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TREVISO-BELLUNO: donne, precarie e con salari più bassi degli uomini

Analisi della Cisl

TREVISO-BELLUNO: donne, precarie e con salari più bassi degli uomini

Precarie e con salari più bassi degli uomini. È la fotografia della condizione femminile nelle province di Belluno e Treviso scattata dalla Cisl Belluno Treviso e dal Coordinamento Donne e per le Politiche di genere e le Pari opportunità analizzando il campione di circa 65 mila dichiarazioni dei redditi annualmente elaborate dal Caf Cisl territoriale

OCCUPAZIONE - Se si guarda la serie storica del numero di occupati, rimane sempre distante l’occupazione femminile da quella maschile, anche se il divario nel tempo si sta assottigliando. Nel 2021 in provincia di Belluno sul totale degli occupati, il 54,3% sono uomini, il 45,7% sono donne; nella Marca il 56,7% uomini e il 43,3% donne. Interessante il dato che riguarda il tasso di occupazione femminile, che nelle due province risulta più alto rispetto alla media regionale del 57,7%: a Belluno la troviamo al 63% e a Treviso al 59,9%. In ogni caso la differenza fra il tasso di occupazione femminile e quello maschile risulta marcata: a Belluno il tasso di occupazione è pari a 73,3% per gli uomini e 63% per le donne, a Treviso rispettivamente 76,5% e 59,9%, con il tasso di disoccupazione femminile che supera quello maschile: per le donne è del 6,2%, in linea col dato veneto, per gli uomini del 4%. A Belluno invece il tasso di disoccupazione femminile è pari al 3,9% contro il 4,5% dei maschi. Sempre nel Bellunese, nel 2021 le assunzioni dipendenti hanno riguardato per il 51,2% dei casi maschi e per il 48,8% femmine; nella Marca per il 55,9% donne e per il 44,1% femmine.

Le donne, a livello veneto, lavorano soprattutto in ambito socio-sanitario, nella scuola, nei servizi e nella pubblica amministrazione, svolgono primariamente professioni intellettuali, impiegatizie e nei servizi e mediamente hanno un titolo di studio più elevato degli uomini. Solo un ruolo dirigenziale su 4 è però assegnato a una donna.

PART TIME E DIFFERENZA SALARIALE - Il part time è una modalità di lavoro tipicamente meno diffusa rispetto al full time, ma rimane una tipologia di lavoro con un forte appannaggio femminile: a livello veneto, nel 2021, il 64,2% delle assunzioni in part time riguarda donne, e non sempre è volontario. Anche per questo, le retribuzioni delle donne rimangono al palo. Se nel 2020 la retribuzione media di un uomo è di 37.679, quella di una donna è pari a 26.683.

L’analisi compiuta dall’Ufficio Studi della Cisl Belluno Treviso sulle 65 mila dichiarazioni di redditi che ogni anno (mediamente 15 mila a Belluno e 50 mila a Treviso) vengono elaborate dal Caf considera un arco di tempo che va dal 2016 al 2021 e mostra ancora meglio il fenomeno: nel Bellunese, nella fascia di reddito più bassa, quella fino a 7.500 euro, le donne sono il triplo rispetto agli uomini; da 7.500 a 17.500 mediamente il doppio. Nella fascia media, dai 17.500 ai 30 mila euro di reddito, l’andamento si inverte: nel 2021 gli uomini sono più del 57%, le donne il 38,5%; dai 30 ai 50 mila nuova inversione di tendenza: le donne con questi stipendi sono appena il 6%, gli uomini il 16,5% del totale dei contribuenti che si rivolgono al Caf. Sopra i 50 mila euro gli uomini sono quasi il 3%, le donne lo 0,50%.

Ancora più critica la situazione nella Marca. Mediamente nella fascia di reddito più bassa si collocano il 3,61% degli uomini e il 17,20% delle donne: il rapporto è di 1 a 5. Nella seconda fascia gli uomini sono il 18%, le donne poco meno del 39%; nella fascia media. Dove si concentrano i lavoratori dipendenti, gli uomini sono il 55,44%, le donne il 35,78%. Tra i 30 e i 50 mila euro gli uomini sono il 18% a fronte del 7% delle donne. Sopra i 50 mila troviamo il 4,5% uomini e lo 0,90% donne.

 “La fotografia che deriva dall’analisi dei redditi da 730 - sottolinea Teresa Merotto, segretaria Cisl Belluno Treviso -non fa che confermare che esiste un problema di divario retributivo fra uomini e donne. E questo diventa tanto più significativo se incrociamo questo dato con il tasso di occupazione delle donne nelle due province: nonostante una partecipazione attiva più alta rispetto alla media del Veneto nel mercato del lavoro, per le donne delle province di Treviso e Belluno questo non si traduce in un reddito più elevato, per diversi fattori. Da un lato i settori produttivi dove si concentra la presenza femminile sono quelli dove i salari sono più bassi, dall’altro, le donne scelgono lavori che consentano il bilanciamento tra impegni lavorativi e famiglia, anche con profili professionali inferiori al titolo di studio posseduto. Le evidenze dei dati devono guidarci nell’orientare le nostre azioni verso politiche contrattuali che favoriscano la conciliazione, i servizi per la famiglia, la flessibilità, tanto più in territori dove si continua a denunciare la carenza di manodopera: vanno create le condizioni per aumentare la partecipazione femminile in un mercato del lavoro che deve permettere alle donne di scegliere dove, come e quanto lavorare anziché partecipare al lavoro in modo discontinuo o parziale”.

(comunicato stampa)

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