CHIESA: guerra, documento dei vescovi cattolici in Russia
"La guerra non è mai stata né sarà un mezzo di risoluzione dei problemi tra le nazioni"
“Il duro confronto in Ucraina è degenerato in un conflitto militare su larga scala che ha già causato migliaia di vittime, ha minato la fiducia e l’unità tra Paesi e popoli e minaccia l’esistenza del mondo intero. (…) Desideriamo seguire l’insegnamento della Chiesa, secondo il Vangelo e la Tradizione della Chiesa antica: la guerra non è mai stata né sarà un mezzo di risoluzione dei problemi tra le nazioni; «nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra» (Pio XII, 1939)”. Così inizia l’appello della Conferenza dei Vescovi cattolici della Russia in relazione alla mobilitazione parziale dichiarata nella Federazione russa. L’appello, pubblicato ieri e firmato da Paolo Pezzi, Arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca, a nome della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici in Russia, offre alcune linee guida per i fedeli cattolici laici e religiosi di nazionalità russa, che oggi si trovano a dover compiere scelte difficili. Nell’appello, tra le altre cose, si ricorda che la Costituzione della Federazione tutela chi ripudia l’utilizzo delle armi per ragioni di coscienza. Pur nella constatata impossibilità di imprimere agli eventi un corso diverso, volto ad evitare ulteriori spargimenti di sangue, i vescovi chiedono di tener presente le parole di Papa Francesco a Nur-Sultan, durante il recente viaggio apostolico in Kazakhstan: “Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità. Soccorriamo chi soffre e insistiamo perché si provi davvero a raggiungere la pace. Che cosa deve accadere ancora, quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il bene della gente, dei popoli e dell’umanità? L’unica via di uscita è la pace e la sola strada per arrivarci è il dialogo”.
La Conferenza episcopale si dice consapevole della necessità per i governi, in determinate situazioni, di ricorrere all’utilizzo delle armi e di chiedere ai cittadini di compiere il proprio dovere per la Patria e per il bene comune, precisando: “Quanto affermato è vero se l’azione militare è indirizzata a porre fine al conflitto nel più breve tempo possibile e ad evitare il moltiplicarsi delle vittime”. Il documento, inoltre, indica come testi di riferimento per la comprensione di questo passaggio del testo il paragrafo III dell’Articolo 5 del Catechismo della Chiesa cattolica (2302-2317), che ammette il ricorso alla guerra solo per la legittima difesa e solo nel caso in cui si verifichino ulteriori determinate condizioni. A tal proposito, la Conferenza episcopale sottolinea che la decisione ultima sulla partecipazione o meno ad azioni belliche da parte del singolo cittadino è una questione che riguarda la dimensione sacra della sua propria coscienza. Ricorda altresì che sia l’insegnamento della Chiesa cattolica (Catechismo, §2311) che il terzo comma dell’articolo 59 della Costituzione della Federazione Russa tutelano chi per questioni di coscienza e di credo religioso ricusa l’utilizzo delle armi.
Il richiamo avviene dopo la comunicazione ufficiale del 25 settembre sul portale governativo «Ob"jasnjaem.ru », servizio che risponde alle domande più frequenti dei cittadini russi, che ha dichiarato l’impossibilità durante la mobilitazione di prestare un servizio alternativo alla comunità per i cittadini obiettori di coscienza, negando di fatto un’opzione legale diversa dall’invio al fronte di quanti sono stati chiamati alle armi nella fase attuale di mobilitazione parziale. Per quanto riguarda i religiosi cattolici, la Conferenza Episcopale ha ricordato che la loro partecipazione ad azioni belliche è categoricamente vietata, tanto dalla Tradizione della Chiesa dei primi secoli, quanto dalle convenzioni internazionali in vigore. Secondo informazioni pervenute all’Agenzia Fides, sono stati convocati negli ultimi giorni presso i commissariati militari diversi sacerdoti ortodossi russi, il cui mancato arruolamento non è stato motivato sulla base del loro status di religiosi, ma facendo riferimento a altri requisiti incompatibili con le direttive ricevute sinora dagli uffici di reclutamento. Il documento si conclude con un appello a tutti i cattolici in Russia, affinché preghino e digiunino “per una pace giusta e sicura” e i sacerdoti offrano la celebrazione di messe con preghiere specifiche allo stesso scopo.
(CD) (Agenzia Fide)
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