VITICOLTURA: I "punti di non ritorno"
Fitofarmaci in agricoltura: al via il Gruppo scientifico operativo, coordinato dall'ufficio di pastorale sociale
Come individuare, con metodo di indagine scientifica, alcuni punti di non ritorno per la filiera vitivinicola e, più in generale, per la pratica agricola, mettendo a confronto agricoltura convenzionale, integrata, biologica e biodinamica? Da ciascuna prospettiva è possibile cogliere luci e ombre, sostenibilità globale, esistenziale ed etica? Quali elementi dovrebbero essere essenziali per fare agricoltura oggi?
A queste domande ha cercato di dare risposta, lo scorso 29 giugno, il primo incontro del Gruppo Scientifico Operativo, che opera a supporto del “Tavolo di Dialogo” sull’uso dei fitofarmaci in agricoltura. Il “Tavolo di Dialogo” – come si ricorderà – è operativo dal giugno 2019 e, con il coordinamento dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, coinvolge i rappresentanti qualificati dei Consorzi di tutela (Prosecco DOCG, Prosecco DOC, Colli di Conegliano DOCG, Delle Venezie DOC) ed i referenti di alcuni movimenti e associazioni di carattere ambientalista del territorio. Nell’incontro dello scorso marzo, prima dell’esplosione della pandemia, il “Tavolo” aveva deliberato la costituzione del “Gruppo Scientifico Operativo”.
Lunedì scorso, dopo l’introduzione di don Andrea Forest, delegato vescovile per la pastorale sociale e coordinatore dei lavori, e dopo le indicazioni metodologiche del prof. Giovanni Cargnello, il Gruppo Scientifico Operativo ha avviato un serrato, ma pacato, confronto, dal quale è emersa una sostanziale sintonia su alcune linee di fondo. Innanzi tutto, è stato riconosciuto che il problema della tensione sociale sull’uso dei fitofarmaci è di natura ambientale, economica ed etica: solo tenendo insieme questi aspetti è possibile trovare soluzioni condivise e valide, capaci di essere davvero sostenibili.
In secondo luogo, è emerso che il vero nodo della questione è di carattere culturale e pertanto occorre un “cambio di paradigma” per un nuovo modo di fare agricoltura, con un impegno su più fronti: investire sulla ricerca, in particolare per indagare la validità dei metodi alternativi, evitando di concepire la risposta chimica come l’unica possibile; incoraggiare la formazione di figure professionali capaci di attuare metodi alternativi con vera competenza; rendere più elastico il sistema di certificazione del biologico, favorendo forme che prevedano correttivi chimici in caso di particolari fitopatologie; promuovere la biodiversità, assecondando i meccanismi naturali di autodifesa delle piante; incoraggiare forme di economia circolare che consentano minore spreco di risorse. Questo cambiamento culturale non potrà prescindere da una visione politica ampia, capace di guardare al futuro e di ripensarsi a livello europeo.
In terzo luogo, è apparso chiaro che alcune concrete strategie possono essere utili per un raggiungimento di obiettivi a medio periodo: la cura del terreno, concepito come ecosistema in un delicato equilibrio tra diverse componenti; l’implementazione di un metodo “simil-biologico”; il sostegno economico, in caso di annata sfavorevole, ai produttori che applicano il metodo biologico; la cura delle relazioni, in particolare quelle di buon vicinato, che nascono dalla capacità di vedere non solo il proprio interesse ma anche quello altrui.
Alla fine della riunione, don Forest e il prof. Cargnello hanno proposto – per dare continuità e concretezza al percorso avviato – un nuovo incontro che coinvolga due ricercatori nominati dai gruppi ambientalisti e due nominati dai produttori, insieme ad alcuni esperti individuati dall’Ufficio di pastorale sociale: l’incontro si terrà lunedì 13 luglio e sarà propedeutico ad un’altra riunione plenaria del Gruppo Scientifico Operativo, che si terrà a fine luglio.
(Per la sintesi dell'incontro, vedi: http://www.diocesivittorioveneto.it/cultura/ufficiostampa.asp)
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