TREVISO: operatori sanitari no vax, la Cgil chiede scelte politiche
Casi di contagio in alcune strutture per anziani della Marca,
Redazione Online
30/03/2021

A seguito dei casi di contagio in alcune strutture per anziani della Marca, in questi giorni, si è aperta la riflessione in merito a quei lavoratori che rifiutano la vaccinazione, pur operando nel settore sociosanitario. “È giunto il momento che il Governo e il Parlamento prendano una decisione e che anche la politica del nostro territorio getti la maschera, rivedendo certe posizioni assunte nel tempo” ha affermato Marta Casarin, segretaria generale FP CGIL di Treviso.

“Quando, un anno fa, si è manifestata drammaticamente l’emergenza pandemica, speravamo tutti che scienza e ricerca riuscissero nel miracolo di individuare un vaccino. Oggi i vaccini ci sono e riteniamo sia indispensabile riuscire a dare ampia copertura a tutta la popolazione. Cosa ancora complessa, al momento. Per tutti coloro che per attività lavorativa operano con le persone, e nel caso del socioassistenziale con quelle più esposte e fragili, la vaccinazione oltre che una protezione per sé rappresenti anche un segno di responsabilità verso gli altri: per le persone che si assistono e per i colleghi con i quali si lavora – prende posizione la segretaria al vertice della Funzione Pubblica CGIL trevigiana”.

“In queste giornate in molti hanno invocato una linea dura nei confronti di questi lavoratori, ma intanto la politica sta a guardare – punta il dito Marta Casarin –, con il serio rischio di decisioni discrezionali e discriminatorie in assenza di una norma che regoli con chiarezza una materia così delicata. Perché in assenza di obbligatorietà vaccinale non è comunque possibile, per come stanno le cose, e per la dimensione delle case di riposo del nostro territorio, che i lavoratori che rifiutano il vaccino cambino mansione, cosa che solo poche strutture potrebbero attuare. Il rischio, infatti, è quello di sguarnire il servizio di assistenza e di cura”.

“È allora giunto il momento che il Governo e il Parlamento colmino questo gap e per fare questo chi finora ha simpatizzato con i no-vax e i no-Covid, o ha gridato alla dittatura sanitaria, deve gettare la maschera e considerare la serietà dell’obbligatorietà vaccinale. C’è però anche una questione pratica da affrontare – sottolinea Casarin –: rendere obbligatoria la vaccinazione significherebbe garantire a tutti, dal giorno dopo, la disponibilità delle dosi, mentre oggi le Regioni non sono nelle condizioni di dare piena copertura neanche agli anziani e ai più fragili. La politica, allora, deve assumersi la responsabilità delle decisioni”.

“Dobbiamo comunque non percorrere la strada delle caccia alle streghe perché spesso non si tratta di no-vax, ma di lavoratori impauriti da un’informazione distorta e spesso ingannevole – aggiunge Casarin –. Non meritano, per tutto ciò che hanno fatto nel corso di un anno di difficilissima emergenza sanitaria, rischiando la salute e spesso la vita, di essere esposti alla gogna e tanto meno di vedersi cacciare dal proprio posto di lavoro”.