Ogni anno quando incontriamo i genitori dei bambini nuovi iscritti alla nostra scuola dell’infanzia esordiamo ringraziandoli dell’atto di fiducia che hanno fatto affidandoci, per un periodo di 3-4 anni, il bene più prezioso che hanno: il proprio figlio.Sono ormai 16 anni che faccio questi incontri di accoglienza e vi assicuro che questo “grazie” non è un atto formale; mi tremano davvero le gambe perché sono consapevole della responsabilità che ci assumiamo nel prenderci cura di questa fascia d’età (2-6 anni) così determinante per il “successo” (inteso in termini evangelici di “vita bella” e “gioia piena”) della vita di un uomo.Custodendo nel cuore questa trepidazione e la gratitudine dimostrata da molti genitori nelle feste di saluto ai “grandi” a fine anno scolastico, ho accolto con amarezza la notizia che un emendamento al decreto “Sblocca cantieri” prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro per il 2019 (15 milioni per ciascun anno dal 2020 al 2024!) per installare in ogni scuola dell’infanzia sistemi di videosorveglianza finalizzati alla conservazione di immagini.La prima riflessione che mi è affiorata è che, pensando ai luoghi che quotidianamente visitiamo, dove c’è una telecamera c’è il fondato sospetto che ci sia un pericolo (pericolo di furto, pericolo di eccesso di velocità...). Allora mi chiedo: “Se il responsabile di una scuola installa una telecamera significa che non si fida delle persone che ha assunto?”.Se serve che un occhio esterno garantisca che dentro a quella struttura non avvengano maltrattamenti significa che si è incrinato un doppio patto fiduciario: quello tra datore di lavoro e insegnanti e quello tra insegnanti e famiglie degli alunni. A questo punto, venuto meno questo vincolo di fiducia, non sussiste più una relazione educativa.Continuo ad impegnarmi con entusiasmo in quello che spesso definisco un privilegio (e non una professione) perché credo che i bambini siano sicuri a scuola quando hanno insegnanti che sono competenti non solo sul piano dei contenuti ma sono delle vere “maestre di relazione”; persone che hanno raggiunto, partendo da un’alta motivazione corroborata da una continua autoformazione, l’equilibrio tra la dimensione affettiva e quella normativa.I maltrattamenti sui bambini si evitano a monte, selezionando con criterio le persone da mandare in classe non controllandole al lavoro con le telecamere.Nella mia esperienza di coordinatrice di scuola dell’infanzia paritaria ho visto che ci sono margini per fare una buona selezione del personale; c’è un congruo periodo di prova in cui aiutare l’insegnante a discernere se quella dell’accompagnamento nella crescita dei bambini sia la propria vocazione.Le telecamere a scuola hanno un costo; temo che questa legge produrrà un business enorme che toglierà risorse al già maltrattato segmento educativo 0-6 anni. E poi questo sistema potrebbe portare ad una deriva deresponsabilizzante; saremo tutti più tranquilli, non chiederemo più nulla perché “tanto ci sono le telecamere”; e sarà un nuovo, brutto, alibi per non dare, ognuno per il proprio ruolo, il proprio contributo all’educazione dei più piccoli.CinziaScuola infanzia San Martino