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I sì e i no che contano

Dopo i tragici fatti di Ferrara.

I sì e i no che contano

Leggendo la pagina oscura del delitto di Ferrara, penso alle parole che papa Francesco rivolse ai giovani durante la Giornata mondiale della gioventù in Polonia: “Cari giovani, contagiate il mondo con l’Amore di Gesù”.È l’Amore vero, con la lettera maiuscola, mentre l’altro con la lettera minuscola si può cambiare in odio... “e quando l’amore si capovolge in odio, ne assume tutta la forza contraria, scatenando una aggressività estrema”, afferma la criminologa Giannini. Purtroppo lo conferma quasi quotidianamente la catena di efferati delitti tra le mura domestiche di omicidi e suicidi.Ragazzi che vivono i divieti come ingiuste frustrazioni e ostacoli da eliminare in qualsiasi maniera, anche la più crudele. Giovani che si annoiano perché sentono, più dei vecchi, il peso della vita. Che cos’è questo peso? E questa noia che ne dipende? È lo slancio verso il voler abbracciare tutto senza trovare il modo di farlo, una sete che non disseta. Mi fa pensare ad un altro fatto di qualche anno fa, una ragazza che si tolse la vita e lasciò un biglietto ai suoi: “Mi avete voluto bene, ma non siete stati capaci di farmi del bene; mi avete dato tutto, anche il superfluo, ma non mi avete dato l’indispensabile; non mi avete dato un ideale per cui valesse la pena di vivere la vita, per questo me la tolgo”. Il caso di Ferrara, in realtà, sembra diverso in quanto i genitori del figlio sedicenne lo volevano più studioso e più impegnato, ma, comunque, senza giudicare, c’è da riflettere. Ce n’è per tutti: a cominciare dalla società e dalla famiglia, dalla scuola e dallo sport, dalla politica e dalla Chiesa, dalla associazioni dei mille volti! Se l’educazione in tutti i suoi risvolti non investe nel formare i ragazzi e i giovani che trovino la ragione del darsi e dell’essere generosi, di sentire e vivere l’impegno come dono per il mondo, chi non educa così si rende responsabile della durezza di tanti cuori che diventano duri... fino al punto di capovolgere l’amore in odio.Dinanzi alla crudeltà di fatti come quello di Ferrara viene da dire e da pensare che nel grande cesto della gioventù di oggi tutte le mele siano marce; non è così. Penso a tanti nostri ragazzi e giovani, coraggiosi e saggi, giovani per sempre, perché la giovinezza non dipende né dal tempo né dagli anni. La giovinezza è nel sogno che si insegue, nell’ideale che dà senso alla vita, nell’impegno che si mette nel custodirlo e nel viverlo, nell’Amore condiviso in pienezza per noi cristiani, come Gesù ci insegna. E di giovani così ne abbiamo tanti anche noi; giovani che donano tempo, risorse ed energie per trasformare un arsenale di guerra in Arsenale di pace, giovani impegnati nel volontariato, nella pastorale, nella catechesi, giovani che stanno donando la vita per i poveri, per una professione vissuta come servizio, per un progetto d’amore. Ne ho conosciuti e ne conosco tanti di questi giovani! Giovani che vedono la propria debolezza, non la rifiutano e non la nascondono, ma al contrario la amano, per trasformarla nella forza più grande dando spazio ai sentimenti, provando compassione non vergognandosi di commuoversi.Come si fa a entrare in questo stile? Come si fa a darsi un metodo? Ognuno di noi ha la possibilità di guardarsi dentro con estrema chiarezza. Spesso crediamo che la misericordia coinvolga solo il nostro rapporto con gli altri; penso alla parabola del Samaritano, al suo farsi prossimo con delicatezza e semplicità. Ma qual è il più grande atto di misericordia verso noi stessi, la strada che permette di essere giovani e di rimanerlo? Aiutarci a dire i sì e i no che contano nella vita. Ricordo di essere andato a trovare una ragazza in carcere, figlia di un mio grande amico. Mi disse: «Sono finita qui perché papà e mamma mi hanno sempre detto sì e mai un no! Dica ai ragazzi: non riempite la vostra vita con relazioni superficiali, di sesso fine a se stesso, di tempo sprecato; se fate così, che persone sarete? Persone così come sono ridotta io!». Sia chiaro: non voglio fare la morale a nessuno, né lanciare giudizi o condanne, ma solo ragionare e riflettere partendo dalla situazione e dalla vita concreta per fare della storia di oggi la “maestra di vita” e per trarre lezioni anche dai fatti negativi.Sosteniamo e incoraggiamo con la nostra testimonianza di missionarietà, di umanità e di fede, i tanti giovani indomabili, puliti, disposti a donarsi, a crederci, a mettersi in gioco, capaci di rimanere così per tutta la vita. È questa la giovinezza di cui ha bisogno il mondo, una giovinezza alla nostra portata che può essere fasciata e profumata di pazienza e di speranza, di misericordia (papa Francesco). La giovinezza di chi è e sceglie con un “sì”, come Maria, di rimanere giovane per sempre, “contagiando il mondo con l’Amore di Gesù”.Don Antonio Moretto

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