Non una questione di soldi ma di persone
Comunicato di Caritas Vittorio Veneto sulla decisione di non partecipare ai nuovi bandi
Non è una questione di soldi, è una questione di persone. Caritas Vittorio Veneto, come Caritas della diocesi di Treviso ed alcune cooperative (La Esse, Una Casa per l’Uomo, Gea, Alternativa Ambiente), ha preso una decisione difficile.
Ha deciso di non partecipare ai nuovi bandi della Prefettura di Treviso – l'attuale scade martedì 30 – per l'accoglienza di persone richiedenti asilo: donne e uomini, a volte con i loro bambini, che arrivano in Italia e vengono poi divisi in tutto il territorio nazionale, o quasi.
Non partecipa, perché i nuovi bandi riducono il contributo per l'accoglienza di queste persone. Non partecipa, perché i nuovi bandi non mettono al centro le persone.
Considerate tutte queste attività: insegnare l'italiano ai richiedenti asilo; prendersi cura dei loro eventuali problemi di salute (no, non sono tutti forti e muscolosi quelli che arrivano...); prendersi cura delle loro eventuali fragilità psicologiche (se hai visto uccidere i tuoi cari o sei stato torturato, non è che quando arrivi in Italia dimentichi tutto...); valorizzare le loro competenze; aiutarli a trovare lavoro; supportarli nell'iter legale di riconoscimento del proprio status.
Per tutte queste attività che Caritas Vittorio Veneto finora svolgeva, e che sono fondamentali per ottenere integrazione e inclusione, i nuovi bandi annullano o riducono le risorse. E Caritas, in coscienza, a lavorare così non ci sta.
Verso i richiedenti asilo, Caritas Vittorio Veneto ha sempre lavorato con l'obbiettivo dell'accoglienza diffusa. Cinque persone sono state accolte in un paese, cinque in un altro, dieci in un altro, in tutto il territorio diocesano: Conegliano, Cison, Colle Umberto, Francenigo, Piavon, Revine, Vittorio Veneto, Motta di Livenza...
Un percorso di inclusione, in cui i richiedenti asilo sono stati accompagnati nella gestione della propria quotidianità, ma anche nell’affrontare questa fase di profondo cambiamento delle loro vite; e in cui si è mantenuta un’attenzione particolare sul benessere dei cittadini del territorio ospitante. Un percorso realizzato grazie al lavoro di professionisti, che per il loro lavoro hanno diritto ad essere pagati.
I nuovi bandi, diretta conseguenza del Decreto Immigrazione dell'ottobre 2018, invece guardano solo alla prospettiva dell'emergenza. Sono adatti alle grandi strutture con decine e decine di migranti tutti assieme, e non alla rete di piccoli appartamenti di accoglienza che le Caritas e le coop avevano realizzato.
Cosa succede ora alle circa 60 persone richiedenti asilo accolte da Caritas?
Non si sa. L'attuale accordo con la Prefettura scade il 30 aprile, e al momento di questo articolo Caritas ancora non ha ricevuto comunicazioni.
Cosa succede ora alle 6 persone che Caritas ha regolarmente assunto per dedicarsi professionalmente ai richiedenti asilo?
Non si sa, ma una cosa la sappiamo: Caritas non li lascerà soli. Se il lavoro con i migranti terminerà, li supporterà nella riqualificazione professionale. Ad esempio, pagando loro, se loro vorranno, il corso per operatore sociosanitario, una professione richiesta sul mercato.
Caritas comunque cercherà nuove strade per proseguire il suo impegno per e con le persone più fragili del territorio diocesano, quale che sia la loro nazionalità, per non disperdere il capitale umano e professionale accumulato dal 2014 a oggi nel lavoro con i richiedenti asilo.
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