DIOCESI: le direttive per le celebrazioni
Si prosegue fino al 3 maggio con le restrizioni
Alla luce del Dpcm del 10 aprile scorso, in vigore dal 14 aprile fino a domenica 3 maggio, il vescovo Pizziolo fa sapere che i sacerdoti della diocesi sono tenuti a prorogare fino a quella data – anche riguardo alla vita delle proprie parrocchie – il comportamento tenuto sino al giorno di Pasqua. Siccome da parte della Cei non è venuto alcun altro tipo di indicazione, si deve ritenere che, quanto detto sopra, è dato per ovvio.
Ma, in concreto, come si deve fare con la celebrazione delle messe nelle domeniche di Pasqua? La Nota del ministero dell’Interno del 27 marzo prevedeva che “per i riti della Settimana santa e per le celebrazioni similari” – pur fatte senza la partecipazione del popolo – potevano partecipare alla liturgia, oltre i celebranti, anche “un diacono, un lettore, un cantore, un organista e gli operatori per la trasmissione”: ora le celebrazioni liturgiche festive del Tempo pasquale – afferma il Vescovo – rientrano a tutti gli effetti nelle “celebrazioni similari” e quindi si può sicuramente applicare loro lo stesso criterio. Pertanto per le prossime celebrazioni festive vale quanto è stato detto nel decreto diocesano del vescovo Corrado, datato il 1º aprile scorso, al punto III delle “Indicazioni disciplinari generali”. Quanto prescritto va applicato rigorosamente, senza cedere a tentazioni “partecipazionistiche”, e le messe vanno celebrate a porte chiuse. Per le messe feriali, invece, si deve adottare il criterio che c’era prima della Settimana santa, cioè celebrando privatamente per il popolo.
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