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DIOCESI: riprese le celebrazioni con i cattolici stranieri

Dopo il blocco per l’emergenza sanitaria

DIOCESI: riprese le celebrazioni con i cattolici stranieri

Lo scorso 19 maggio i sacerdoti che seguono i migranti e la gente dello spettacolo viaggiante, insieme ad alcuni laici che operano con loro, si sono incontrati a Ramera per raccontare come le comunità, di cui sono riferimento, hanno vissuto e stanno progettando di vivere questo periodo. Anche il vicario generale, don Zagonel, era con loro. Lunedì 25, raggiunti per telefono, hanno raccontato cosa hanno fatto la prima domenica dopo il black out.

Padre Liviu Marian, che a Oderzo segue i rumeni di rito greco-cattolico, in questo tempo non ha potuto celebrare la messa nella piccola chiesa della Madonna della Salute, che era stata loro data dalla parrocchia di Oderzo, ma ha sempre concelebrato con i sacerdoti del Duomo e i suoi fedeli hanno seguito le celebrazioni in rito latino trasmesse in streaming. Questa domenica ha ripreso le celebrazioni, però, per la ristrettezza degli spazi, soltanto con un piccolo gruppo. Le prossime domeniche sarà per altri gruppi. Racconta che in questo tempo di crisi alcuni parrocchiani hanno avuto difficoltà economiche, ma che per un senso di vergogna non hanno voluto farlo capire agli altri.
Don Yuriy, che si occupa degli ucraini, il pomeriggio sabato 23 ha potuto celebrare la messa a Vittorio Veneto. Essendo la chiesa della Consolata, che gli è stata data loro in uso, troppo piccola ed essendoci bel tempo si è messo in cortile. Sabato prossimo 30 celebrerà nella chiesa della Madonna delle Grazie a Conegliano: se non ci sarà posto per tutti all’interno vuol dire che alcuni staranno all’esterno. In questo periodo, mettendo insieme le loro energie, i sacerdoti ucraini presenti in Italia, sono riusciti a trasmettere in streaming, oltre a delle messe, anche dei video catechistici e di preghiera. Racconta di avere delle famiglie che sono in difficoltà, perché sono rimaste senza lavoro e che devono comunque vivere, pagare il canone dell’affitto e le bollette. Altri ucraini al primo sentore della crisi sono ritornati in patria.
Padre Emmanuel Boakye Kwadwo, che segue i cristiani del Ghana e della Nigeria presenti nelle diocesi di Vittorio Veneto e di Pordenone e che da noi abitualmente celebra la messa nella cappella di Casa Toniolo a Conegliano, ha rivisto i suoi amici. Non numerosi, ma tutti contenti. Domenica prossima riprenderà la messa anche a Pordenone. Arrivato in Italia alla fine di dicembre, non conosce ancora bene tutti; comunque, in questo tempo, mediante il telefono, ha potuto contattarne parecchi.
Don Nicivaldo, venuto tra noi dal Brasile in seguito al gemellaggio della nostra diocesi con quella di Livramento De Nossa Senhora, per i brasiliani desiderosi di trovarsi tra di loro aveva cominciato a celebrare la messa in brasiliano una volta al mese in diocesi di Treviso e una volta al mese nella chiesa di Campolongo a Conegliano. Non sa quando potrà riprendere le celebrazioni. Frattanto, poiché conosce molto bene l’italiano, presta normale servizio nella parrocchia di Oderzo.
Padre Beppe Pierantoni, che segue i filippini, essendo stato da loro come missionario parecchi anni, in questo tempo di coronavirus, invece di celebrare la messa, una volta al mese, nella chiesa di San Rocco di Conegliano, la celebrerà nel cortile della loro casa, Casa Dehon, che si trova a Costa di Conegliano. Hanno un cortile spazioso e ben ombreggiato. In questo tempo di pandemia ha ammirato come i membri della sua comunità, che sono sempre stati solidali tra di loro, hanno saputo aiutarsi ancora di più. Dai contatti telefonici ha riscontrato che anche loro come tanti italiani talvolta si lasciano suggestionare da interpretazioni teologiche dell’epidemia che suscitano paura.
Don Mirko dalla Torre ha esposto le difficoltà in cui si trovano attualmente le persone degli spettacoli viaggianti che sono rimaste senza lavoro, abitano in spazi ristretti e fanno fatica ad aiutare i figli a collegarsi attraverso i dispositivi digitali con gli insegnanti della scuola. Si è fatto portavoce delle loro difficoltà presso il vescovo, la Caritas diocesana e le autorità civili ed è rimasto contento nel constatare che tutti hanno dimostrato di aver capito il problema e di essersi subito mossi per per fare qualcosa.
Imelda Bornia, di Mareno di Piave, che come membro della Caritas segue i ragazzi del doposcuola e le loro famiglie, ha sottolineato la grande difficoltà che attraversano sia per la paura, sia per gli spazi esigui delle loro case, sia perché spesso i bambini passano tanto tempo a casa da soli.
Don Adriano Zanette

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