"La vecchiaia è un tempo di grazia"
Durante la Giornata dedicata alla terza età, papa Francesco torna condannare la "cultura dello scarto" di cui sono vittime bambini, giovani e anziani.
In occasione della Giornata dedicata alla terza età, promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, papa Francesco ha incontrato in piazza san Pietro decine di migliaia di anziani e nonni, da tutto il mondo.
Durante l’incontro, sul tema La benedizione della lunga vita, cui ha presenziato anche il papa emerito Benedetto XVI, il Santo Padre ha ascoltato alcune testimonianze degli anziani presenti, cui ha poi rivolto un discorso, poco prima dell’inizio della celebrazione eucaristica.
Ringraziando il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, per aver promosso l’iniziativa, Francesco ha sottolineato la presenza del suo predecessore: “Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!”.
Il Pontefice si è dichiarato particolarmente colpito dalla testimonianza dei fratelli venuti da Qaraqosh, in Iraq, “scampati da una violenta persecuzione”. La loro presenza, ha aggiunto, “è un dono per la Chiesa”.
“La violenza sugli anziani – ha detto il Papa - è disumana, come quella sui bambini. Ma Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa”.
Con la loro fede, gli anziani, ha proseguito, “sono come alberi che continuano a portare frutto”. La vecchiaia, infatti, è un “tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno”.
Le persone anziane dimostrano una “capacità di capire le situazioni più difficili” e di rispondervi con una preghiera “potente”.
In particolare i nonni “hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli (cfr Sal 128,6)” e a loro è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo”.
Un nonno è un “padre due volte”, così come una nonna è una “madre due volte”, ha sottolineato il Papa, ricordando la vocazione dei nonni a trasmettere la “eredità più preziosa”, ovvero la “fede”: a tal proposito ha citato l’esempio dell’Albania – visitata domenica scorsa – e di altri paesi simili, dove, durante la dittatura comunista, erano proprio i nonni a far battezzare i bambini “di nascosto”, salvando così la fede di quei popoli.
Al giorno d’oggi, ha osservato Francesco, non sempre l’anziano ha una famiglia che può accoglierlo, pertanto “ben vengano le case per gli anziani, purché siano veramente case, e non prigioni” e purché servano gli interessi degli anziani stessi e non di “qualcun altro”.
Il Papa ha quindi espresso “gratitudine” per quanti “vanno a visitare gli anziani” nelle loro case di riposo e “si prendono cura di loro”. Molti giovani che lo fanno, ha sottolineato, da “svogliati e tristi” che erano, diventano “gioiosi”.
Le strutture che accolgono gi anziani, ha aggiunto, dovrebbero essere dei “polmoni” e dei “santuari di umanità” per i loro paesi, quartieri e parrocchie.
Per contro esiste la tragica realtà dell’“abbandono degli anziani”, che il Pontefice ha descritto ancora una volta come una “vera e propria eutanasia nascosta”, l’effetto di “quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo” e che colpisce i “bambini”, i “giovani, perché non hanno un lavoro” e gli “anziani”, con la pretesa di mantenere “un sistema economico ‘equilibrato’, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro”.
Ogni cristiano è quindi chiamato a contrastare la “velenosa cultura dello scarto” e ad opporvi “una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva” che non mette nell’angolo “chi è debole nel corpo e nella mente”.
Un popolo che “non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro”, in quanto “perde la memoria e si strappa dalle proprie radici” ed ogni cristiano deve “tenere vive queste radici” in se stesso, attraverso “la preghiera, la lettura del Vangelo, le opere di misericordia”.
Papa Francesco ha concluso il suo discorso con una tenera immagine: “Una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostra vita umana di famiglia, è accarezzare un bambino e lasciarsi accarezzare da un nonno e da una nonna”.
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