Karibuni (benvenuti), che mi risuonano nelle orecchie; un mondo carico dei colori delle vesti delle donne, della frutta delle bancarelle che mi si é impresso negli occhi e, infine, nel mio cuore è vivo il ricordo dei bambini e del paesaggio che sono di una bellezza disarmante. Martina
- A bocce ferme la stanchezza si è fatta sentire, ma ragazzi che carica dentro, che serenità, che gioia nel cuore aver ancora partecipato con un gruppo ad un'esperienza di missione in Africa, che di per sé è un'esperienza di vita speciale, perché non si va in missione per caso o per noia, ma per scelta, curiosità anche e perché si è alla ricerca di Dio anche nei volti, nei gesti dei fratelli cristiani che vivono lontano da noi in condizioni ben più disagiate delle nostre.Grazie per la piena condivisione con il gruppo così eterogeneo, l'intesa è stata ottima. Grazie a tutti, ai missionari della Consolata, a chi non è venuto ma ha condiviso la preparazione al campo. Sono tornato con una carica positiva per vivere la vita di tutti i giorni e con la speranza di poter ancora tornare in terra d'Africa. Roberto
- I missionari senza ombra di dubbio sono la vera forza non solo di fede in queste terre, ma diventano vera forza di speranza di vita per la gente. Cosa spinge queste umili persone è sicuramente una forte fede, una voglia di aiutare il prossimo sapendo che le condizioni di vita non sono certo facili. Nonostante questo, mettono tutto il loro impegno e a volte sacrificano la propria vita per portare consolazione a chi ne ha bisogno. Questo entusiasmo lo si percepisce, in tutte le cose che fanno: dalla celebrazione delle messe, alla semplice visita agli ammalati, agli anziani e al sostentamento anche economico per i poveri. Questo intenso amore per la terra nella quale si trovano fa sì che diventino parte di essa, e l’affetto che la gente ha nei loro confronti è grande. Assieme ai missionari padri e sorelle, ci sono anche missionari laici, che portano un grosso aiuto alle popolazioni. Cosa spinge questi laici ad essere presenti in questi posti, è forse la voglia di sentirsi vicini alla sofferenza di tante popolazioni, di tanti bambini, l’amore verso gli altri e la voglia di creare un mondo più giusto, più equo.
I missionari, guidati nella loro azione pastorale dall’insegnamento di Cristo sono sì, prima di tutto uomini di fede, ma caratterizzati da uno spirito di avventura e di coraggio, sanno e sapranno sempre portare avanti tutte queste attività, nelle quali per primi hanno sempre creduto potessero portare consolazione.
Tutto questo è la vita del missionario sia lui consacrato che laico, tutto questo è stata poi la nostra breve ma significativa esperienza, il vedere posti incantevoli, il vedere sguardi di tanta gente che ben poco ha, ma che tanto sa dare. Il trovarsi con tante piccole mani di tanti bambini che ci hanno insegnato che anche solo con gli occhi sì può parlare, in una piccola parte del mondo che per troppo appare diversa dalla nostra. Riccardo C.
- La mia riflessione si sofferma sulla fede della popolazione tanzaniana. La religione cattolica si tramanda di generazione in generazione grazie alla presenza di sacerdoti missionari, religiose, laici e catechisti. Sono rimasta colpitadall' enorme presenza di fedeli durante le Messe, nelle quali si respirava l'umanità, la gratitudine, l'allegria di dare lode al Signore; tutto si concludeva con il bellissimo gesto di donare qualcosa di proprio, frutto della terra, alla comunità. Un'altra cosa che ho compreso, è che si deve avere una vocazione speciale per fare il missionario, una vocazione che non si improvvisa ma si costruisce. Un'altra riflessione la dedico alle donne e, in particolare, alle mamme africane che rimangono in simbiosi con i loro figli, caricandoli sulla schiena dalla nascita fino all'età di tre anni, con i quali svolgono tutte le azioni della loro giornata. Tutto ciò che fanno le donne, per loro è normalità e non sono abituate a gesti di ringraziamento e riconoscenza, anzi,sono molto timide quando vengono elogiate, come abbiamo fatto nei confronti delle mame cuoche che ci hanno coccolato preparandoci i pranzi e le cene. Maria Grazia
- Essere tornata in Italia dopo un'esperienza cosi intensa, mi riempie di nostalgia e malinconia per quello che è stato, ma, al contempo, mi riempie di felicità per l'arricchimento ricevuto e per l'inizio di un cammino qui in Italia forte del bagaglio tanzaniano.Fin dal primo giorno siamo stati investiti dalla luce come fosse un monito adspalancare bene gli occhi per osservare la realtà del posto, che si apriva davanti a noi con i suoi, così forti, contrasti.Ci siamo ritrovati catapultati in un luogo senza tempo in cui la lancetta dell'orologio scandiva le ore in base al “pole pole” africano ed ora ci ritroviamo immersi nella nostra regolare e scanditissima vita.Asante Tanzania, chi ha camminato con te non può dimenticarti, perché il nostro cuore ormai è lì, tra i tuoi paesaggi, l'affetto, il sorriso, la fatica e il valore della tua gente. Francesca
- Quando sono partita, mai mi sarei aspettata un'esperienza simile. Anzi. Pensavo quasi di aver sbagliato a decidere di imbarcarmi in questa avventura. E, invece, a pochi giorni dal ritorno, non volevo ritornare. Non volevo lasciare quella terra meravigliosa, controversa eppure molto umana, calda ed accogliente. Una terra che non solo mi ha fatto apprezzare enormemente tutto ciò che ho e la bellezza che Dio ha creato. Ma anche e soprattutto, una terra che mi ha fatta sentire me stessa. Viva come non mi ero mai sentita prima.
Una terra in cui sento tornerò. Perché mi è entrata nel cuore. Maria Elena
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