Se fosse un matrimonio... sarebbero nozze d’argento; se fosse una persona, sarebbe nel fiore della vita; se fosse un lavoro, sarebbe solido...
Si tratta invece della Comunità vocazionale e, riprendendo parole di don Giorgio Maschio (che ne è stato il responsabile per 16 anni) reca la firma dello Spirito.
Non saprei trovare un’immagine migliore per parlare della Comunità vocazionale, sia a partire dall’esperienza di giovane in ricerca che ne ha fatto parte tra il 2001 e il 2003, sia considerando che dal settembre scorso il vescovo mi ha chiesto di esserne il responsabile per qualche tempo.
Lo Spirito Santo, si sa, si può riconoscere per i suoi frutti.
Proviamo ad individuarne almeno qualcuno nel caso della Comunità vocazionale ed esprimiamolo doverosamente con il tono del ringraziamento.
Grazie per l’intuizione che la nostra Chiesa diocesana ha avuto nella seconda metà degli anni ’80, sotto la guida del vescovo Mons. Eugenio Ravignani, coadiuvato da una commissione di preti che hanno approfondito il modo per prendersi cura nei tempi mutati delle vocazioni al sacerdozio. Allora si mise a fuoco un fenomeno in crescita, il protrarsi nel tempo delle scelte definitive della vita, e un’esigenza: accompagnare in modo adeguato quanti erano in ricerca di come spendere la vita seguendo Gesù e avevano più di diciott’anni. La risposta fu la nascita della Comunità vocazionale, un tempo di due anni per permettere a giovani provenienti da esperienze di lavoro o di studio di verificare con maggiore chiarezza l’intuizione di essere chiamati a diventare preti che avevano riconosciuto presente nel loro cuore, ed essere messi nella condizione di rispondere completando poi in Seminario la formazione prevista.
Grazie per i preti che l’hanno guidata in questi anni. Lo Spirito Santo agisce anche per mezzo delle persone, con i loro talenti e i loro limiti. Credo sia perciò doveroso ricordare il lavoro, l’intelligenza, la dedizione messi a servizio dei giovani della Comunità da parte di don Giorgio Maschio, poi di don Gianluigi Papa (responsabile per 4 anni), infine di don Alessio Magoga (responsabile per 5 anni).
Grazie per il rapporto tra Comunità vocazionale e Comunità teologica (e comunque con tutta la realtà formativa del Seminario). Quest’anno ho potuto sperimentare di persona che questo rapporto tra giovani della Comunità e giovani di Teologia, ma anche tra educatori, sta crescendo nella stima, nell’esempio e nell’aiuto reciproco.
Grazie per l’accoglienza, il calore, l’affetto, la simpatia ricevuta per 18 anni dalla Parrocchia di Premaor, e dal 2006 dalla parrocchia di Castello Roganzuolo.
Grazie per la collaborazione feconda tra la nostra Comunità vocazionale e quella di Treviso, anche per quanto riguarda i cammini e gli incontri vocazionali per giovani. È una ricchezza che aiuta a valorizzare le differenze e ad accrescere la comunione ecclesiale.
Grazie, Comunità, per i 58 giovani che hai ospitato in questi 25 anni: 28 sono diventati preti, 1 frate, 9 sono attualmente in formazione verso il sacerdozio.
Grazie per poter essere prete che svolge questo servizio (penso di esprimere un sentimento comune a quanti mi hanno preceduto), avendo la grazia di vedere con stupore la forza e la bellezza che la chiamata del Signore Gesù, oggi come sempre, esercita sul cuore di un giovane, in questo tempo, in questa storia, in questo nostro territorio.
Grazie per i benefattori della Comunità, vivi o defunti.
Chissà quanti altri grazie ci sarebbero da dire...
Li metteremo tutti nella Messa, presieduta dal Vescovo, che celebreremo domenica 11 maggio alle 18.30, nella Chiesa Monumentale di Castello Roganzuolo.