TREVISO: Fattore Famiglia, in arrivo i fondi dalla Regione per i Comuni sotto i 15 mila abitanti
Nella Marca Trevigiana in 9 anni si sono persi il 27% di nuovi nati. Ulteriore crollo nascite a causa del Covid
Scongelare l’inverno demografico si può. E una delle rondini che fanno primavera si chiama Fattore Famiglia.
Se n’è discusso lo scorso 26 ottobre al convegno “Appropiatezza nella gestione delle risorse e attenzione alla sostenibilità sociale: lo strumento Fattore Famiglia nell’epoca dell’inverno demografico”, promosso dall’Associazione Comuni della Marca Trevigiana, dalla Conferenza dei Sindaci Aulss 2 in collaborazione con il Forum delle Associazioni Familiari del Veneto, e con il patrocinio dell’ass. Partecipare Il Presente.
«Un’iniziativa pensata per stimolare gli amministratori comunali a dare il proprio contributo alla lotta alla denatalità introducendo il Fattore Famiglia e altre misure di sostegno ai nuclei famigliari – afferma Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana –. Incontri come quello di oggi servono anche per consolidare le filiere istituzionali e para istituzionali nella collaborazione a individuare gli strumenti più innovativi per politiche sociali che portino sempre maggiore equità e mettano le basi per una crescita davvero sostenibile».
Al convegno, che ha visto la partecipazione anche della consigliera regionale Sonia Brescacin, presidente della V Commissione regionale, sono intervenuti i massimi esperti della questione della nostra Regione (v. programma e relatori in calce).
A margine del convegno è stata fatta trapelare una notizia che gli addetti ai lavori aspettavano da tempo: è in dirittura d’arrivo la delibera della Regione Veneto con i fondi per i Comuni con meno di 15 mila abitanti che vogliano adottare il Fattore Famiglia.
COS’È IL FATTORE FAMIGLIA
Il Fattore Famiglia - come ha spiegato Maikol Furlani dell’Economics Living Lab, spin off del Dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Verona - è un ISEE raffinato che permette di dare una rappresentazione più precisa e corretta delle condizioni socio-economiche dei nuclei familiari che richiedono agevolazioni tariffarie o contribuzioni al proprio Comune.
Presenta Scale di Equivalenza (SE) più articolate in grado di cogliere in modo più preciso le molteplici dimensioni del bisogno. In particolare:
• incrementa i pesi dei figli che non sono più considerati come dei componenti generici ma vengono considerati in base alla fascia di età;
• tiene in maggiore considerazione il peso della presenza di disabilità valutando anche il grado della stessa;
• considera maggiormente il caso di un genitore solo, madre/padre con i figli;
• considera il caso di perdita di reddito derivante da problemi di lavoro;
• considera la presenza di figli gemelli.
Il Fattore Famiglia, in media, restituisce un reddito famigliare del 26-27% più basso rispetto all’ISEE, quindi è più performante nell’intercettare le situazioni di bisogno famigliare.
Living Lab ha inoltre elaborato una piattaforma (www.nuovoff.it ), in cui il cittadino può inserire i propri dati con facilità per inoltrare la domanda di contributo al Comune, una piattaforma che ha il pregio di stimare la retta/il contributo personalizzato di ogni singolo nucleo familiare, eliminando i classici sistemi a scaglioni a favore di una maggiore equità.
SPERIMENTAZIONI NELLA MARCA TREVIGIANA
Finora nella nostra provincia hanno adottato il Fattore Famiglia tre amministrazioni comunali, limitatamente ad alcuni servizi: Ponte di Piave per il trasporto scolastico anno 2020/2021 (53 pratiche presentate su 274 iscritti al servizio, per un impegno di spesa di 4.245 euro), Silea per i buoni statali legati all’emergenza Covid (buoni spesa nazionali: 340 beneficiari, fondo affitto comunale: 80 beneficiari, fondo sostegno utenze domestiche: 63 richieste), e Treviso (sperimentazione in avvio).
Il convegno, a cui hanno partecipato numerosi amministratori comunali e assistenti sociali, aveva proprio l’obiettivo di incentivare i Comuni trevigiani ad adottare lo strumento, in vista anche dell’aiuto economico in arrivo dalla Regione Veneto.
Ad esporre i dati delle sperimentazioni in provincia di Treviso è stata Paola Roma, presidente della Conferenza dei Sindaci dell'Azienda Ulss n. 2 e sindaca di Ponte di Piave.
A COSA PUÒ SERVIRE IL FATTORE FAMIGLIA
Come dimostrano i Comuni che lo hanno adottato da qualche tempo, il Fattore Famiglia è uno degli elementi che può effettivamente scongelare l’inverno demografico. Il quale non è un male né inevitabile né incurabile. La drammatica tendenza, infatti, si può invertire mettendo in campo adeguate politiche per la famiglia e per le donne (ma anche per i giovani). Nei Paesi in cui la famiglia e le donne sono sostenute, infatti, l’indice di natalità e quello di fertilità sono più alti.
Un esempio classico è la Germania. Nel 2010 in Germania si facevano meno figli che in Italia: il numero medio di figli per donna era di 1,39 contro l’1,46 del nostro Paese. Nel giro di un decennio, l’indicatore italiano è crollato, mentre quello tedesco è incrementato: oggi in Italia si fanno in media 1,29 figli, in Germania 1,64 (dati 2020).
L’indice di fecondità in Francia è addirittura di 1,87, in Svezia di 1,70 (dati 2019).
Nel nostro Paese, purtroppo, è punitivo avere un figlio: la nascita di un bambino è infatti la seconda causa di rischio povertà (la prima è la perdita di lavoro). E dal 2005 ad oggi il rischio di povertà assoluta per le famiglie con 5 o più componenti è cresciuto esponenzialmente (da 6,3 a 20,7!), risultando doppio rispetto a famiglie con 3 componenti o addirittura quattro volte superiore a quello di famiglie con 1 o 2 componenti.
Sostenere la famiglia, significa sostenere la natalità che è la chiave di volta per non finire nella spirale della “decrescita infelice” e per sostenere il nostro sistema di welfare a cominciare da quello pensionistico. L’equilibrio di quest’ultimo si avrebbe raggiungendo i due figli per donna.
QUALCHE DATO TREVIGIANO E VENETO
Al 1º gennaio 2021 nella Marca Trevigiana c’erano 33 mila bambini di età compresa tra gli 0 e i 4 anni. Dieci anni fa ce n’erano 46 mila. «Sono dati che fanno impressione – ha commentato Federico Callegari, responsabile Settore Studi e Orientamento al Lavoro presso la Camera di Commercio di Treviso-Belluno – perché è come se in un decennio fosse sparito un intero paese della dimensione di Spresiano».
Nel giro di vent’anni la popolazione veneta perderà mezzo milione (500 mila persone) di età compresa fra gli 0 e i 64 anni e aumenteranno di mezzo milione i residenti over 64.
«Questi dati hanno implicazioni sul piano sociale ed economico che si vedono già oggi – ha aggiunto Callegari –: il mis-match tra offerta e domanda di lavoro non è più solo un mis-match tecnico, di competenze, ma ormai anche di persone, che mancano all’appello».
Altri dati, forniti da Adriano Bordignon, presidente del Forum Associazioni Familiari del Veneto, completano il quadro allarmante.
Nella Marca Trevigiana in 9 anni si sono persi il 27% di nuovi nati. Nel 2012 erano nati 8.507 bambini, nel 2020 ne sono nati 6.157.
Il Covid sembra avere ulteriormente accentuato questa tendenza: a dicembre 2020, rispetto alla media di dicembre 2018-2019, i nuovi nati sono calati del 6% (-12% in Veneto, -11,7 in Italia).
Sempre a Treviso nel periodo gennaio-luglio 2020 erano nati 3.542 bambini, nel periodo gennaio-luglio 2021 ne sono nati 3.383, il 4,5% in meno.
Ma non è stato così in tutta Europa! A marzo 2021, in Germania le nascite sono aumentate del 10%, con 6 mila bebè in più rispetto a un anno prima!
La Germania nel decennio precedente l’emergenza sanitaria è stata in grado di invertire la dinamica negativa della fecondità attraverso un solido piano di potenziamento delle politiche familiari – in termini di sostegno economico e servizi di conciliazione tra lavoro e famiglia – realizzato proprio in concomitanza della precedente recessione. Ciò ha consentito non solo di limitare gli effetti negativi sulle famiglie con figli, ma di migliorare anche il clima di fiducia (che favorisce scelte di impegno positivo verso il futuro).
Un percorso del tutto opposto a quello fatto dal nostro Paese con i risultati che ora vediamo.
«Anche l’Italia può tornare ad essere un Paese vitale alimentando e rafforzando un clima culturale di rinnovata fiducia, che metta al centro delle proprie politiche pubbliche il sostegno alle scelte desiderate e di valore delle nuove generazioni, in modo che non diventino frustrazione e rinuncia, ma successo nell’arricchire progetti di vita che rendono più solido il futuro comune – ha auspicato Adriano Bordignon -. Per il loro legame con l’autonomia dei giovani, l’occupazione femminile e lo sviluppo umano a partire dall’infanzia, le politiche familiari vanno considerate come parte integrante delle politiche di sviluppo di un territorio, non come misure marginali».
PENSARE GLOBALE, AGIRE LOCALE
Il nostro territorio può diventare un’area in cui sperimentare politiche per la famiglia innovative, che invertano l’attuale trend demografico.
Bisogna agire su diversi fronti: la conciliazione famiglia-lavoro, le politiche famigliari attivando un sistema più efficiente di sostegni e servizi, la creazione di un clima di fiducia e sicurezza.
Anche a livello locale si può già fare molto – come propone da tempo il Forum delle Associazioni Familiari del Veneto - per integrare a livello comunale alcuni strumenti, tra cui il Fattore Famiglia, la Carta Famiglia, il SOLCO (Progetto di formazione sulle politiche familiari e buone prassi per amministratori e dirigenti), la rete ANCI Amministratori Amici della Famiglia, Abitare per giovani coppie, etc.
Un auspicio che la Marca diventi terra di sperimentazione, attraverso quello strumento dalle grandi potenzialità che è la contrattazione aziendale territoriale, è arrivato da Marco De Sabbata, direttore provinciale INPS di Treviso, che ha fornito una serie di dati utili agli amministratori locali e anche una lista di interventi da poter attuare a sostegno della famiglia: dall’inclusione attraverso il lavoro alle politiche fiscali per la famiglia, dalla conciliazione vita-lavoro tramite appunto la contrattazione aziendale territoriale al city manager distrettuale, all’integrazione delle banche dati per verificare che le misure di sostegno al reddito pubbliche finiscano a chi ha realmente bisogno, sgamando i truffatori.
Alcuni dati forniti dall’Inps per la provincia di Treviso nel corso della conferenza:
Prestazioni di sostegno al reddito: 5.800 pratiche – 436 euro in media – straniero il 35% degli assegnatari – revocate 250 a seguito degli accertamenti (per un valore pari a 2 milioni di euro che potevano essere destinate ad altre attività)
Assegni sociali (povertà): 2.351 – 522 euro in media – 78 anni età media dei beneficiari
Invalidità civile: 20.622 domande nel 2021 e 18.250 nel 2020
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