TREVISO: Pd, in provincia serve un patto del lavoro
A quasi 4.000 lavoratori a tempo determinato non è stato rinnovato il contratto
“A livello provinciale serve un nuovo patto del lavoro: amministrazioni locali, sindacati e associazioni di categoria, enti di formazione professionale sono chiamati a realizzarlo il prima possibile. C'è bisogno che Regione e Provincia si attivino su questo fronte, solo che dalla prima abbiamo avuto finora solo proclami, dalla seconda - che può avere ancora voce in capitolo - neanche quelli. Tutte le forze politiche devono impegnarsi a dare il proprio contributo di idee e visione. Il Partito Democratico, per cultura politica e per la responsabilità dell’attuale governo, è pronto”. Lo dichiara Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico a Treviso, alla luce delle preoccupanti prospettive a livello occupazionale dei prossimi mesi con lo sblocco dei licenziamenti.
“ll Pd della provincia sta ragionando da inizio anno su quali strategie possono essere perseguite per rilanciare i nostri territori attraverso le risorse del Recovery Plan – continua Zorzi -. Per l’economia e il lavoro della Marca, la via è quella di spingere per il ritorno a quella storica vocazione manifatturiera che col tempo si è persa per inseguire altre occasioni di profitto a breve termine: va favorito un serio processo di reindustrializzazione che avvenga senza indugi attraverso il recupero e la riqualificazione dell’esistente, da intendersi come aree e strutture abbandonate e competenze e professionalità non sufficientemente valorizzate”.
“In provincia di Treviso, che ha dati 2020 meno pesanti rispetto alle altre province venete più legate ai flussi turistici, la situazione è comunque preoccupante: a quasi 4.000 lavoratori a tempo determinato non è stato rinnovato il contratto e ora si trovano senza reddito, a dimostrazione che la crisi Covid ha colpito innanzitutto il lavoro precario, intermittente, autonomo, privo di adeguate garanzie e a cui negli anni scorsi purtroppo si è fatto ricorso in abbondanza – dice ancora Zorzi -. A questi si aggiungono circa 7.000 posti di lavoro a rischio in caso di sblocco immediato dei licenziamenti. Lo shock sociale che ne conseguirebbe, allo stato attuale andrebbe a scaricarsi tutto sulle famiglie, sulle comunità e sui comuni chiamati a dare la prima risposta di soccorso. Questa eventualità va scongiurata perché sarebbe a rischio la tenuta dell'intero sistema. Il Partito Democratico, già prima della crisi del governo precedente, stava lavorando a una strategia che ritengo andare nella direzione giusta: incrociando i dati sulle casse integrazioni Covid in possesso di Anpal e Inps, è possibile avere un quadro attendibile di quei settori che possono ripartire. Lo si faccia velocemente, non prima di aver garantito la messa in sicurezza dei lavoratori. Iniziative di formazione continua e riqualificazione delle competenze devono andare di pari passo con nuove e più efficaci misure di sostegno al reddito e strumenti migliori per incrociare domanda e offerta di lavoro. L'incremento delle domande per il reddito di cittadinanza in provincia di Treviso e la ricerca di professionalità per coprire certi settori come quello della casa ci dimostrano le incongruenze del sistema”.
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