E' in gioco la famiglia
Divorzio breve e unioni civili in discussione in Parlamento
Redazione Online
29/06/2014

Luigia Mazzer e Casimiro Camerin, della parrocchia di Madonna della Pace, la scorsa settimana annunciavano sorridenti, dalle pagine dell'Azione, il raggiungimento dei 60 anni di matrimonio. E non passa settimana che qualche coppia non condivida con i nostri lettori la propria gioia per un significativo anniversario di matrimonio. Molte di più sono le coppie che nelle celebrazioni eucaristiche parrocchiali, specie festive, dicono grazie al Signore per i lunghi anni trascorsi insieme.Quindi ci sono ancora, e sono tanti, i matrimoni che durano nel tempo. Non per costrizioni particolari o per felice destino, ma in virtù di quella grazia speciale che il Padre elargisce su marito e moglie e che consente di superare gli inevitabili momenti di fatica e di travaglio magari con un semplice “grazie”, “permesso”, “scusa”, come ci ricorda papa Francesco.Di questi tempi, però, le belle pagine di vita coniugale sono oscurate da vicende che fanno passare la voglia di unirti per sempre con un’altra persona. Le cronache nere raccontano di violenze inaudite, le analisi sociali ci dicono di una nuova forma di povertà che si sta imponendo, quella dei genitori separati (in particolare i padri, tenuti nella maggior parte dei casi a provvedere al mantenimento del coniuge e dei figli), mentre il Parlamento sta per approvare leggi che renderanno ancora più fragile il legame matrimoniale, come il via libera della Camera alla riduzione dei tempi per ottenere il divorzio (a quarant’anni dal referendum sul divorzio), o che produrranno confusione intorno all’istituto matrimoniale, come l’annunciata normativa sulle unioni civili.Non si tratta di fenomeni prettamente italiani. Anzi, questo “vento” arriva in Italia dopo aver soffiato forte nel nord e nel centro Europa. Ma pure in Africa, come ci raccontava sullo scorso numero il missionario di Falzè di Piave padre Edoardo Rasera, la famiglia e i suoi valori sono sotto scacco. Possiamo parlare davvero di “globalizzazione” della secolarizzazione e della cultura individualistica. Non per nulla il Papa ha convocato due sinodi consecutivi, quest’anno e nel 2015, sulla famiglia.Quanto accade nei fatti contrasta con quanto alberga nel cuore, specie dei giovani. Una ricerca del sociologo Pierpaolo Donati conferma un dato costantemente rilevato dagli istituti demoscopici: in Italia l’80 per cento dei giovani dichiara di preferire il matrimonio, civile o religioso, mentre del restante 20 per cento, solo il 3 considera la convivenza come una scelta definitiva. Quindi si avverte un bisogno fondamentale di famiglia che viene però corroso da quello che mons. Vincenzo Paglia – presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia – definisce “il virus dell’autosufficienza del proprio sentimento”. È una dissociazione che è insita nell’uomo: “Io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio”, scriveva san Paolo riflettendo di libertà, peccato, bene. Possiamo come credenti – singoli e comunità – dare un contributo perché il “bene” si rinforzi. Sicuramente chiedendo una legislazione “pro” famiglia e poi potenziando quanto già si fa nelle parrocchie e in diocesi per accompagnare le famiglie. Che restano la via principale per l’umanizzazione della vita.