Aggiornamento sul “tavolo di dialogo” sul tema dell'uso dei pesticidi in agricoltura
Comunicato stampa dell'ufficio per la pastorale sociale della diocesi di Vittorio Veneto
Giovedì 12 settembre alle ore 18.00 presso la Casa Toniolo di Conegliano si è riunito per la seconda volta (dopo la prima del 6 giugno scorso) il Tavolo di Dialogo indetto dall’Ufficio per la pastorale sociale della Diocesi di Vittorio Veneto per affrontare il tema dell’uso dei pesticidi in agricoltura (e in particolare nella viticoltura) con le conseguenti tensioni sortite in questi decenni tra viticoltori e parte della cittadinanza.
Riconoscendo una particolare difficoltà nei rapporti tra i Consorzi di tutela vitivinicoli e alcune associazioni ambientaliste del territorio, sono stati invitati all’incontro i seguenti soggetti: Consorzio Prosecco DOCG, Consorzio Prosecco DOC, Consorzio Colli di Conegliano DOCG, Consorzio delle Venezie Pinot grigio DOC; Comitato Marcia Stop Pesticidi, Fare Rete, Colli Puri Collalbrigo Respira, P.A.N. Italia, Amica Terra Onlus; e i ricercatori scientifici prof. Giovanni Cargnello e prof. Paolo Cescon (quest’ultimo tuttavia assente all’incontro per motivi di salute). Tra gli invitati, anche il direttore del settimanale diocesano L’Azione, don Alessio Magoga, collaboratore fin dall’inizio in questa iniziativa.
Mentre si è constatata una sostanziale adesione da parte degli accademici e dei rappresentanti dei Consorzi di tutela, con profondo rammarico si è dovuto prendere atto del netto rifiuto opposto da associazioni e movimenti ambientalisti, ad eccezione di Fare Rete, presente invece al Tavolo di Dialogo. La principale e unanime motivazione di chi non ha partecipato è consistita nel giudicare come insuperabile e dirimente per il procedere del dialogo la querela a suo tempo esposta da parte dei Consorzi Prosecco DOCG e DOC nei confronti dell’on. Fabio Padovan, esponente di Colli Puri Collalbrigo Respira. Tale atto – sostengono i gruppi ambientalisti assenti al Tavolo di Dialogo – ha creato un clima intimidatorio che rende al momento inattuabile ogni forma di sereno e costruttivo confronto.
Preso atto di questa difficoltà ma riconoscendo al tempo stesso la validità e l’urgenza di un confronto aperto tra le parti disponibili, si è deciso di procedere ugualmente con l’incontro del 12 settembre, che si è caratterizzato, pur nella ridotta compagine dei soggetti presenti al Tavolo, per la grande cordialità e schiettezza, ancora una volta prova evidente che il dialogo non si costruisce con comunicati, ostilità e mosse politiche, ma nella sua pratica umile e collaborativa, con lo sforzo di tutti teso a superare inevitabili diversità di vedute, e soprattutto con il desiderio di comprendere reciprocamente le ragioni dell’altro. Come, appunto, è avvenuto tra i presenti al Tavolo.
Nel merito delle questioni affrontate, l’ordine del giorno era stato costruito su alcune istanze emerse da incontri informali e personali che l’Ufficio di pastorale sociale aveva precedentemente condotto con diversi soggetti invitati al Tavolo, focalizzando l’attenzione su alcune ipotesi che rappresentano questioni decisive.
Nel corso dell’incontro del Tavolo di Dialogo sono emersi diversi orientamenti pratici e alcune consapevolezze, riassunti nel momento conclusivo da don Andrea Forest, delegato vescovile per la pastorale sociale della diocesi di Vittorio Veneto, che ha condotto il confronto. Anzitutto la consapevolezza della necessità che tutte le parti si adoperino per un “di più” di dialogo, nella capacità di fare un passo verso l’altro che vada “oltre il dovuto”, non accontentandosi del minimo necessario secondo criteri di giustizia e di legalità. Sapendo poi che nell’ambito di ogni dialogo c’è bisogno di tempi lunghi per raggiungere soluzioni condivise; si approderebbe altrimenti a soluzioni superficiali o, nel peggiore dei casi, soltanto di facciata e motivati dalla convenienza.
Per quanto riguarda gli orientamenti pratici, vi sono alcuni filoni che meritano di essere ora perseguiti, come frutto dell’intesa raggiunta durante il Tavolo di Dialogo:
1) l’ambito delle relazioni, che devono essere condotte a più livelli, sia tra produttori e movimenti ambientalisti, sia con la cittadinanza tramite iniziative formali, sia a partire dalle relazioni di buon vicinato (in particolare tra produttori e altri cittadini) che sono l’effettivo motore di un cambiamento costruttivo e diffusivo;
2) l’ambito del confronto con le istituzioni e con altri soggetti titolati, in particolare con:
- le Amministrazioni comunali, anche in vista di una uniformità dei Regolamenti di polizia rurale, in cui inserire obiettivi minimali da tutti accettati;
- la locale ULSS e istituzioni scientifiche qualificate e competenti, con cui portare avanti ricerche specifiche sulla salubrità del territorio e sugli effetti dei prodotti fitosanitari sulla salute della cittadinanza;
- l’Università, gli Istituti tecnici e professionali, l’assistenza tecnica, puntando sulla vera professionalità, per preparare operatori qualificati che possano supportare una maggiore diffusione della coltivazione con metodo biologico;
- gli organi di polizia e di controllo, per una maggiore preparazione tecnica che li abiliti a verifiche più mirate ed efficaci rispetto ai Regolamenti vigenti in materia di salute pubblica e uso dei fitofarmaci;
- la Prefettura di Treviso, da tempo meritoriamente impegnata nella finalità dell’accordo tra le parti in tensione;
- le associazioni di categoria (Coldiretti, Confagricoltura, CIA) che hanno già elaborato progetti volti ad un’agricoltura più sostenibile;
3) l’ambito dei progetti tecnici a lungo termine, per approfondire, migliorare ed eventualmente anche integrare diversi metodi di coltivazione: dalla ricerca sulle varietà resistenti (magari impiegabili nelle zone di confine dei vigneti e nella vicinanza delle abitazioni), ad un ampliamento del territorio coltivato con metodo biologico (per la creazione del biodistretto innovativo), ad un metodo convenzionale di trattamento fitosanitario “ibrido” integrato cioè dal metodo biologico; interessante anche la prospettiva di un maggiore investimento nel rimediare all’effetto deriva;
4) l’ambito delle “buone pratiche” subito attuabili, segnale effettivo di un dialogo tra le parti che comincia ad avere risvolti concreti:
- installando opportuni cartelli informativi in previsione, durante e subito dopo l’irrorazione dei vigneti;
- avviando insieme (cittadini, produttori, strutture pubbliche e portatori di interesse) momenti pubblici culturali, scientifici e tecnici di confronto critico sul metodo biologico a confronto con il convenzionale, per coglierne potenzialità e limiti ed eventualmente sensibilizzare i produttori rispetto a questa scelta, come pure indurre il mondo della scienza e dell’industria alla produzione di antiparassitari universalmente sostenibili;
- favorendo lo scambio di informazioni e di iniziative tra produttori, cittadini, movimenti ambientalisti, portatori di interesse, strutture pubbliche, in un’ottica di reciproco rispettoso interesse;
- avviando un censimento sull’uso dei mezzi di recupero per le irrorazioni, per poi supportare questa pratica (anche in dialogo con la Regione Veneto, che può disporre di incentivi economici);
- facendo conoscere con iniziative pubbliche i passi avanti compiuti dai cittadini e dai produttori;
- qualificando il territorio con qualche iniziativa che valorizzi la bellezza dei vigneti coltivati con metodi di maggiore sostenibilità ambientale (ad esempio, il progetto “Vigneti belli e fioriti” proposto da Fare Rete, che potrebbe essere avviato quanto prima).
Come si nota, si aprono ampi spazi di lavoro, nei quali l’Ufficio di pastorale sociale della diocesi di Vittorio Veneto intende porsi come soggetto mediatore e facilitatore di un dialogo fattivo, senza per questo sostituirsi a nessuno, ma in armonica sinergia con l’esistente e a quanti sono direttamente titolati ad assumersi la responsabilità di scelte pratiche nelle direzioni evidenziate. In quest’ottica, si ipotizza una prossima convocazione del Tavolo di Dialogo nell’ultima parte dell’anno con lo scopo di ampliare la riflessione con Coldiretti e associazioni di categoria, Amministrazioni comunali, ULSS ed Istituzioni scientifiche, nonché per verificare con i Consorzi di tutela i primi passi compiuti rispetto all’ambito delle “buone pratiche subito attuabili”.
Senza preclusioni verso ulteriori soggetti, resta comune auspicio degli intervenuti al Tavolo di Dialogo del 12 settembre che possano tornare ad essere parte attiva nel confronto e nei progetti che ne seguiranno anche Comitato Marcia Stop Pesticidi, Colli Puri Collalbrigo Respira, P.A.N. Italia, Amica Terra Onlus: anche ad essi è infatti rivolto l’invito a far proprio uno stile di dialogo “oltre il dovuto”, che pure invocano e si aspettano da parte dei Consorzi di tutela.
Don Andrea Forest
Delegato vescovile per la pastorale sociale
della Diocesi di Vittorio Veneto
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