UNESCO: la transumanza è Patrimonio dell'umanità
In Italia la transumanza è praticata in varie regioni. La pastorizia conta 60 mila allevamenti con 6,2 milioni di capi
La transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è stata iscritta, all'unanimità, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco.
L'Italia così acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando Turchia e Belgio.
Il parere favorevole espresso dai 24 Paesi durante il Comitato intergovernativo in corso a Bogotà, in Colombia riguarda molto da vicino tutta l'Italia: le comunità emblematiche indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza sono molte, tra cui i comuni di Amatrice (Rieti) da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto, Frosolone (Isernia), Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi in provincia dell'Aquila, Lacedonia in Alta Irpinia in Campania, San Marco in Lamis e Volturara Appula in provincia di Foggia, insieme a territori della Lombardia, la Val Senales in Trentino Alto-Adige, e la Basilicata.
I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall'Italia insieme a Grecia e Austria all'Unesco, hanno una conoscenza approfondita dell'ambiente, dell'equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti.
Oggi la transumanza è praticata soprattutto tra Molise, Abruzzo e Puglia, Lazio, Campania, e al Nord tra Italia e Austria nell'Alto Adige, in Lombardia, Valle d'Aosta, Sardegna e Veneto.
“Il voto positivo dell’Unesco - commenta la Coldiretti nazionale - certifica il valore della tradizionale migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano dalla pianura alla montagna, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi, con viaggi di giorni e soste in luoghi prestabiliti, noti come ‘stazioni di posta’”.
“Un riconoscimento importante – sottolinea Coldiretti – che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il ‘gregge Italia’ sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali”.
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