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MOZAMBICO: “Per fermare i jihadisti occorre dare un futuro ai giovani”

Lo sostiene il Vescovo di Pemba

MOZAMBICO:  “Per fermare i jihadisti occorre dare un futuro ai giovani”

“Non ci possono essere vittime di seria A e vittime di serie B”. “La risposta ai jihadisti non può essere solo militare ma occorre fornire speranza ai giovani, altrimenti tentati dal reclutamento nelle file jihadiste”. Sono alcune delle affermazioni rilasciate da Mons. Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo di Pemba, diocesi che si trova a Cabo Delgado, la provincia settentrionale del Mozambico da alcuni anni destabilizzata dai ribelli che hanno aderito allo Stato Islamico.

L’insorgenza dei jihadisti è ultimamente debordata nella vicina provincia di Nampula, dove nell’assalto alla missione di Chipene la sera del 6 settembre, è stata uccisa, tra gli altri, suor Maria De Coppi (vedi Fides 7/9/2022).
Mons. Sandramo, che si trova in visita in Portogallo, ha spiegato che dopo l'inizio della guerra in Ucraina si avverte a Cabo Delgado la mancanza di sostegno da parte del Programma alimentare mondiale (PAM). Finora, sottolinea il Vescovo, il PAM, ha fatto un lavoro straordinario, portando aiuti umanitari alle aree che ne hanno urgente bisogno, raggiungendo un risultato eccezionale: nessun decesso per fame tra gli sfollati in fuga dalla violenza. La fine degli aiuti però mette a rischio oltre 850.000 sfollati, afferma il Vescovo di Pemba, sottolineando che a seguito degli attacchi più recenti, si sono aggiunti 8.000 nuovi sfollati.

"Senza l'aiuto della comunità internazionale, non si può fare nulla", afferma Mons. Sandramo che sottolinea che il Mozambico deve rimanere una priorità globale. “Non possono esserci vittime di seria A e vittime di serie B”.
Quanto alla risoluzione del conflitto, il Vescovo di Pemba ritiene sbagliata la strategia seguita finora di affrontarlo solo dal punto di vista militare. Ai giovani, potenziali bersagli di reclutamento da parte dei jihadisti, è importante “offrire orizzonti”. “È essenziale creare posti di lavoro, eliminare la povertà, offrire opportunità” afferma Mons. Sandramo perché "dobbiamo evitare che le persone si perdano, creando speranza”. “Una risposta esclusivamente militare può eliminare due, tre o quattro jihadisti, ma non impedirà un ulteriore reclutamento”.

Per il Vescovo di Pemba è necessaria una grande quantità di lavoro di prevenzione, integrando le forze viventi, ovvero i leader religiosi e i leader locali. “Il governo dovrebbe adottare un approccio più lungimirante e parlare con i leader musulmani e cattolici” afferma il Vescovo che ricorda di “non essere mai stato chiamato a una riunione” con le autorità per riflettere come risolvere il conflitto.

Il problema alimentare non il solo da affrontare. Vi sono difficoltà di reinsediamento e problemi psicologici. La violenza ha costretto alla chiusura di molte scuole e centri sanitari. Nei centri di accoglienza per sfollati, le scuole preparate ad accogliere 1.000 bambini ora ne devono ricevere 3.000. E molti bambini non hanno nemmeno la motivazione per andare a scuola. I più piccoli sono privati di un futuro.
(L.M.) (Agenzia Fides)

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